Quando si parla di ricerche sul colore e di percezione cromatica non si può dimenticare un artista tedesco come Josef Albers, che per tutta la vita ha dedicato all’argomento degli studi ancora oggi fondamentali. Fin dagli esordi, da quando frequentò il Bauhaus, prima a Weimar, dove si cimentò con la pittura su vetro, e poi a Dessau (dove in seguito divenne docente di design e di grafica) tenne sempre come punto fermo l’aspetto cromatico delle superfici.
Il Museo Morandi di Bologna, in collaborazione lo Josef Albers Museum Quadrat di Bottrop in Germania e la Josef & Anni Albers Foundation nel Connecticut, dedica all’artista la prima esposizione monografica italiana dove sono presenti un’ottantina di opere su carta più una selezione di fotografie. La scommessa critica la fa Peter Weiermair, con la collaborazione di Giusi Vecchi, nel tentativo di tracciare analogie artistiche e soprattutto di far dialogare le opere di Albers e del “padrone di casa” Giorgio Morandi. Come dire due maestri del colore e della forma a confronto.
I due artisti sono spiritualmente vicini, nell’approccio rigoroso che hanno verso la serialità dei soggetti dipinti. Morandi persegue una ricerca figurativa estrema, applicata sempre agli stessi oggetti (tazze, bottiglie e vasi) e affronta una speculazione sul colore e sulla forma che -per certi versi- lo avvicina alle coeve ricerche astratte. D’altro canto Albers indaga fino all’eccesso la forma del quadrato -più di mille sono le varianti- ma rimane figurativo nella titolazione poetica.
Ciò che li accomuna, quindi, è la ricerca costante e rigorosa sugli effetti del colore e della luce e del reciproco rapporto. Albers in particolare arriva, dopo otto lunghi anni di ricerca, a stilare un libro Interaction of Color (Interazione del colore) del 1963, stampato alla fine dello scorso anno anche in Italia da Il Saggiatore, che è il frutto dei suoi studi sulla percezione del colore e dei suoi effetti a seconda delle diverse sorgenti luminose. In questo scritto viene sottolineato un po’ ovunque quanto la percezione visiva alteri il colore impedendo, per limiti sia fisici che ambientali dovuti alle fonti luminose sempre cangianti, di vedere il colore nella sua realtà fisica. Tra i quadri in mostra, è presentata un’amplissima selezione della famosa serie Omaggio al Quadrato: quattro quadrati pensati e dipinti sempre l’uno dentro l’altro nelle infinite versioni cromatiche, per un confronto nuovo e diretto sulla percezione.
“In Albers” nota Giusi Vecchi nel saggio sul catalogo “le interazioni del colore permettono ai quadrati di muoversi in tutte le direzioni, potendo crescere concentricamente senza fine, mentre, Moranti spesso, gioca con l’ambiguità del colore e dello spazio vuoto fra un volume e l’altro. Per creare altre “illusioni” della percezione.”
E la scommessa della mostra può dirsi vinta, perché il dialogo tra i due artisti si compie, in nome del colore.
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