Negli
ultimi tempi, infatti, quello di Bleckner è uno dei nomi su cui si concentra
l’attenzione internazionale. “Sono dieci
anni che raccogliamo i quadri per la mostra”, precisa Emilio Mazzoli, tranchant
sui dubbi circa la puntualità della sua ricerca e di un traguardo che, anche a
livello economico, si è già rivelato un successo raro in tempi di austerity.
Garanzia di qualità e letteralmente
dello “spessore” dell’evento è poi l’enciclopedico volume The Flower
Paintings of Ross Bleckner, a
cura di Richard Milazzo, un tomo non proprio tascabile, più coffee table che book, 460 pagine in edizione di 500, pari merito solo alla
monografia del Guggenheim del 1995.
Del
resto, il jet set ha accompagnato fin dagli esordi il pittore, da sempre
convinto che “esista una differenza tra
l’essere un giovane artista e un importante giovane artista”. E come
contraddire uno che ha la fortuna di nascere stella nella costellazione cometa
dell’East Village degli anni ‘80? Una golden age in cui, se avevi una mansarda a White Street, l’affittavi “a un
gruppo di matti” – Bleckner lo raccontò in seguito all’editore Kim
Hastreiter -, e quel gruppo di matti la trasformava in un club cult, in cui per
magia si materializzavano Bianca Jagger e un codazzo di amici dell’upper class.
Se un’altana negli slum, però, d’improvviso si
tramutava nel mitico Club 57 o nel Mudd Club, tra gli “imbucati” rischiavi
di familiarizzare con la coca e l’eroina, con l’Aids o con una pallottola di
troppo. Era già accaduto a Jean-Michel (Basquiat), a Keith (Haring),
a Andy (Warhol), e Ross non poteva rimanere a guardare. E, infatti, come
gli altri, dipingeva il suo dolore. Prima, tra
l’‘84 e l’’86, nei Pre-Memorial and Memorial (or Commemoration)
Paintings, esposti più volte da Mary
Boone, poi nei Cell Paintings (1997-2001),
ritratti di gigantesche cellule tumorali di amici, rubati dal cancro, fino agli
altrettanto aggraziati e mesti Flower
Paintings, quei bouquet minimi o
ciclopici di cui si adorna la mostra
modenese.
Distillato
simbolico di élan vital e fugacità
inarrestabile, il fiore si ritrova dagli anni ’90 a oggi nella produzione
dell’artista, contesa da MoMA, Whitney, Reina Sofia e altri musei. È l’omaggio
trascendente di un sopravvissuto alla sua generazione di predestinati.
articoli correlati
Bleckner
ad ArteFiera 2009
In
collettiva al Bilotti di Roma
Alla
Triennale Bovisa
beatrice benedetti
mostra
visitata il 9 ottobre 2010
dal 9 ottobre al 4 dicembre 2010
Ross Bleckner – Meditation and Time
a cura di Richard Milazzo
Emilio Mazzoli Galleria d’Arte Contemporanea
Via Nazario Sauro, 62 – 41100 Modena
Orario: da lunedì a sabato ore 10-13 e 16-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 059243455; fax +39 059214980; info@galleriamazzoli.com; www.galleriamazzoli.com
[exibart]
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…