Alle prese con un soggetto ‘imbarazzante’ come può essere considerato quello dei fiori, dei vegetali, dei fondali marini, e delle forme naturali in genere – Dany Vescovi – sembra cavarsela piuttosto bene nel non cadere nella retorica ricorrentenella pittura di questo genere. I suoi fiori sono dei non-fiori; sono forme ingrandite con un’evidente vicinanza alla tecnica della macro-fotografia. La visione fotografica costituisce quindi l’innesco generatore di un processo costruttivo che prende vita dallascelta di elementi diversi della natura. Non a caso Vittoria Coen, nel testo in catalogo, definisce il lavoro di Vescovi come ‘pittura fotografica’. Cioè una pittura che si guarda con piacere per la stesura dei colori, forti e squillanti, ma anche per la visione strettamente fotografica con cui i soggetti sono rappresentati. Una ‘fotograficità’ più vicina alle moderne tecnologie informatiche, piuttosto che alle tradizionali tecniche di ripresa. Tanto per intenderci, i lavori di Vescovi sono visivamente assimilabili alle riproduzioni digitali elaborate con i più moderni software per computer graphics .
Paiono‘scansioni’ manipolate e incasellate in bande verticali, sempre in sintonia cromatica con gli elementi del quadro. Che ci riportano nuovamente alla geometria del frame fotografico. I points de vue di Dany Vescovi non sembrano comunicarci la volontà dell’artista ad indagare nella fisicità filamentosa del panorama floreale, tantomeno non sembrano idealizzare la natura riproponendoci anacronisticamente una visione poetica.
L’attenzione dell’artista sembra invece soffermarsi sull’essenza della natura, come punto di partenza del lavoro pittorico, che nella produzione dell’artista milanese si manifesta con una evidente predilezione per il colore acceso e vibrante.
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luca Panaro
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