02 settembre 2010

fino al 26.IX.2010 Gruppo T Bologna, P420

 
Storia e fortuna di un gruppo d’avanguardia tutto italiano. Un passato avveniristico che tanto ha lasciato a un presente retroflesso. Quando arte, scienza e tecnologia andavano a braccetto...

di

Continua la rassegna sui mitici anni ’60, senza falsi
intellettualismi e senza abusati côté esterofili. Il progetto di P420, giovane
realtà bolognese, si fonda esclusivamente sullo studio e sulla ricostruzione
filologica degli avvenimenti. Attraverso un delicato lavoro tra archivi e
collezioni, in poco meno di tre stanze si cerca ogni volta di ricostruire un
contesto, che spesso dallo storico-artistico sfocia nel sociale.

Perché l’Italia del boom economico è la stessa Italia
nella quale lavoravano Lucio Fontana, Piero Manzoni e nella quale facevano la loro comparsa gruppi di ricerca
e d’avanguardia, sia nelle arti visive che in architettura. Non è tutto Pop
quello che luccica…

Fu così che nel 1959, radunati attorno a un tavolino di un bar in zona Brera,
alcuni studenti dell’Accademia fondano il Gruppo T. Con poco ritardo rispetto ai
colleghi tedeschi di Zero e seguiti di lì a poco dai connazionali Gruppo N, i quattro hanno le idee chiare:
Opporci all’arte vigente al punto di esporre un manifesto che gridava
‘Abbasso l’arte’, un’arte considerata un ostacolo alla sua secolarizzazione
” (Gabriele Devecchi, maggio 2010).
Gruppo T: Miriorama, le opere, i documenti - veduta dell’allestimento presso P420, Bologna 2010

Logiche di gruppo contro la divinizzazione della figura
dell’artista, morfologie in divenire opposte alle forme statiche e stantie,
riproducibilità dei manufatti in luogo dell’auratica unicità. Avanguardia,
insomma, anzi neoavanguardia e per di più italiana.

L’uomo e la macchina: dall’eterna diatriba agli studi
sulla percezione. Come in 0-220 volt (1976-79) di Gianni Colombo, nella quale l’intensità della
corrente passa da una lampadina all’altra come l’acqua in due vasi comunicanti,
creando un movimento armonico e costante di forte natura poetica. E il
movimento, lento e meccanico, è alla base di Struttura pulsante (1959), dove i tasselli di
polistirolo, materiale di punta dell’industria del sintetico, creano onde
sinuose.

Non si concepiscono opere statiche, si sfruttano
meccanismi rotori che ricordano quelli di Marcel Duchamp, a cui si aggiunge la componente
luminosa. Per questo un apposito settore della galleria è buio: per lasciar
spazio e rendere più efficace la fruizione degli Schemi luminosi variabili di Grazia Varisco, per Strutturazione tricroma (1963) di Giovanni Anceschi o per PH Scope (1964-66) di Davide Boriani. Forme e colori minimal che
giocano con le percezioni di chi le fruisce, cangianti e ipnotiche, con un’elevata
dose di esperta manualità.

Gruppo T: Miriorama, le opere, i documenti - veduta dell’allestimento presso P420, Bologna 2010
Uno stacco netto rispetto al passato, uno sperimentalismo
teso a sposare l’arte con la scienza e con la tecnologia poco diffuso anche
nelle ricerche coeve. Ma soprattutto, e a ragione lo rimarca Luca Cerizza in
catalogo, ciò che rimane è l’innegabile influenza sulle esperienze
contemporanee.

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Gruppo T – Miriorama, le opere, i
documenti

a cura di
Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani

P420

Piazza dei Martiri, 5/2 (zona Mambo) –
40121 Bologna

Orario: da mercoledì a sabato ore
15-20 o su appuntamento

Ingresso libero

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 0514847957; mob. +39
3205635213;
info@p420.it; www.p420.it

[exibart]

 

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