L’idea è originale. Non una mostra sul “medioevo”, ma sul “medioevo visto da”. Il punto di vista è quello di Jacques Le Goff (Tolosa, 1924) celeberrimo medievalista. Niente secoli bui, né pestilenze e guerre, ma una visione che abbraccia tutte le scienze sociali e ricerca nel medioevo le radici dell’Europa unita, anche se “diversa per caratteristiche e consuetudini“.
La mostra si sviluppa secondo le direttrici del Le Goff-pensiero senza, in verità, riuscire a metterle ben a fuoco. A meno che non si arrivi già “preparati”, avendo letto una delle sue tante opere (presenti in mostra in una sala lettura che costituisce un piacevole intermezzo all’interno del percorso espositivo).
A Parma Le Goff presenta un medioevo di pace, escludendo guerre e crociate. Affianca l’Occidente cristiano alle altre religioni-civiltà (ebraica, bizantina, musulmana); sottolinea l’importanza delle periferie (geografiche e culturali) che, insieme al cuore dell’Europa cristiana, contribuiscono a definire l’identità europea; infine l’attenzione per la vita quotidiana, perché la storia, come afferma lo studioso, non è solo una “sequenza di re, papi, imperatori e guerre“.
Il visitatore entra nel medioevo oltrepassando idealmente le porte in legno e in bronzo (di cui sono presenti le riproduzioni fotografiche) delle cattedrali ed ha accesso a città e campagne, castelli e chiostri (testimoniati da fotografie aeree).Un viaggio tra ebrei e musulmani, scrittura e libri, re e santi, il sogno e la vita cortese, per citare solo alcune delle tredici sezioni della mostra.
Ciascuno di questi temi è evocato da oggetti-simbolo scelti da Le Goff mixando culture diverse. Il tesoro di una tomba longobarda e le monete di Venezia e Firenze, codici arabi e manoscritti ebraici, una preziosa scacchiera e campane di bronzo provenienti da Gerusalemme; mappe in pergamena e arazzi in seta che narrano le raffinatezze della vita cortese.
Peccato che alcuni degli oggetti esposti non siano originali, le statue sostituite da calchi in gesso, molte le riproduzioni fotografiche. D’accordo, per le porte delle cattedrali era inevitabile, ma dispiace vedere un quadro del Carpaccio solo in fotografia, così come si perde nella foto il fascino degli arazzi del ciclo della Dame à la liocorne.
Tra gli oggetti originali spiccano alcuni lavori di oreficeria, bronzi dorati finemente cesellati e smaltati, testimonianza dell’abilità degli artigiani dell’epoca. Il candelabro pasquale proveniente da Hildesheim con tre figure femminili, personificazione dei continenti allora conosciuti, simboleggia il dominio di Cristo risorto sul mondo; mentre il
Da segnalare un reliquiario smaltato con le immagini di Thomas Beckett e Settembre, altorilievo di Benedetto Antelami (fresco di restauro), proveniente dal ciclo dei mesi del battistero di Parma. Un insolito San Francesco (di Margaritone d’Arezzo), ritratto ancora secondo un’iconografia bizantina e un raffinatissimo specchio d’avorio con la lotta tutta cortese tra cavalieri e dame asserragliate nel castello d’amore.
Il visitatore può ricostruire mentalmente la magnificenza delle cattedrali, raccogliendo gli “indizi” sparsi nelle diverse sezioni. Un frammento di vetrata proveniente da Colmar (Francia) di vetro policromo dipinto a grisaille, le suggestive statue in pietra che ornano le facciate (tra queste i calchi in gesso degli angeli sorridenti di Reims), gli straordinari disegni preparatori.
Il viaggio ideale che Le Goff propone, iniziato con l’evocazione degli spazi terreni, si conclude con un’altra apertura, quella sull’Aldilà, timore/speranza del cristiano medioevale.
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