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16
gennaio 2008
fino al 27.I.2008 Giovanni Manfredini Modena, Galleria D406
bologna
Tutti santi. Uomini e donne sfilano in processione uno dietro l’altro, col loro personale fardello. Una singolare via crucis delle pene umane. Poiché ognuno ha la sua croce da portare, nei tempi bui del martirio contemporaneo...
Una ricerca costante e lineare quella di Giovanni Manfredini (Pavullo nel Frignano, 1963), che torna a esporre nella sua Modena con una sorta d’inventario tematico del proprio lavoro, realizzato in dieci anni d’assenza. E che, per il suo ritorno, presenta in galleria un nuovo nucleo completo di opere su carta sul tema dei santi, riunite in una raffinatissima pubblicazione edita da Logos. Disegni rapidi e incisivi che investigano la scarsità della vita e del corpo, tematica da sempre amata dall’artista dell’oscurità per eccellenza. Carte che, con olio e pochi segni, riescono a mantenere lo stesso pathos dei grandi dipinti.
Macchie che diventano figure appena accennate nella drammaticità intensa che si sviluppa dalla figurazione, tra le luci e le ombre di gusto caravaggesco, piante che lacrimano colature e che generano parole, a simboleggiare un mondo capace di rigenerarsi dalle brutture. Santi crocifissi, accoltellati, mani che si protendono nel buio portando spade e croci. Esistenza che si fa dramma di vita e che diventa possibilità e crescita, nel percorso accidentato degli uomini comuni. Santi per tutti i giorni e le occasioni, poveri cristi che, come tutti, cercano faticosamente di uscire dal buio, senza nome o una particolare iconografia, poiché rappresentano l’umanità intera, quotidianamente crocifissa. “I santi siamo noi”, afferma Manfredini, per il quale l’arte deve rappresentare qualcosa di indubbiamente sacro, ma pure una santità laica, soltanto interiore; una sacralità del tutto orizzontale più che verticale, che anziché guardare verso l’alto guarda verso l’interno.
E, ancora, due struggenti autoritratti, uno in particolare a olio e nero fumo su tavola, con occhi fatti con piccoli specchietti, che ha i tratti del volto che ricordano quelli di un Cristo disegnato su legno. Non mancano i lavori di grandi dimensioni contrapposti alle carte: estasi, corpi, segni, deliri d’onnipotenza dell’artista. Una pioggia di simboliche teste, sassi di fiume ricoperti di gesso e garza bruciata col fuoco che sembrano crani e cervelli, si riversa sui corpi a olio dei grandi quadri, simboleggiando la pesantezza che si alleggerisce col sollevamento.
Di grande suggestione le Estasi, serie nuovissima presentata per la prima volta. Materia che si plasma, forse pianeti o lune, giochi di luce e ombre, energia ed emozione, teste che volano, sospensioni di luce in cui traspare l’idea dell’uscita del corpo fuori dal cerchio, dimostrando contro i detrattori l’inizio di un nuovo, intrigante percorso e la capacità di rinnovamento.
“Il dolore è bellezza”, scrive Manfredini in una delle frasi del suo libro. E se è vero che la sua non è monotona ripetizione quanto più un’“ossessione minima” -come lui stesso la definisce- che lo perseguita nel tempo, è altrettanto vero che la chiave di lettura del contemporaneo è senza alcun dubbio un ritorno necessario alla sacralità. L’urgenza reale di riportare l’arte in quanto tale su un altare ulteriore e santificarla. Le sue Sacre Scritture lo dimostrano in pieno. Cicatrici indelebili sul corpo, che raccontano tutto quello che è stato fatto nei personali inferi fin troppo umani di ciascun individuo.
Macchie che diventano figure appena accennate nella drammaticità intensa che si sviluppa dalla figurazione, tra le luci e le ombre di gusto caravaggesco, piante che lacrimano colature e che generano parole, a simboleggiare un mondo capace di rigenerarsi dalle brutture. Santi crocifissi, accoltellati, mani che si protendono nel buio portando spade e croci. Esistenza che si fa dramma di vita e che diventa possibilità e crescita, nel percorso accidentato degli uomini comuni. Santi per tutti i giorni e le occasioni, poveri cristi che, come tutti, cercano faticosamente di uscire dal buio, senza nome o una particolare iconografia, poiché rappresentano l’umanità intera, quotidianamente crocifissa. “I santi siamo noi”, afferma Manfredini, per il quale l’arte deve rappresentare qualcosa di indubbiamente sacro, ma pure una santità laica, soltanto interiore; una sacralità del tutto orizzontale più che verticale, che anziché guardare verso l’alto guarda verso l’interno.
E, ancora, due struggenti autoritratti, uno in particolare a olio e nero fumo su tavola, con occhi fatti con piccoli specchietti, che ha i tratti del volto che ricordano quelli di un Cristo disegnato su legno. Non mancano i lavori di grandi dimensioni contrapposti alle carte: estasi, corpi, segni, deliri d’onnipotenza dell’artista. Una pioggia di simboliche teste, sassi di fiume ricoperti di gesso e garza bruciata col fuoco che sembrano crani e cervelli, si riversa sui corpi a olio dei grandi quadri, simboleggiando la pesantezza che si alleggerisce col sollevamento.
Di grande suggestione le Estasi, serie nuovissima presentata per la prima volta. Materia che si plasma, forse pianeti o lune, giochi di luce e ombre, energia ed emozione, teste che volano, sospensioni di luce in cui traspare l’idea dell’uscita del corpo fuori dal cerchio, dimostrando contro i detrattori l’inizio di un nuovo, intrigante percorso e la capacità di rinnovamento.
“Il dolore è bellezza”, scrive Manfredini in una delle frasi del suo libro. E se è vero che la sua non è monotona ripetizione quanto più un’“ossessione minima” -come lui stesso la definisce- che lo perseguita nel tempo, è altrettanto vero che la chiave di lettura del contemporaneo è senza alcun dubbio un ritorno necessario alla sacralità. L’urgenza reale di riportare l’arte in quanto tale su un altare ulteriore e santificarla. Le sue Sacre Scritture lo dimostrano in pieno. Cicatrici indelebili sul corpo, che raccontano tutto quello che è stato fatto nei personali inferi fin troppo umani di ciascun individuo.
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Giovanni Manfredini – Sacre Scritture
Galleria D406
Via Cardinal Morone 31/33 – 41100 Modena
Orario: martedì ore 10.30-13; mercoledì ore 16.30-20; venerdì ore 16.30-20 e 21-23; sabato ore 10.30-13 e 16.30-20; domenica ore 16.30-20. Anche su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo Logos
Info: tel. +39 059211071; info@d406.com; www.d406.com
[exibart]
magnifico Manfredini!