Tutto questo accade all’ingresso
di Svoboda, mostra
collettiva di arte contemporanea russa realizzata a Palazzo Zambeccari, cui lo
Spazio Carbonesi (che è stato inaugurato, in controtendenza, ormai più di 365
giorni fa, sempre in occasione di Arte
Fiera e sempre con una collettiva di arte russa) ha “sottratto” un ampio
appartamento non ancora completamente ristrutturato. E Svoboda, libertà di movimento, libertà di
movimento del pensiero, non poteva trovare in un simile contesto miglior
contenitore.
Gli artisti coinvolti sono
dodici e, guardando le loro opere, vi si rintraccia un malinconico comun
denominatore: la libertà di cui si sono fatti testimoni è una libertà mancata,
una libertà fatta di costrizioni, restrizioni, una libertà che prende la forma
di una grata (Irina Korina), di un velo bianco che rende difficile la
piena visione dei quadri dipinti (Julia Zastava), di mine anticarro
disseminate per terra (Yuri Avvakumov).
È una libertà sofferta, ma è
allo stesso tempo una libertà di pensiero che non può essere repressa: e così
la grata di Korina viene vinta da una plastilina colorata, pensiero e allo
stesso tempo memoria, pensiero che prende forza dalla memoria superando la
grata, superando il limite senza poter essere fermato. Le mine anticarro di
Avvakumov si trasformano in torte che, posizionate sul pavimento di una grande
sala buia, riproducono il cielo stellato bolognese del 27 gennaio 2011.
Il passato è ancora presente, “l’eredità
del passato è la fonte più essenziale sia per l’ispirazione che per le
ossessioni degli artisti”. Con la riproduzione della sua Khrusheka,
tipica casa a pannelli imposta in Russia tra gli anni ’60 e gli anni ’80, Roman
Sakin cerca di distruggere un finto ideale di bellezza e di ordine imposto
dal regime, nella speranza di riuscire a liberarsi finalmente di un passato
cupo, fatto di paure e inganni. E Rostan Tavasiev collabora a questa
liberazione realizzando una tela di 8 metri in cui i suoi ricordi si confondono
all’interno di un paesaggio utopico dando vita però a un qualcosa di troppo
grande, che finisce con lo schiacciare una piccola lepre di peluche. La tela è
la patria, la lepre è l’artista. Non sempre l’eredità è in grado di portare
alla liberazione desiderata, anzi in alcuni casi opprime “con il suo
simbolismo sovietico, visivo e il suo più profondo patrimonio genetico”.
Svoboda sembra essere più che altro una ricerca di libertà
che trova nel passato la sua forza e il suo stesso aguzzino.
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Un assaggio della mostra
silvia di vincenzo
mostra visitata il 28 gennaio
2011
dal 27 gennaio al 27 febbraio
2011
Svoboda
a cura di Daria Khan
Spazio Carbonesi – Palazzo
Zambeccari
Via Val d’Aposa, 12 (zona
Archiginnasio) – 40123 Bologna
Orario: solo su appuntamento
Ingresso libero
Info: +39 05118898888; fax +39
05118899354; info@spaziocarbonesi.it;
www.spaziocarbonesi.it
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