Il titolo della mostra non è casuale. Una vera passione è quella che ha mosso una coppia di tedeschi residenti ai margini della Foresta Nera, Tistou Kerstan e la moglie Charlott (ora scomparsa) al collezionismo. Una febbre che li ha spinti a collezionare per una vita intera pezzi inestimabili, e a raccogliere due ingenti corpus grafici dedicati a due giganti del Novecento: Max Beckmann e Pablo Picasso. Una collezione divenuta specchio di un’esistenza e che non è mai uscita dalle pareti di casa. Almeno fino ad ora. Una selezione esauriente è stata fatta per Palazzo Magnani, in un percorso raccolto che cerca di ricreare l’intimità delle stanze domestiche e che comprende grafiche, dipinti, sculture, disegni e acquerelli, proseguendo così l’indagine sulle collezioni private, iniziata con la mostra sulla collezione Mingardi e proseguita con quella francese di Pierre Borhan, sull’onda di un collezionismo appassionato com’era quello di Luigi Magnani. Una modalità di acquistare l’arte che, come per Magnani, per i coniugi Kerstan fonde due estremi -il piacere estetico e l’investimento economico- proponendo da un lato nuclei corposi (oltre alle incisioni e litografie di Picasso, circa settanta fogli, e le settanta incisioni di Beckmann, tra cui la serie dei famosi autoritratti anche un nucleo dedicato a Holzel e i suoi allievi) dall’altra nomi più o meno noti -impossibile citarli tutti- dei quali è presente anche un solo dipinto, come Klee, Cézanne o Matisse.
Un altro interessante nucleo è quello dedicato a GabrielleMunter, compagna di Kandinskij, e alla Nuova Oggettività, rappresentata da nomi come OttoDix. Il viaggio a casa Kerstan contempla anche due piccoli paesaggi di Vassilij Kandinskij del 1908, e gli espressionisti tedeschi, tra cui Emil Nolde, Ernst Kirchner e August Macke.
Ma si rimane impressionati davanti alle opere di Beckmann, che scriveva a proposito della sua arte (che attraverso il reale sapeva cogliere perfettamente ciò che sta oltre lo specchio): “Se desiderate afferrare l’invisibile, dovete penetrare il più profondamente possibile nel visibile.” Artista che ha segnato il Novecento, anche se il suo ruolo non è stato ancora pienamente riconosciuto, Beckmann iniziò a raffigurare il suo volto all’età di quindici anni e non smise più fino alla morte. Una ricca serie di autoritratti dal segno aspro, duro e incisivo -il nucleo della collezione- dove spira quasi un sentore luciferino, negli occhi spalancati
francesca baboni
mostra visitata l’8 luglio 2007
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