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Fino al 24.II.2002 | La natura della natura morta. Da Manet ai nostri giorni | Bologna, Galleria d’Arte Moderna

di - 18 Dicembre 2001

Queste splendide parole di Proust sono, forse, quanto di meglio un critico d’arte non possa mai esprimere riguardo al senso della Natura morta, nel periodo che va dalla fine del XIX secolo al XX. Quella particolare magia capace di sprigionarsi dalla semplice materia, sia essa sotto forma di un frutto o di un oggetto d’uso quotidiano, ha suscitato l’interesse di quasi tutti gli artisti negli ultimi centocinquanta anni. Non è certo questa la sede per tratteggiare i lineamenti di una storia della Natura morta nell’arte occidentale, è però necessario sottolineare come l’intervallo temporale, preso qui in esame, sia quello in cui per la prima volta l’oggetto/soggetto Natura morta sia analizzato ed osservato scevro da significati simbolici o religiosi, ma venga invece esaltato il valore della pura materia. Una materia composta principalmente di colore e luce, affascinante proprio per questo. E’ con Manet, giustamente considerato il caposcuola dell’età moderna, che si apre la ricca esposizione della GAM. Le sue “Prugne” del 1880 sono uno studio lucido e al contempo partecipe di un piccolo frammento di realtà, non risulta difficile immaginarsi come il pittore abbia preso lo spunto osservandole magari nell’intimità della sua casa. Così anche in “Frutta e vaso di zenzero”, di Cézanne, le pesche rotolate sul tavolo e il panno bianco lasciato casualmente appoggiato, appaiono come un omaggio alla piacevolezza della luce quotidiana. Quella luce calda e rosea che si sprigiona dal panno e che invade tutto lo spazio intorno. Una filiazione diretta da Cézanne, si coglie nei quadri di Renoir, Gauguin, Van Gogh, Boldini presenti nella stessa sala. C’è solo da rammaricarsi che il Renoir presente, “Pesci” del 1917, non sia certo tra le migliori opere del maestro, mentre spicca per la sua vibrante e leggerissima atmosfera onirica, il quadro di Redon “I tre vasi azzurri” del 1910. La mostra prosegue con quadri appartenenti all’Espressionismo. Il criterio espositivo è infatti cronologico, con una suddivisione in 16 periodi corrispondenti alle correnti degli ultimi centocinquanta anni. Un discreto numero di opere a testimonianza di ogni corrente, con nomi tra i più noti e importanti. Cubismo, Avanguardia Russa, Surrealismo, Pop Art, Informale, Arte povera, tanto per citare quelle da manuale. Immancabili le opere di Morandi, al quale la mostra è simbolicamente dedicata. Il nostro bolognese, non ancora pienamente e ingiustamente apprezzato a livello internazionale, sorprende qui con l’opera “Natura morta (metafisica)” del 1918, dove una pipa insieme al semi busto di un manichino ed una bottiglia, sono dipinti in uno stile ben diverso da quello cui siamo solitamente abituati, che rimanda invece a de Chirico e anticipa Magritte. Dispiace, però, notare l’assoluta assenza di un percorso critico corredato da pannelli esplicativi o sinottici che permetta all’osservatore, magari non specialista, di avere una veloce cognizione sulla storia e la società che ha prodotto un particolare pensiero artistico. Così come l’esigua presenza della scultura, solo cinque opere, non rende giustizia né a quest’espressione artistica né al titolo della mostra stessa, che la vorrebbe co-protagonista della pittura.

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http://www.galleriadartemoderna.bo.it

Giulia Farinelli



“La natura della natura morta. Da Manet a nostri giorni. A cura di Peter Weiermair con la collaborazione di Samuel Vitali e Uliana Zanetti.”
Dal 1 Dicembre 2001 al 24 Febbraio 2002.
Bologna Galleria d’Arte Moderna, Piazza Costituzione 3 .
Ingresso: intero, £ 12000, € 6.20; ridotto, £ 8000, € 4.13.
Orari: dalle 10 alle 18, lunedì dalle 12 alle 18; giovedì e sabato dalle 10 alle 21. Catalogo: Electa.
Tel: 051/502859 Fax: 051/371032 E–mail: infogam@comune.bologna.it
Bus (dal centro) linea 10 e 28; (dalla stazione) linea 35 e 38. Auto: uscita tangenziale n.7


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