Michelangelo Consani
(Livorno, 1971; vive a Castell’Anselmo, Livorno) celebra artisticamente la fine
di un’epoca nella personale La festa è
finita. Traendo ispirazione da un articolo dell’economista e filosofo
francese Serge Latouche – fautore di una visione critica sull'”occidentalizzazione del mondo” –
secolo scorso, vissuti in momenti di crisi delle risorse petrolifere: la Grande
Depressione del ’29 negli Stati Uniti, la prima metà degli anni ’70 e il
periodo attuale.
Tra gli
invitati figura John Dillinger, il gangster-Robin Hood che, durante le sue
rapine, era solito bruciare i libri contabili delle banche estinguendo così i
debiti della gente in difficoltà economiche, fuggendo su una Ford V8,
imprendibile per i poliziotti di Chicago. Non a caso, un altro protagonista
della festa è Henry Ford che, con la sua concezione tayloristica
dell’organizzazione del lavoro in fabbrica, ha caratterizzato indelebilmente
una fase storica del sistema di produzione capitalista. L’omaggio a Dilinger è
reso nell’opera Decostruzione:
sculture in gesso che rappresentano calchi di pistola da aprire e scoprire (il
parallelismo con la poetica di Emilio
Prini è d’obbligo).
Ma il
riferimento al gangster-gentiluomo prosegue con un’installazione nella project
room distaccata della galleria, in cui viene continuamente proiettato su un
ampio schermo Dilinger è morto, film
drammatico di Marco Ferreri del 1969 in cui la scoperta
dell’alienazione umana nella trappola di un sistema consumistico costituisce
una critica feroce al capitalismo. Marco Ferreri, regista del film, Michel
Piccoli, l’attore protagonista, e il “cattivo maestro”, il pittore Mario Schifano, che ha prestato la sua dimora di Roma per girare numerose
scene della pellicola, sono infatti altri illustri invitati di Consani.
Ma se il
sistema capitalista è destinato a finire per l’esaurimento delle risorse, qual è
la visione di Consani per il futuro? “Più
che una riflessione sul capitalismo, intendo esprimere la mia constatazione di
un sistema che realisticamente si sta avviando alla conclusione. Lo sguardo
basso della mia scultura su Fukuoka [pioniere dell’agricoltura naturale,
N.d.R.] simboleggia la crisi dell’Occidente e l’impreparazione degli
occidentali ad affrontare l’epoca che verrà. Un’epoca”, conclude Consani, “caratterizzata
dal riscatto dei Paesi poveri che avranno più peso perché sono ancora
artigiani, creativi. Noi occidentali, invece, non sappiamo più far nulla:
viviamo in una società iper-specializzata. E abbiamo perso l’etica e l’intelligenza”.
Più chiaro e lucido di così…
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mostra visitata il 29 gennaio 2011
dal 29
gennaio al 31 marzo 2011
Michelangelo
Consani – La festa è finita
Fabio Tiboni Arte Contemporanea –
Sponda
Via del Porto, 50d-52a (zona Mambo) – 40122 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 14-19
Ingresso libero
Catalogo con testo di Pier Luigi Tazzi
Info: tel./fax +39 0516494586; info@fabiotiboni.it ; www.fabiotiboni.it
[exibart]
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