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fino al 30.IV.2004 | Vincenzo Satta – opere inedite | Bologna, Galleria Spazia

di - 6 Aprile 2004

Le opere esposte nella personale di Vincenzo Satta (Nuoro, 1937) sono diciotto. Tra di esse una metà è costituita da grandi tele quasi monocrome e la metà rimanente da dipinti e disegni di piccolo formato realizzati su carta. Sono lavori astratti, tutti modulati su toni chiari e sbiaditi di giallo, rosa e azzurro. La sua ricerca ricorda pressappoco le orme teoriche di Lucio Fontana, cercando di semplificare e scarnificare l’opera per portare la luce a parlare al posto del segno. Il risultato è raggiunto solo in tre delle tele esposte grazie a una costruzione basata prevalentemente sull’uso di un giallo intenso. Il resto delle opere usa colori opachi, che devono essere quasi cercati tra le pareti e che vivono solo della luce dell’ambiente mentre di per se stesse sembrano cieche.
Tirando le somme, sembra che l’esposizione alla Galleria Spazia abbia come risultato solo quello di confondere le idee su questo artista già consacrato a profeta de L’impalpabile luce della pittura, come recita il titolo di una importante personale tenuta al Man di Nuoro nel ‘99 e curata da Claudio Cerritelli.
Su chi ricade la colpa della mal riuscita degli intenti della mostra? Sull’eccessiva prepotenza della luce artificiale usata nell’allestimento che castra quella che dovrebbe essere emanata dalla tela? Sui colori troppo deboli e tenui che Satta ha scelto di usare? O su quella parte della critica e del pubblico che ricerca forzatamente la tematica della luce anche dove essa lascia il posto ad altri linguaggi espressivi? In effetti le opere esposte parlano di un passaggio stilistico che ai più è sfuggito. Richiamiamo ancora alla memoria la mostra tenuta al MAN: le tele esposte erano costruite su modelli geometrici, schemi rigidi, equilibrati, simmetrici e precisi. Le opere presentate alla Spazia sono, invece, strutturati su forme dai contorni morbidi, che non richiamano a nessuna forma perfetta, che sembrano essere stati concepiti da un istinto nervoso e prodotti con una nuova noncuranza della geometrizzazione delle forme.
Vista sotto quest’ottica la mostra prende un nuovo valore raggiunto involontariamente dalla galleria. Invece che una conferma del linguaggio proprio di Satta, diventa testimone della sua evoluzione.

carolina lio
mostra visitata il 20 marzo 2004


Vincenzo Satta – Opere Inedite
Bologna, Galleria Spazia, via dell’Inferno 5
orario di visita: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 12.30
e dalle 15.30 alle 19.30
ingresso libero
per informazioni: tel. 051 220184


[exibart]

Visualizza commenti

  • cara carolina
    ma la tua è una vera e propria fissazione sugli spazi espositivi poco adatti alle mostre!
    ma perchè non impari e vedere le cose con più umiltà e a focalizzare l'attenzione sulle opere? almeno provaci senza esagerare però in affermazioni superficiali e improprie!

  • Elena, dove lo hai visto scritto che questo spazio è poco adatto? Trovo che la Galleria Spazia sia veramente un'ottima sede espositiva, non ho mai affermato quello che mi metti in bocca. Quello che criticavo in quest'articolo è che la mostra è stata presentata come riconferma della ricerca di Satta sulla luce, mentre presenta lati più interessanti che non sono stati per niente messi in rilievo. Leggili gli articoli prima di commentarli, per cortesia. A presto.

  • bastava che leggessi il titolo della mostra,
    Vincenzo Satta – opere inedite.
    ti sembra così involontario?
    un critico avrebbe saputo come utilizzare la mostra ai fini della ricostruzione del percorso dell'artista senza perdersi in fuorvianti domande.

  • Allora, visto che ti difendi così prontamente ti invito a rileggere bene il pezzo che hai scritto e i precedenti. noterai moltissimi tue affermazioni gratuite e assolutamente fuori luogo. Hai ragione che è giusto parlare di aspetti che non funzionano bene ma impara a farlo dopo aver acquisito compatenze che per ora ti mancano. Ti invito a leggere quindi recenzioni di altre persone che parlano in maniera dignitosa di pittura, in questo caso. Avrai modo di riconoscere tu stessa che qualche cosa non va nel tuo modo di affrontare l'arte. sei giovane e imparerai ma cerca di capire e accettare sinceramente un commento.
    e per favore, non solleviamo tante polemiche, il mio è solo un punto di vista e non un attacco.

  • Critico le cose che mi sembra non vadano bene e lodo quelle che mi piacciono. Non c'è nessun problema se tu critichi me, ma preferirei che non mi attribuissi cose che non ho detto. Tutto sommato di questa mostra ho parlato in positivo, dicendo che presenta al pubblico un lato nuovo dell'artista. Il fatto che non mi sbrodolo in complimenti e che dall'articolo non escono cuoricini alati è spiegabile dicendo che preferisco arrivare criticamente alle affermazioni che faccio guardando le cose con i propri pregi e anche con i propri limiti. Riguardo alle citazioni che hai riportato dal mio articolo, la prima è una domanda e non un'affermazione e la seconda è addirittura un complimento. Ma quanto è brutta la gente che vede tutto nero...

    Carolina Lio

  • Carolina, ma lo scrivi tu stessa che lo spazio ha penalizzato la mostra. Dove? ti cito:
    "...Sull’eccessiva prepotenza della luce artificiale usata nell’allestimento che castra quella che dovrebbe essere emanata dalla tela?"
    oppure
    "...Vista sotto quest’ottica la mostra prende un nuovo valore raggiunto involontariamente dalla galleria."

    Ricorda che chi legge Exibart è un pubblico di persone attente e intelligenti.
    Non ti sembra di negare un pochino l'evidenza carolina?
    E poi, non prendertela tanto per un mio commento, hai l'abitudine di criticare tutto e tutti!...e non dire che non è vero!!!!

  • Un pò stanca di risponde sarò breve. Non ho nessuna intenzione di scriverti in privato perchè lasciare un commento è il senso di questo spazio e non ho nulla da dirti che non possa essere letto da tutti. Per il resto è disarmante leggere, da parte tua, risposte spesso arroganti e prive di ogni senzo della realtà. Continui a rinnegare quello che per tutti è evidente e che tu stessa scrivi. E non credere di essere l'unica che ha il coraggio di criticare una mostra: la differenza è che anche gli altri lo fanno ma in maniera più intelligente e con molta più COMPETENZA di te.
    e con questo ti ho detto tutto. Rimango del parere che ognuno ha il suo "mestiere" e sono convinta, per essere veramente offensiva, che quello di parlare di arte non sia proprio il tuo.

  • Elena, facciamo così. Il mio indirizzo email ce l'hai. Visto che sei una lettrice attenta ti autorizzo a inviarmi tutte le affermazioni gratuite che secondo te ho scritto. Ho riletto i miei articoli e ti posso dire che l'unica differenza generale che noto è che non ho peli sulla lingua. Ho scritto finora esattamente dodici recensioni, di cui otto positive, tre negative e una, proprio questa di Satta, a metà tra le due connotazioni. Non mi pare proprio, come tu dici, di criticare proprio tutto e tutti.
    Per quelle tre negative che ho scritto, inoltre, ho ricevuto non solo critiche, ma persino "gentilissime" email minatorie/ricattatorie, il che mi fa capire che non sbagliavo proprio a definirle mostre prive di eleganza.
    Le affermazioni e le critiche che ho fatto sinora sono anche idee che ho avuto modo di vedere condivise. Il problema è che non tutti hanno la voglia (giustamente) di firmare un'opinione non accondiscentente verso qualcuno che vive nel loro stesso ambiente e con cui magari il giorno dopo capiterà di bere un bicchiere di vino a una vernice.
    Da Gennaio a ora, cioè da quando scrivo su questa testata, ho trovato forti limiti in tre esposizioni. Ti pare tanto strano, Elena? Non è tutto mica bello e fatto bene nel mondo dell'arte... Non ti pare? Aspetto la email tua con l'elenco di tutte queste cattiverie gratuite che secondo te ho detto, e le email di tutti quelli che hanno dubbi sulle mie opinioni.

    Carolina Lio

  • Non mi ritengo una persona arrogante. Scrivo il mio punto di vista che può essere sbagliato come qualsiasi opinione. Ho molte cose da imparare, ma quando scrivo su una mostra cerco sempre di parlare col curatore, l'artista, il gallerista e di informarmi il più possibile su quello di cui sono incerta. Credo sia un lavoro che dovrebbero fare tutti, e io, che sono ancora all'inizio, devo farlo ancora di più. Però da te mi sono sentita attaccata senza motivo. Ti ho chiesto quali sono i miei errori e non hai voluto rispondermi. Ti tieni sul vago con insulti dal tono aspro che non so da quale confidenza derivino. Chi sarebbe la persona arrogante tra te e me? Almeno quando io faccio una critica, condivisibile o meno, dico chiaramente di cosa sto parlando e mi espirmo con un tono adeguato.
    Aspettavo una tua email perchè mi fa piacere avere suggerimenti e correzioni costruttive. Ma francamente adesso sono io ad essere stanca di parole cattive buttate al vento senza scopo.

    Carolina Lio

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