Un’esposizione costruita attentamente su misura, con tanto
di faretti unidirezionali per dare un aspetto scenografico e teatrale
all’allestimento, strutturato con immagini recuperate dai viaggi iniziati dalla
sua Berlino – dove vive accanto a un bosco – e dalla sua personale collezione
di ritagli e fotografie, “legna da ardere”, come viene definita dall’amica illustratrice Anke Feuchtenberger, aiuto alla memoria, materiale a
cui attingere per le animazioni e disegni.
Si trovano elementi prettamente onirici e simbolici nelle
opere che fanno riferimento alla Fortuna – macchina cieca, come ricorda il titolo – come la
benda sugli occhi o il vedo-non-vedo di certe raffigurazioni fatte con la tipica
e riconoscibilissima tecnica che lo caratterizza, l’utilizzo di pastelli a olio
cerati.
Per la prima volta Ricci espone enormi tondi, grandissimi
lavori realizzati appositamente per il progetto sviscerato in galleria. Un
mondo enigmatico e ingannevole quello di Stefano Ricci, fatto di luci e ombre,
dove ciò che sembra e appare non corrisponde sempre alla realtà ma a proiezioni
individuali. Ogni disegno immerge difatti lo spettatore nel caos, nel non-luogo,
nelle pieghe dell’esistenza e va a stimolare una riflessione personale.
Oltre a questi, ben cento minifilm in stop-motion di poche
manciate di secondi o minuti, dai titoli fantasiosi, raccontano il suo mondo e
ricostruiscono il suo quotidiano filtrato dalle sensazioni, con un ritmo quasi
ipnotizzante. Si alternano qui visioni sfocate di episodi, scritte, parole sul
nero, musica di sottofondo e ricordi. Dal Mar Baltico ghiacciato, cani che
vagano nella neve, vermi che strisciano al sole, animali spiati che si
nascondono negli anfratti del bosco buio, voci lontane registrate. Brandelli di
vita emozionale, piccoli spunti, attimi di girato a volte lunghi soltanto un
secondo ma particolarmente significativi proprio perché fatti di nulla.
La presa diretta insegue il suo obiettivo, lo incalza
senza sosta e lo fissa nella memoria per poi riprodurlo sotto forma di
creazione disegnata per crearvi attorno una storia. Una sorta di backstage
mnemonico composto da piccole situazioni di vita, lacerti di una fase
embrionale anche se compiuta già in sé. Filmini, appunto.
Un percorso accidentale per arrivare poi alla sintesi
perfetta e conclusiva della composizione pittorica, che mette a frutto le
suggestioni precedenti come in un vero e proprio processo alchemico. Attraverso
la videocamera questo materiale diviene digitale, come se si smaterializzasse
nel fotogramma per poi andare a ricomporsi nella narrazione della
raffigurazione. Ma rimanendo pur sempre lì, come in un deposito, in quei pochi
minuti dove tutto può ancora accadere o forse è già successo.
Ricci
a Torino nel 2002
francesca baboni
mostra visitata il 20 settembre 2010
dal 17 settembre al 26 ottobre 2010
Stefano
Ricci – Come guidare la macchina cieca
Galleria D406
Via Cardinal
Morone 31/33 – 41100 Modena
Orario:
martedì ore 10.30-13; mercoledì e domenica ore 16.30-20; venerdì ore 16.30-20 e
21-23; sabato ore 10.30-13 e 16.30-20
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
059211071; info@d406.com; www.d406.com
[exibart]
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