Negli spazi della nt art gallery Daniela Perego (Firenze 1961; vive a Roma) espone i video Inizio (2004) e Nebbia (2005) e due serie di lavori fotografici: My Window (2006), 48 fotografie di piccole dimensioni ritoccate con colori ad olio, e Untitled (2005), composta da quattro foto di grandi dimensioni, una per stagione.
Con queste opere l’artista, al suo decimo anno di carriera, sposta in parte l’attenzione dal corpo e dall’espressività femminile al loro contesto, e alla ricerca di metafore della sensibilità . Infatti se, attraverso fotografie e video, Perego aveva fino a oggi guardato alla donna da prospettive estremamente ravvicinate, sembra oggi fare, letteralmente, alcuni passi indietro (dal primo piano al campo lungo) o muovere lo sguardo su altri oggetti. Senza tuttavia distogliere l’attenzione da un’esaltazione dell’emotività femminile perseguita attraverso elementi formali oltre che contenutistici.
Lo stesso titolo della mostra, Landscape, pare dichiarare questo intento al cambiamento, in realtà giocando a rendere ambiguo quello che resta indiscutibilmente l’interesse dell’artista: il paesaggio emotivo femminile. E così una figura di donna, mai visibile in volto, diventa nelle quattro grandi foto parte del paesaggio, chiaramente in consonanza -o in dissonanza- con esso. Il paesaggio dunque rappresenta non soltanto uno sfondo, ma un elemento necessario all’interpretazione (come rivelato dall’attenzione formale per cui gli alberi si fanno quinta quasi teatrale).
E anche se le figure intere e i primi piani dei lavori del passato, in cui le espressioni del volto e del corpo femminile, accentuate dalla ricerca sulla luce e poi dall’esasperazione dei colori (di elementi, dunque, di tipo puramente espressivo) diventano qui campi lunghi, in cui una natura rigogliosa ed esuberante la fa da padrona, non paiono esserci dubbi che il focus resti l’interesse a piegare i colori di alberi, cieli, fenomeni atmosferici, a farsi interpreti di stati d’animo, emozioni, modi dell’essere.
Talvolta in maniera non sufficientemente calibrata, se è vero che l’uso dei tocchi di colori ad olio sulle immagini fotografiche di My Window rischia di rimandare, in modo equivoco, ai procedimenti pittoricisti di una fotografia ottocentesca nella quale non si riponeva ancora in questo medium una fiducia tale da reputarlo in grado di funzionare da sé. In realtà in questa serie, in cui la figura femminile scompare del tutto per lasciare posto ai soli alberi dai colori autunnali, la presenza pare concretizzarsi in quel tocco, che ha tracciato con certosina attenzione le minuscole foglie al punto tale da rendersi quasi invisibile, rivelando altrimenti che con la sua presenza come immagine l’assoluta consonanza tra natura e femminilità , dove la donna si fa autrice.
Interessante documento del passaggio tra le due fasi del lavoro dell’artista il video Inizio, in cui un’immagine di ragazza di spalle, vestita con un abito candido, entra con una lentezza esasperante in quello che sembra essere un mare altrettanto bianco, reso confuso dagli effetti video, fino a farsi indistinguibile. Una donna si fa natura e sparisce alla vista… Il passo successivo pare essere proprio quello di una donna che “dipinge” la natura.
valentina ballardini
mostra visitata il 7 febbraio 2007
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