Antiche
pareti a ospitare una mostra, quella di un eclettico autore, alfiere di una
vivace ricerca estetica, testimone di un’arte che ribalta canoni e valori.
Pittore, poeta, scrittore, regista, scultore, scenografo, critico d’arte. Tutto
questo era Toti Scialoja (Roma, 1914-1998), espressione di quel talento leonardesco a pochi
concesso. Di questo artista, che parte dalla maniera espressionista per
arrivare ai codici dell’astratto informale, un Ricordo variegato, un viaggio
affascinante, attraverso i suoi diversi, eclettici linguaggi.Nelle
stanze del castello, l’atmosfera di un tempo passato raccoglie circa 50
disegni, destinati all’Almanacco della Cometa, chine su carta dal tratto
vivace. I segni dello Zodiaco, con danzanti sirene, per raffigurare quello dei Pesci, o una “colombina” che i pesci li
tiene in mano; una serie di ritratti a inchiostro: una fanciulla pensosa, il
gesto sicuro e il tratto sapiente concedono intensità e bellezza.Poi,
oltre cento fra disegni e poesie, fra le opere nate per i bambini che fanno
riflettere gli adulti, espressioni d’amore per una infanzia che guarda al
futuro, lavori che accompagnano sul viale del buonumore, del non sense, dei giochi di parole, delle
allegre sonorità, dell’ironia visiva. Della gioia di partecipare alla vita,
all’arte.“Dipingere
per me”, dirà Toti Scialoja, “è un modo
di imitare la mia natura e insieme la mia sensazione di esistenza”. E i dipinti astratti, gli
acquerelli, il grigio che nasce dal nero, la tempera e il nero si muove. Le
macchie, gli spruzzi, le strisciate cromatiche, il colore esplode e c’e una
striatura larga. I collages, le tecniche miste, è il trionfo dell’informale:
ritagli di giornale come finestre sul cielo grigio, tracce di poverismo e c’è
un poco di rosso, nuovi sentieri.Sentieri,
che Scialoja, più volte invitato alla Biennale di Venezia, percorre anche come
sceneggiatore e scenografo: realizza forme la cui tensione è quella della
scultura, un amore che esploderà più tardi. Sul grande balcone del castello, quattro
bronzi dialogano dall’alto con la bellezza del paese romagnolo, per una
emozione assicurata. Sculture che hanno un rapporto stretto con la sua pittura:
“È la stessa forma che trova un materiale diverso”, e “la curvatura è un modo di
carezzare e di essere accarezzati”.Una
espressione, quella della scultura, sempre tentata, sempre amata, da quando Toti Scialoja espone a
Firenze il suo Omaggio a Brunelleschi. Erano gli anni Settanta. Poi, le sculture nate dai
blocchi di sughero e la mostra svela gli antichi ferri, i chiodi arrugginiti,
che diventano corpo unico con la superficie porosa. Metallo accartocciato,
forme essenziali, il pieno e il vuoto, per quelle create più tardi. Superfici
nate da un’idea che si trasforma, si sviluppa, assume nuova identità e i titoli
sono Priccio, San Giorgio…Una
suggestiva ex chiesetta, nella piazza del castello, accoglie altre opere che
dialogano in verticale, in orizzontale: ritmi, che paiono lembi di carne, ali
d’amore. Volumi che si distendono, si arricciano come le onde del mare, un poco
in burrasca. Bronzi che paiono attendere e rivolgere un abbraccio. Forme, che
raccontano la dimensione verso l’infinito.
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Scialoja a Verona
Personale all’Accademia di San Luca
cecilia ci
mostra visitata il 29 maggio 2010
dal 29 maggio al 30 agosto 2010
Toti Scialoja – Ricordo
Fondazione Tito Balestra
Piazza Malatestiana, 1 – 47020 Longiano (FC)
Orario: da martedì a domenica e festivi ore
10-12 e 15-19
Ingresso: intero € 3; ridotto € 2
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0547665850;
fax +39 0547667007; info@fondazionetitobalestra.org; www.fondazione.longiano.info
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