È un viaggio che, in un’estasi di forme e cromatismi, induce
alla riflessione e alla catarsi. È il volto dello spirito, filtrato da
Eugenio
Carmi (Genova,
1920; vive a Milano) con un linguaggio che, attraverso la forma, rimanda a un’aristotelica
essenza. E dove il racconto è quello del dato interiore e della conoscenza di
chi ha vissuto a lungo nel
Mondo delle idee.
È una dimensione di circonferenze sospese, di piani
inclinati, di ombre e luci, di colore, di fasce con diverse sfumature, di
tracciati, di spazi vuoti e mai tali, di quadrati dinamici che stanno in bilico
e ora sono fermi, poi si muovono, spingono, si appoggiano, trafiggono, fuggono,
oltrepassano. E il movimento pare di vederlo: “
Tutto intorno a noi è
movimento, anche noi ci siamo messi in movimento”,
dice Carmi, l’artista che si nutre
di un’intensa espressività del segno e del colore.
Ci sono tracciati come scarabocchi di bambino nelle prime
opere degli anni ‘40, circonvoluzioni con colori a china. C’è Genova, la sua
città raccontata in modo intimo, un
Autoritratto dagli occhi blu, carichi di
passato e futuro.
In scena gli
Appunti
sul nostro tempo,
laddove il fascino di un titolo ripetuto conduce efficacemente alla poetica di
questo sensibile artista: un “
fabbricante di immagini”, come ama definirsi, che alla
domanda “
che cos’è la creatività?” rispose:
“Invece di uccidere il bisonte, dipingerlo”.
Qui e là, a introdurre quell’esperienza tattile che lo
avvicina all’Informale, fanno capolino brandelli di stoffa e carta amalgamati
al colore: sulla tela, come brandelli di vita, fra gioia e dolore. Altrove è
buio intorno, poi un giornale strappato e una macchia, quasi un cuore rosso che
si apre “
come un’urna molle e segreta”: è
Rivelazione (1961). E di sorpresa, quasi a testimoniare la sua
conoscenza del metallo e del fuoco, dell’artista chiamato nel 1958 a curare
l’immagine dell’Italsider appare un altorilievo in ferro, che rimanda ai crateri,
alla terra, alla materia che origina le cose tutte.
Catturano l’attenzione quattro
Segnali immaginari in plexiglas e luce al neon, dove
il colore ha un cuore che batte e ci prende per mano, per andare là dove il
mondo è geometria, ordine matematico. Ove sono forme come mondi che rimandano
all’infinito, satelliti, luce, orizzonti, dimensioni altre, cubi, sospensioni,
intersezioni. E la significanza è forte.
Sono le opere più recenti, dove i cerchi non hanno un solo
colore, ma bande grigie, gialle, rosse, blu; sono pezzi di arcobaleno come
possibilità che la vita concede. È
Ribellione quella di un quadrato rosso dove
la passione vince sulla quiete. È un
Triangolo ribelle che s’insinua acuto fra una serie
di fasce grigie e ne modifica l’assetto, oppure è il tracciato di un quadrato
bianco che non c’è. Altrove, ancora un quadrato dall’equilibrio instabile è in
bilico su un letto di bande colorate, come il rischio e l’umana avventura. E il
noumeno si
svela.
C’è, nell’opera di Carmi, un calcolo preciso, un disegno
dell’universo intelligibile: quello di un artista che gioca con il colore e con
una geometria che “
sogna”. È il
Dialogo sopra i massimi sistemi di un interprete del nostro
tempo.