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immagine racconta la propria storia”, scrive Franco Vaccari a proposito della sua celebre operazione degli anni
’70 Photomatic d’Italia, il cui
fotocollage con testo è tra le opere esposte in galleria. Una considerazione
emblematica se la si riferisce alla Narrative Art, oggetto d’interesse di
questa esposizione e tendenza che ha fatto dell’interpretazione narrativa il
suo punto di forza.
La mostra Narrative
Works, allestita nello spazio bolognese, pone l’accento – con scelta
quantomeno opportuna ai fini di una maggiore contestualizzazione del filone su
cui si focalizza – sul processo di cambiamento che attraversa, a cavallo tra
gli anni ’60 e il decennio seguente, la produzione degli artisti trattati.
Si parte così dai lavori cronologicamente più
arretrati, che sono documentazioni di performance o di azioni landartistiche (Twings painted white, Maschere, Song for a Chin-up). Qui c’è una funzione prettamente indicale del
mezzo, in cui l’importanza risulta rivolta completamente all’evento, alla
certificazione di un è stato da fotografare
il più neutralmente possibile. Da questa impostazione iniziale, tuttavia, gli
artisti in mostra s’allontanano presto per spostarsi con più convinzione verso
un approccio definito romantico. Un’attitudine che trova la sua ragion d’essere
nel superamento del modo d’intendere la pratica fotografica all’interno di due
delle tendenze all’epoca più in voga, il Concettuale analitico e la Land Art.
In questo passaggio, importante è il testo, che
spesso e volentieri accompagna le immagini a delineare il percorso immaginativo
da intraprendere, o almeno a restringerne il metaforico spazio di manovra.
Parallelamente lo stile diventa letterario, incline alla citazione, nonché alla
divagazione personale e aneddotica.
Piuttosto evidente è la declinazione dell’interesse
di Peter Hutchinson per la natura
attraverso un’epifanizzazione personale e poetica del quotidiano. Una
caratteristica, peraltro, nient’affatto estranea, sebbene rivolta ad altri
soggetti, anche a Bill Beckley e
allo stesso Vaccari. Su questa linea, tra le opere dell’inglese troviamo Spider (1969) o le notevoli Alphabet Series, significativamente
caratterizzate anche da un ironico riferimento alle celeberrime terne di Kosuth. Mentre una maggiore attenzione
formale traspare nei lavori di Beckley. Le cromie pop e le forme dei supporti
concorrono però anche a intenti narrativi, come nel caso di Drop and Bucket, oppure in Hot and Cold Faucets with Drain,
entrambi datati 1975.
Importanti anche le opere presenti di Vaccari, che
sono alcuni dei suoi lavori più significativi degli anni ’70, a completare una
mostra ricca di spunti d’interesse e ben contestualizzata. Obiettivo,
quest’ultimo, raggiunto anche grazie all’abbinamento con le pubblicazioni e gli
inviti originali, alcuni testi coevi e, non ultimi, quelli presenti nel
catalogo, a firma degli artisti e realizzati appositamente per l’occasione.
La
personale di Vaccari presso Transarte
La
personale di Beckley presso Studio Trisorio
fabrizio
montini
mostra visitata il 10 febbraio 2011
dal 28 gennaio
al 26 marzo 2011
Bill Beckley |
Peter Hutchinson | Franco Vaccari – Narrative Works
a cura di
Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani
P420
Piazza dei Martiri, 5/2 (zona Mambo) – 40121 Bologna
Orario: da mercoledì a sabato ore 15-20 o su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0514847957; mob. +39 3205635213; info@p420.it;
www.p420.it
[exibart]