La relazione tra il mondo naturale e l’“uomo interattivo”, l’esplorazione della dicotomia naturale-artificiale attraverso la new media art, la necessità di un’etica ecologica che guidi la rivoluzione telematica. L’originale esperienza percettiva e interattiva di
Piero Gilardi (Torino, 1942) è racchiusa nel
Suono della natura, personale dell’artista piemontese, considerato il precursore in Italia dell’arte multimediale e interattiva realizzata con i “nuovi media”.
Quaranta tappeti-natura, opere-installazioni raccolte nell’arco dell’intero percorso artistico dagli anni ’60 a oggi, testimoniano l’intima esigenza di Gilardi di indagare il cambiamento del rapporto uomo-natura nell’attuale “era dell’accesso”. Secondo Jeremy Rifkin, infatti, il capitalismo della new economy rende indispensabile, per l’abitante del villaggio globale, l’accesso alla rete più che il concetto stesso di proprietà privata. Un’epoca in cui la dimensione virtuale tende ad assumere un netto predominio sul dato fenomenico reale in ogni aspetto della vita umana, da quello meramente lavorativo a quello relazionale.
I tappeti-natura gilardiani incarnano la rappresentazione artistica di tale antinomia. Pannocchie, fiori, tronchi d’albero, conchiglie, angurie dai colori vivacissimi costituiscono scenari naturali allegri e rassicuranti. Ma è l’utilizzo del poliuretano espanso nella realizzazione delle fantasiose installazioni a stigmatizzare il paradosso di una natura totalmente artificiale, che si contrappone nella sua finta perfezione alla semplicità della vera natura.
L’uso del materiale sintetico dunque come scelta tecnica precisa, intrinseca alla
forma mentis militante di Gilardi, impegnato nella realizzazione del Parco d’Arte Vivente a Torino. Il messaggio sotteso all’iter creativo dell’artista torinese è indubbiamente di carattere ecologico, teso a denunciare l’intervento invasivo e distruttivo dell’uomo nel mondo naturale. Ma, salvaguardando una direzione etica della rivoluzione tecnologica, Gilardi ne riprende gli elementi costruttivi, analizzando tra gli altri aspetti il
datum della “
connessione tra il sistema corpo-mente e i sistemi digitali”.
Coerentemente con i principi gestaltici, che prevedono una fruizione soggettiva e personale dell’opera d’arte, quasi totalmente spogliata di oggettività , i tappeti-natura coinvolgono lo spettatore in un vitalismo interattivo, che si snoda in una “
polisensorialità dissonante”, come scrive il curatore della mostra, Maurizio Vanni. Un viaggio interattivo privo di un preciso ordine sensoriale, che riesce inesorabilmente a scandagliare l’inconscio del fruitore, destando altresì una riflessione critica e costruttiva sulla società ipertecnologica.
Sperando di non dover ammettere, con il Marcuse dell’
Uomo a una dimensione, che “
una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libertà prevale nella società industriale avanzata, segno di progresso tecnico”.