Quando a Bologna l’arte contemporanea sembra essere messa in seria difficoltà da un’amministrazione pubblica indifferente e si affida alla politica culturale dell’Assessore Marina Deserti (il cognome dice tutto) che taglia fondi -in maniera più o meno trasparente- a spazi, associazioni culturali e istituzioni pubbliche come la GAM. Ebbene, in tutto questa melmosa, a Bologna, città storicamente considerata avamposto delle nuove avanguardie creative, c’è ancora qualche personaggio irriducibile, motivato da passione e sensibilità per l’arte contemporanea, in grado di trasformare l’occasionale possibilità di avere a disposizione temporaneamente uno spazio per mettere in piedi una grande mostra.
Dalla sinergia di due associazioni culturali, quella del Circolo Palazzo Giovine di Alba nella persona di Piercarlo Borgogno e la storica Galleria Neon di Gino Gianuizzi, ha preso il via in pieno centro storico Entr’acte : ben 52 artisti invitati ad abitare le numerose stanze sui cinque piani del Palazzo Albiroli. Mostra che esula dal
Percorrendo, allora, i labirintici corridoi attraverso rampe di scale e stanze ci troviamo a visitare un condomino abitato da artisti, i cui lavori esposti, pur non presentando alcun legame concettuale e formale, compongono un percorso ricco di suggestioni, proponendo al grande pubblico un ampio ventaglio di formule. Certo è però che operazioni di questo tipo corrono anche il rischio, ad un’attenta analisi, di porre in luce alcune differenze tra le selezioni curatoriali. Inevitabile per una mostra dall’ampio respiro. Ma Entr’acte, se paragonata ad altri eventi simili, ne viene fuori a testa alta stemperando e diluendo queste differenze nella qualità complessiva dell’operazione.
Curioso è l’allestimento, in alcuni casi decisamente azzeccato, come per la reception del piano terra dietro la cui vetrina il lavoro di Maurizio Mercuri (un registratore collegato ad un alto parlante e ad un oscilloscopio) riproduce ripetutamente la voce di una persona che sbaglia numero di telefono. L’installazione video sonora di Sandrine Nicoletta -il primo lavoro della nuova serie intitolata Surplace– indaga il concetto d’equilibrio distinguendosi inoltre, non solo nell’inedita formula allestiva (monitor e proiezione a parete), ma soprattutto per la
La freddezza progettuale è la cifra stilistica di Massimo Uberti che realizza un’esile ma visivamente coinvolgente struttura geometrica fatta di neon; e poi, il malinconico video a camera fissa sulla battigia di una spiaggia di Riccione di Alessandra Andrini o la meticolosa e articolata ricerca pittorica di Paolo Parisi; la grande installazione fotografica di Dörte Meyer e i brani di ordinaria quotidianità fotografati da Cristina Zamagni e la veduta di Bologna ricreata, ai piani alti del Palazzo, da Andrea Aquilanti il cui intervento cortocircuita la staticità dell’intervento manuale con la temporalità
Gli artisti in mostra: Thom Puckey, Bea Stienstra, Mariette Linders, Isabelle Simmons (Amsterdam). Andreas Kopp (Colonia). Martha Coburn (Baltimora). Cosimo di Leo Ricatto, Carlo Ferraris (New York). David Tremlett, Peter Smith (Londra). Athos Ongaro (Venezia). Andrea Massaioli, Bruno Sacchetto, Maurizio Vetrugno, Salvatore Astore, Sergio Ragalzi, Stefano Bruna (Torino). Andrea Aquilanti, Giacinto Cerone, Gianni Dessì, Felice Levini, Alberto Zanazzo (Roma). Nevin Haladag (Istanbul/Berlino), Dörte Meyer (Berlino). Piero Cattani (Ravenna). Massimo Uberti (Brescia). Chioko Miura (Tokio/Milano). Luca Gemma (Mantova). Cesare Viel (Genova). Cristina Zamagni, Fabrizio Corneli, Paolo Parisi (Firenze). Marco Samoré (Faenza). Maurizio Mercuri (Fabriano). Patrizia Giambi (Forlì). Enrico Morsiani (Imola). Alessandra Andrini, Mili Romano, Francesco Bernardi, Anna Valeria Borsari, Cuoghi Corsello, Emilio Fantin, Sandrine Nicoletta, Daniela Comani, Sergia Avveduti (Bologna). Barbara Fässler (Zurigo/Milano), Horatio Goni (Buenos Aires/Milano). Angelo Armentano (Padova). Steve DeGroodt (Los Angeles).
Rassegna Video:Nei sotterranei dell’edificio, inoltre, è in corso una rassegna video dal titolo The Basement Tapes curata da Gino Gianuizzi insieme con Elena Volpato (GAM Torino) e Mario Gorni (CARE/OF Milano).
marco altavilla
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