Dopo Tondo a Tunisi del 1998 e Quattromani del 2000 Piero Pizzi Cannella torna ad esporre alla Galleria Otto di Bologna. Il miniciclo dal titolo Cattedrali è ospitato nella nuova sede, quella più elegante, della centralissima via D’Azeglio. Due immense tele, arrivate arrotolate poiché troppo grandi per varcare la porta d’ingresso, dall’odore ancora vivo dei colori ad olio, appoggiate di sghimbescio alle pareti. Semplicemente bellissime nella loro rumorosa monumetalità. Il fondo yuta porta l’ombra delle pennellate scure e decise che vanno a comporre le silouettes di questi edifici immaginari sospesi fra Roma e Istanbul. Le radici centroitaliane della pittura di questo artista romano rivivono nella scelta delle tonalità terree, nella potenza
A poca distanza nell’antica sede al civico 50, ora adibita esclusivamente al design è in mostra il ventinovenne creativo italo-alsaziano. Formatosi fra Francia ed Italia, ha studiato arti applicate ed industrial design. Ha poi collaborato presso lo studio Santachiara e l’ufficio stile Fiorucci, sino al 2002 anno in cui ha dato avvio ad una personale attività di progettazione.
Nel labirintico percorso espositivo Antonio Cos inizia a stupirci con la sistematica destrutturazione della bottiglia bordolese. Andando alla ricerca delle sue potenzialità funzionali sarà in grado di darle una nuova ed inaspettata vita. Così unendone i fondi otterrà un matterello; montandone le due parti superiori creerà un vaso dalla romantica forma a cuore; segandone la base sarà un posacenere; una paletta se tagliata in obliquo.
Al limite con la pura ricerca artistica il centrotavola “fuck”, citazione diretta dalla tag del graffitista omonimo. Realizzato ad uncinetto, con questa lenta e laboriosa tecnica, per lanciare un esclamazione di borghese insofferenza.
L’ergonomico “Joy stick”, ovvero bacchette cinesi montare a molletta, che ironicamente uniscono l’occidente all’oriente nell’agevolare il difficile consumo degli involtini primavera.
Poi ancora L’ombrello “Tripod” che si regge autonomamente in piedi; le lampade “Igloo”; la sedia-scaletta “Ska”; il macinapepe “Salsa”, ideale per la merengue; il vaso in materiale plastico infilzato da stuzzicadenti, per trasformare una rosa in un romantico San Sebastiano. L’elenco degli oggetti è assai lungo e una breve descrizione corre il rischio di non restituirne la complessità linguistica.
Questa piccola e coraggiosa esposizione attraverso la verve dell’imaginazione di Antonio Cos ha il merito di portare, cosa assai rara, il design internazionale a Bologna.
stefano questioli
mostra visitata il 20 marzo 2004
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