La strategia del site specific è molto in voga. Effettivamente è una soluzione molto affascinante, data la possibilità concessa all’artista di interagire vivamente con il luogo di esposizione, in modo da superare l’idea di arte come oggetto finito. Accade alle volte però che una simile situazione istallativa possa in qualche modo trasformarsi in “opera”, e diventare mostra itinerante, a scapito di quell’energia originaria derivante dall’interazione tra esposizione e spazio espositivo. È il caso questo della personale di Anna Valeria Borsari nelle stanze di Villa Serena a Bologna su iniziativa dell’associazione BoArt. L’artista per questa occasione propone un lavoro già esposto nel gennaio 2003 nello spazio Care/of a Milano, da lei definito “situazione abitativa”.
Affiancandosi ad artisti come Gregor Schneider, la Borsari ricostruisce, attraverso quell’atteggiamento intimo e introspettivo che ne caratterizza l’intera produzione, un vero e proprio appartamento. Ma laddove l’U.R. di Schneider vede la casa dell’artista
come un elemento organico capace di rigenerarsi di volta in volta, in questo caso il lavoro risente forse del fatto di aver perso la sua originaria collocazione site specific, andandosi ad incastrare con non poche difficoltà con lo spazio spoglio delle stanze di Villa Serena. La “proposta abitativa” però in compenso trova la sua energia nei suoi rimandi interni. La Borsari organizza lo spazio in due stanze (soggiorno e camera da letto/studio), ricorrendo ad un voluto contrasto che vede opporre l’arredamento alle immagini esposte sulle pareti delle stanze. I mobili prescelti per accogliere il pubblico bolognese sono mobili su cui grava un forte senso di antiquariato. Un gusto per il kitsch decadente (si veda ad esempio il rosario posto in evidenza sul fianco del letto) contrasta con la scelta dell’immaginario contemporaneo (proprio della produzione dell’artista stessa) che vive sulle pareti. Grazie a questo incontro/scontro lo spazio abitabile prende il sopravvento condizionando l’opera d’arte stessa, che diventa così fruibile in qualità di vero e proprio arredamento.
Decisamente infelice risulta invece la scelta espositiva che riguarda la proiezione di quattro video dell’artista emiliana, in uno spazio che teoricamente ben si presta a simili esposizioni, ma che viene in questo caso sfruttato malamente. I quattro filmati della Borsari risultano infatti non solo difficilmente visionabili per la bassa qualità dei nastri, ma anche del tutto inascoltabili, visto che l’unica fonte sonora è l’altoparlante del proiettore stesso. Se si aggiunge poi il fatto che la mostra è visitabile solo il venerdì ed il sabato dalle 22 in poi, succede che la musica proveniente dalla dance hall del piano inferiore copre quasi completamente il sonoro, rendendo inutile ogni sforzo di avvicinamento ai video.
edo grandinetti
mostra visitata il 12 marzo 2004
Al Museo Nazionale di Monaco, la mostra dedicata all’artista portoghese Francisco Tropa indaga il desiderio recondito dell’arte, tra sculture, proiezioni…
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…