La voce è una cosa. Anche se la si
pensa solo volatile, passeggera, inafferrabile, in verità possiede precise
qualità materiali: tono e timbro, per esempio, altezza e registro, spesso con
precisi valori simbolici nelle diverse culture. La voce è un oggetto che, dal
silenzio del corpo, si condensa in energia capace di scuotere esperienze
primarie, sentimenti, pensieri, emozioni. La voce rompe la solitudine e, da
esistenza segreta, legata allo spirito, si fa comunicazione, condivisione di
echi profondi.
Ancor prima della parola, la voce
è suono, esigenza prima di gioia e dolore, flusso essenziale del corpo, dal
grido della nascita. La voce esprime verità segrete, può tradire, è sensualità
e dono, aggredisce e si arrende. E spesso gli strumenti musicali, non solo
quelli a fiato, sono stati pensati, immaginati come parte del corpo
dell’artista che li suona e che, attraverso il contatto, l’azione – concreta
fisicità – ne fa uscire la
voce.Nella mostra ospitata dall’elegante
Spazio Gerra, candide pareti, ritmi visivi di vuoti e pieni, felicemente
misurate sono le immagini, scelte con cura, per questo nuovo appuntamento della
ricerca dedicata al
Gesto del suono.
Una sorta di ossimoro: dar visibilità a ciò che è legato
all’ascolto, uno speciale gioco dialettico dei sensi.
Claudio Chianura ha scelto, nel
trentesimo anniversario della scomparsa di Demetrio Stratos, per questa seconda
edizione dedicata alla scena sperimentale contemporanea, il legame tra
musicista, strumento e ascoltatore, la
vocalità. Braccia aperte agli spettatori o
mani raccolte nella concentrazione, occhi chiusi per assorbire energie
dall’interno o, all’opposto, spalancati nella tensione espressiva: è il
fotografo a catturare l’istante creativo, la fusione fra tecnica e intimo
sentire, a provare a trattenere, e regalare nuovamente in altra forma,
l’emozione. Qui
Rita Antonioli,
Roberto Cifarelli,
Silvia Lelli,
Roberto Masotti, Luciano Rossetti.
Un’impresa davvero ardua, perché
la voce conserva aspetti misteriosi, identificata spesso con il flusso
dell’acqua, del sangue, dello sperma, suono di riso e di pianto, espressione di
sé prima della parola. Musica. Tra echi antropologici e assoluto contemporaneo.
Fra gli artisti coinvolti, Fátima Miranda, Phil Minton, Joan La Barbara,
Cristina Zavalloni, Pamela Z, David Moss.
Nello spazio espositivo, con le
immagini fotografiche e l’ascolto musicale diffuso, alcuni video a ciclo
continuo e la possibilità di una selezione personale in cuffia, ai computer.
Risonanze a diversi livelli. Incroci sensoriali. Con lo sguardo che, a sua
volta, è emanazione indefinita del corpo, energia reale e simbolica. Scatti
fotografici di azioni mute che evocano l’ascolto.
Luciano Rossetti in particolare moltiplica le
immagini di Fátima Miranda che, a Bolzano, sperimenta una
voice performance dal balcone di una piazza della
città. Come dal palco di un teatro, 64 immagini che, più che sequenze
temporali, paiono modalità di relazione tra il corpo e la voce – braccia, mani,
bocca – nella tensione dell’espressività, dell’incanto vocale come dono di sé
al pubblico.