Le maschere di legno utilizzate dagli africani in guerra simbolo di forza e potenza, quelle statue rappresentanti altissimi uomini sottili che in tutto assomigliano alle sculture di Giacometti meno che nel materiale, sono oggi divenute di grandissima moda e per questo presenti in tutte le case ‘bene’ d’Italia e del mondo.
Ma le opere d’arte e i manufatti africani hanno avuto in occidente uno strano destino, sono state considerate per secoli opera del demonio, reperti naturalistici, curiosità etniche e poi, solo in tempi recenti, veri e propri
Nonostante gli oggetti africani fossero guardati con occhi ‘europei’ e carichi di pregiudizi, tale atteggiamento non impedì da parte di qualcuno il riconoscimento di una grande abilità degli artisti neri. Il re del Portogallo per esempio in occasione del suo matrimonio con la figlia del re di Spagna, inviò in dono al suocero quattro trombe in avorio commissionate agli artisti della Sierra Leone.
Il primissimo arrivo di opere d’arte africane in Europa è del 1470 ed ha per oggetto una spada ed alcune statuette di legno acquistate da Carlo il Temerario da un soldato portoghese. Da allora i prodotti di un’arte che destava curiosità enorme entrano a far parte delle collezioni e delle camere delle meraviglie di chiunque potesse permetterselo. Gli artigiani africani venivano incaricati di creare opere in avorio riservate al mercato europeo, saliere, forchette, impugnature di coltelli nelle quali l’iconografia africana viene combinata con elementi di matrice europea.
L’esposizione che, fino al 29 settembre, resterà aperta al
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chiara pilati
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