Le opere di
Luca Giovagnoli (Rimini, 1963; vive a Rimini e Milano) aprono lo sguardo a percezioni tattili e visive. La materia delle tele è stretta attorno a una tavoletta in legno, assieme ai colori del mare e alla sabbia sottile, mentre lunghe linee rosse campeggiano e sottolineano il carattere autoritario dei generali, sul quale si smorza la dolcezza delle papere di gomma.
Ama scherzare, l’artista romagnolo; desidera accompagnare lo spettatore in uno stato di distensione. Facendo forza sulle visioni dell’immaginario collettivo, strumentalizza la paperella, compagna di giochi dei piccoli nella vasca da bagno. Quest’oggetto – in parte così insignificante, in parte icona nostalgica dell’età dell’innocenza – incarna per Giovagnoli l’elemento ideale per creare, nella mostra alla Galleria 23A, un elemento di forte contrapposizione.
Da un lato, quindi, le
Rubber Duck che guardano coi loro grandi occhi vuoti; dall’altro,
The general, imperiosi e severi, stretti nelle loro uniformi. L’artista racconta una storia, quella della semplicità che, solitaria, si diffonde sulle tele ed entra in contrasto con la violenza di ciò che un generale impersona. I personaggi ritratti possiedono l’energia delle icone pop, incarnano quel sentimento di autorità e violenza sotto le quali i popoli si sottomettono, escludendo la ragione, mettendo a tacere ogni giudizio, mentre sull’individuo si abbatte l’arroganza altrui, che priva d’ogni libertà.
Forse soltanto una papera potrebbe restare immune di fronte al terribile potere di ciò che la mano incosciente di un uomo in divisa ordinerà di compiere. Ed è in questo momento che la
Rubber Duck diventa feticcio, una sorta di totem che incarna in se stessa il potere magico del bene. L’occhio dello spettatore insegue quindi i contorni morbidi dell’animale, per poi fermarsi sulle graffiature effettuate sulla tela, che rappresentano il marchio inconfondibile dell’artista. Un segno d’incisione e fenditura sugli oli, che sparge disordinatamente grumi di colore sul supporto.
Giovagnoli, nel corso della sua carriera, ha sempre dimostrato una forte aderenza alla sua terra d’origine: Rimini, patria di mare e calore, torna costantemente nelle sue opere, come tema ma anche come materia stessa del dipinto. Le tonalità a volte sbiadite, a volte esplosive, sono mescolate alla sabbia, quella sottile e calda che scivola fra le dita nelle afose giornate estive. Questo tipo d’intervento sottolinea la volontà di creare un legame indissolubile tra se, la tela e la terra, che permane stabilmente fra i pigmenti.
In questo modo sono rappresentate quelle signore distinte che passeggiano sul bagnasciuga, anch’esse icone della Riviera romagnola. Si muovono tra i flutti,
Le bagnanti, con le loro forme morbide e rassicuranti, tanto care a
Federico Fellini.