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Il collage fotografico come dispositivo ottico che potenzia la capacità concettuale della fotografia. Rappresentare l’invisibile attraverso frammenti di immagini provenienti da libri e riviste vintage sul paesaggio e l’architettura i quali assumono, sedimentandosi, nuovi significati e possibilità. Il prelievo cartaceo è alla base della ricerca di Sergia Avveduti (Lugo, 1965) per l’idea di memoria che c’è alla base di questa volontà.
Libri e riviste a cavallo tra gli anni ’50 e ’70 compongono l’archivio dell’artista che viene costantemente ed inevitabilmente “saccheggiato” ad ogni opera, la quale contribuisce a sua volta a creare una nuova memoria. La ricerca di un nuovo valore e un nuovo sguardo sul paesaggio hanno portato ad Oasi, ultima personale della Avveduti presso la galleria AF Arte contemporanea di Bologna curata da Marinella Paderni e Marco Neri. Grazie alla sovrapposizione di frammenti di riviste del Touring Club degli anni ’30, e all’avvento del colore, stampato o meno, vengono fuori, rispetto alla passata produzione, aspetti senz’altro più scultorei.
Un’oasi fatta di suggestioni non didascaliche. In alcuni casi infatti, i lavori sono composti da pochi elementi contrastanti basati su un concetto geometrico minimalista con la presenza di temperature fredde con piccoli e provvisori elementi umani in attesa di un qualche accadimento, a sottolineare la finitezza dell’uomo rispetto all’architettura che travalica il tempo. In particolare ci si sofferma su Al ciglio del foro, personale interpretazione della sua città natale, Lugo, dove compare uno scorcio dell’”unico” monumento metafisico, intitolato all’aviatore Francesco Baracca e la cui realizzazione fu affidata allo scultore faentino Domenico Rambelli.
Sergia Avveduti, Oasi, 2018 collage su carta, 76×56 cm
Zoomate all’interno di contesti caricati di senso ed incastonati in fondali bianchi e minimali come nell’advertising contemporaneo per una ricerca che, per stessa ammissione dell’artista, riprende discorsi in parte già affrontati, ad esempio, da Superstudio. L’invito è però al viaggio e al processo di deformazione innescato dalla memoria sull’immagine con il valore aggiunto della fisicità dell’immagine rispetto alla digitalizzazione imperante dell’immaginario collettivo. Parlando del suo modus operandi l’artista rivela che i collage restano slegati fino alla fine per essere composti definitivamente solo proco prima di essere incorniciati, così da potervi lavorare per livelli fino all’ultimo momento e rivela: “Finché io, non scopro qualcosa di nuovo, il lavoro rimane lì, abbandonato per un po’ di tempo”.
Vincenzo D’Argenio
Mostra visitata il 26 ottobre
Dal 26 ottobre al 30 novembre 2018
Sergia Avveduti, OASI
AF Arte Contemporanea
via Dei Bersaglieri 5/e, Bologna
Orari: da martedì a sabato dalle 10:00 alle 19:00
Info: info@af-artecontemporanea.it, www.af-artecontemporanea.it, +39 051 229544