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Fino al 30.IV.2001 | Itinerario d’arte dal ‘300 al ‘600 | Recanati/Loreto

di - 6 Marzo 2001

Un filo d’Arianna sapientemente quanto pazientemente tessuto, riunisce almeno idealmente due delle cittadine più importanti per la storia e la variegata vicenda culturale marchigiana, quali sono state a partire dal XIV secolo e per tutto il XVII, Recanati e Loreto.
L’itinerario ricostruito disponendo l’una accanto all’altra alcune delle opere più preziose presenti in regione, restituisce alla nostra memoria un’immagine screziata dell’esperienza culturale di questo territorio, il cui assetto orografico non meno che l’ordinamento politico e amministrativo ne hanno sempre condizionato la temperie culturale; così in una regione priva di un unico centro pulsante in cui far convogliare le energie locali, spetta proprio alla Santa Casa di Loreto e alla Fiera recanatese assurgere al ruolo di capitale morale.
Questo percorso espositivo dunque, allestito nelle splendide sale di Villa Colloredo Mels ci accompagna alla riscoperta della particolare vicenda storica di una terra in cui si sono avvicendati alcuni dei geni più illustri dell’arte italiana, che a cavallo tra il XIV e il XVII secolo hanno inteso fornire il proprio personalissimo contributo al costituirsi di un precipuo lessico figurativo, che ancora oggi ci pare fortemente segnato dalla specificità dei luoghi in cui è giunto a configurarsi e ad impreziosirsi dei suoi lemmi più espressivi.
Troveremo disposte l’una accanto all’altra opere ed oggetti molto diversi tra loro: in queste sontuose sale infatti non si sono voluti restituire alla memoria dei visitatori soltanto i dipinti più importanti per la ricostruzione dell’esperienza figurativa regionale ma anche quegli oggetti che hanno segnato profondamente il correre della storia e le vicende che in essa si sono inevitabilmente intrecciate; così al nome di Guglielmo da Venezia si affiancherà quello dell’Imperatore Federico II, accanto alle Madonne di Pietro di Domenico da Montepulciano troveremo paramenti sacri e reliquie, sino ad arrivare ad alcune delle più importanti ed intense opere di Lorenzo Lotto e ai protagonisti del ‘600.
A dare il benvenuto al visitatore che inizia a muovere i primi passi nelle sontuose sale della Villa recanatese non è forse la prima opera che ci attenderemmo di trovare: il titolo lasciava infatti presagire un ordinamento cronologico dei pezzi da mostrare ma l’allestimento tradisce subito queste attese, e se lo fa deludendoci con il modellino ligneo della Santa Casa di Loreto ci pare immediatamente più comprensibile la scelta di presentare immediatamente il polittico raffigurante la “Madonna col Bambino, Angeli e Santi” realizzato da Ludovico Urbani nella seconda metà del XV secolo che illustra piuttosto compiutamente quali fossero in quel periodo le soluzioni rielaborate dagli artisti locali, in effetti nessun’altro ambiente avrebbe saputo valorizzare meglio quest’opera, completa ancora di una pregevole cornice coeva.
Il percorso entra nel vivo a partire dalle sale immediatamente seguenti dove in effetti troviamo un criterio cronologico a permeare di sé l’esposizione; ecco allora la Bolla aurea che Federico II fece emettere a Barletta nel luglio del 1229 per accogliere ufficialmente la città di Recanati sotto la sua protezione e per garantirne la piena autonomia, confermandone i diritti e le giurisdizioni oltre che rimettendole i tributi da pagare.
Di qui ci si avvia alla scoperta di una delle personalità più interessanti dell’arte marchigiana tra XIV e XV secolo: Carlo da Camerino. Del ciclo di affreschi staccato dalla chiesa di Sant’Agostino di Recanati si osservi in modo particolare la scena con l’Annunciazione: all’occhio più attento non sfuggiranno le pur sottilissime affinità con la più nota Annunciazione lottesca, inevitabilmente presente in mostra.
Altro punto focale di questo intricato percorso sono le due sale che vedono il susseguirsi di una straordinaria teoria di incisioni firmate Albrecht Dürer, ciascuna pronta a svelarci l’accentuato linearismo con il quale l’artista ha sempre costruito le sue storie continuamente sospese tra realtà e visione, lasciandosi condurre quasi, ad un’analisi lucida quanto tormentata di ogni dettaglio sul quale il bulino torna ad insistere senza lasciare nulla al caso.

Giunti a questo punto, pur nella consapevolezza di aver visto già molto di quel percorso ideale proposto dall’allestimento con rinnovato entusiasmo ci avviciniamo al genio inquieto del Rinascimento: Lorenzo Lotto.
Seppur riproposte nella loro ambientazione ordinaria le opere non mancano di impreziosirsi di un ulteriore attribuzione di senso che le vuole finalmente parte di un cospicuo patrimonio figurativo, non più dunque capolavori isolati e quasi snaturati dal contesto per cui sono stati originariamente realizzati.
Ecco che allora l’acceso cromatismo, le inattese soluzioni compositive tornano a destare tutta la nostra meraviglia, rapiscono il nostro sguardo che seguito e sostenuto dal nostro pensare si attarda su ogni dettaglio, sul guizzare degli sguardi, sull’austera quanto ordinaria quotidianità in cui si muovono Vergini, putti, Santi, angeli e gatti, e giunge così alla scoperta di quella luce «significante» che impedisce la fusione atmosferica di colori e forme, e che piuttosto impiega le sue trasparenze per smascherare la realtà, per ferire il corpo laddove il tormento interiore lo ha già ferito.
Così dall’Annunciazione alla Pala di San Domenico anche l’itinerario lottesco recanatese giunge al termine, introducendoci alla successiva ed ultima tappa di questo viaggio ideale attraverso la storia dell’arte regionale: il ‘600, in questa sede visibile e sondabile in particolare attraverso le opere di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, presente con la Santa Lucia e l’indicibile dolcezza delle Vergini di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato di cui ricordiamo il volto assorto e intensissimo della Vergine orante e della Santa Paolina.

Come il titolo della mostra lascia immaginare il percorso prosegue idealmente oltre le mura recanatesi nella vicina Loreto; precisiamo che qui non è stata allestita una vera e propria mostra ma è proprio attraverso le opere presenti nel Museo Pinacoteca della Santa Casa che il nostro cammino può proseguire: dagli affreschi realizzati alla fine del XV secolo da Melozzo da Forlì nella Sagrestia di San Marco al ciclo pittorico ispirato alle storie di S. Giovanni, che sempre nello stesso periodo realizzò Luca Signorelli per la Sagrestia di San Giovanni senza dimenticare il cospicuo numero di opere che Lotto lasciò in questa terra durante il suo soggiorno e le splendide decorazioni parietali realizzate da Pellegrino Tibaldi e Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio.

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Erika Giuliani


Orario: tutti i giorni 9-12; 15-19; Sabato e Domenica 9-13; 15-20; chiuso il Lunedì. Presso Villa Colloredo Mels sede dei Musei Civici, via Gregorio XII, Recanati. Per informazioni 071/7570410


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