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Bellissimo allestimento per questa mostra personale dell’artista siciliano (bolognese di adozione), che torna da un periodo di studio a New York pieno di idee… esplosive. O almeno all’idea di esplosione fanno pensare molte delle opere in mostra. Probabilmente si tratta di un esperimento scientifico andato all’aria, visto che nel testo critico si legge: “L’artista prosegue l’indagine sui territori in cui l’arte cede il passo alla scienza”. Si, ma chissà quale scienza, visto che le grandi tele di Francesco Spampinato (Catania, 1978) sono delle raffigurazioni astratte animatissime da colori che sembra vogliano, con le buone o con le cattive, slanciarsi dal centro della tela per invadere tutto l’ambiente circostante. Probabilmente una scienza imperfetta, che si fa sfuggire i propri esperimenti dalle mani e che –come nei cartoni animati– a un certo punto termina con una piccola esplosione. Un grande botto e una provetta di meno. Una scienza imperfetta come potrebbe essere, in un certo senso, la filosofia, oggi intenta a identificare l’uomo nella società, perso e smarrito, catapultato a grandi velocità e in un’orbita a spirale, verso un ignoto da sempre temuto. Diciamo l’infinito. Ed è questo a cui sembra mirare l’artista con l’installazione Terminal Display. Un po’ illusione ottica, un po’ esperimento di ipnotismo. Una tela a quadratoni colorati viene riflettuta da due specchi posti uno subito sopra e uno subito sotto. E sembra non finire mai. Grandi tele, colori forti, un ottimo senso di ritmo, un’eccezionale capacità plastica di combinare le forme tra loro, un senso di vitalità ineludibile e una sensazione di movimento costante e armonico che abbraccia l’intera galleria. Una grande installazione di più tele, tutte messe in corrispondenza tra loro da un intreccio di corde verdi che passa in alto, quasi vicino al soffitto, e che le collega in modo tanto efficiente che sembrano muoversi insieme, come gli ingranaggi di una grossa macchina. L’una muove l’altra e insieme muovono l’atmosfera generale. E il succo dell’opera d’arte allora qual è? Il richiamo alle teorie filosofiche di Gilles Deleuze e Paul Virilio, così come viene evidenziato dalla nota stampa? La situazione a metà tra l’arte e la scienza con la ricerca sulle particelle biologiche? Anche. Ma soprattutto la sensazione di enfasi e slancio. E una strana e spontanea percezione di ottimismo.
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mostra visitata l’8 giugno 2006
Francesco Spampinato
Bologna, Galleria Marabini, vicolo della Neve 5,
orario di visita: dal Martedì al Sabato dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 19,30
per informazioni: tel. +39 0516447482 – desk@galleriamarabini.it
[exibart]
Bravo Francesco!
Sei uno dei pochi italiani che ce la farà!!
Però di ai Marabini di non essere così con la puzza sotto il naso… mica ho scoreggiato!!!
è proprio vero. La galleria Marabini è nella top ten dei cafoni cronici. Occorrerebbe fare una lista nera. Bottegari!
No non ce la farà, è troppo insulso.
non ce la fara’
S’… e ce la farete voi caproni!! Sempre in Italia a farvi le raspe vicendevolmente!!!
…mamma mia i lavori più brutti che abbia mai visto….sei giovane prova ad aprirti una piadineria forse hai più talento
tutti i miei complimenti a Francesco per il lavoro svolto e alla Galleria Marabini per il suo sostegno