Al complesso di Santa Maria della vita, fino al 25 febbraio 2018, in mostra “Renè Paresce. Italiani a Parigi”. Il percorso espositivo curato da Rachele Ferrario e costituito da 60 opere, narra l’esperienza dei sette pittori italiani, che formarono il gruppo “de les Italiens de Paris”, nella capitale francese, cuore delle arti e della cultura europea.
Una breve, ma intensa esperienza culturale e pittorica, svoltasi dal 1928 al 1933, attraverso la quale i “metechi” italiani, così chiamati dai parigini, si trovarono a confrontarsi con le avanguardie guidate da Picasso, innovandole e proponendo un modello nuovo di pittura, fondato sulla metafisica e la riscoperta dell’antico.
Sette diverse personalità, accomunate dal pensiero che l’artista doveva ritornare ad essere uomo colto, padrone della tecnica, maestro e intellettuale, come nel Rinascimento.
Il gruppo, guidato da Tozzi e composto da de Chirico, suo fratello Savinio, de Pisis, Campigli Paresce e Severini, sulla scia del “Ritorno all’ordine”, rifletteva sul ruolo dell’arte in un mondo ancora devastato dalla prima guerra mondiale. Si proponeva di analizzare e dare senso e voce a quella realtà in cambiamento, sospesa tra pace e guerra, attraverso una pittura emozionante, densa di metafisica, classicismo e immersa in un tempo indefinito e sospeso, trovando riscontro nell’affermazione di Waldemar nel 1930: “L’arte de les Italiens come una cosmologia, come uno stile, come un mondo, come un ordine”.
René Paresce, La partenza, 1932, Olio su tela
Personaggio principale del percorso espositivo è Renè Paresce, fisico, giornalista, cosmopolita e artista, amico di Picasso e Modigliani, che incontrava all’Ecole de Paris. La pittura dell’artista si lega al senso metafisico introdotto da De Chirico, ma a differenza di Savinio che reinterpreta il mito in chiave contemporanea, prevedendo il disfacimento dell’attuale realtà, la sua rappresentazione è frutto di fantasia. L’arte è gioco, “bisogna lasciare la realtà a fotografi e scienziati”, soleva affermare, l’artista deve sognare e riprodurre sulla tela i pensieri, i ricordi dell’infanzia, reinterpretando le immagini di esperienze passate. È proprio quello che accade nel quadro “pesca miracolosa”, del 1937, dove raffigura dei grandi pesci, ricordo di un viaggio in nave per la realizzazione di un reportage. Meravigliosa la scala cromatica dei colori scelti per le tele, che variano dal celeste, all’indaco, al verde, al rosso, resi ancora più evocativi e coinvolgenti, grazie all’utilizzo di una tecnica che richiama l’affresco. Paresce, profondo conoscitore della chimica dei colori, delle leggi della fisica, da fisico, ma anche degli avvenimenti e della situazione socio politica, da giornalista, diventa artista guardando la realtà con gli occhiali da alchimista, grazie ai quali riesce a realizzare opere immerse in una dimensione sospesa e onirica, dove convivono ricordo, attesa, muri diroccati, case senza tetto, ispirandosi alla lezione di Cezanne, ma arricchendola con l’esperienza metafisica, aspirando a una costante ricerca della verità, che neanche nella scienza era riuscito a trovare.
Bruna Giordano
Mostra visitata il 17 dicembre
Dal 7 dicembre al 25 febbraio 2018
René Paresce. Italiani a Parigi. Campigli, de Chirico, de Pisis, Savinio, Severini, Tozzi.
Santa Maria della Vitta. Via Clavature, 8-10, 40122 Bologna
Orari: da Martedì a Domenica dalle 9 alle 19
Contatti: santamariadellavita@genusbononiae.it, 051 230260