Un titolo provocatorio â
Un altro uomo che ha fatto sgocciolare il suo pennello â quello scelto da
Katharina Grosse (Friburgo, 1961; vive a DĂźsseldorf e Berlino) per lâintervento realizzato alla Palazzina dei Giardini; un titolo che, col suo sarcasmo, strizza lâocchio al machismo della pittura moderna e della sua teoria critica, e allâanalogia pennello/fallo come strumento âcreatoreâ, generatore/padre di opere dâarte.
Si potrebbe affermare che tutta la sua produzione artistica, sin dai piĂš tradizionali esordi astratti su tela, cancella ogni precedente, pur tenendolo in ampia considerazione, sgretola qualsiasi gerarchia o convenzione per tornare allâorigine. Quella di Grosse è pittura riportata alla sua essenza: applicazione di colore puro su una superficie, quando ogni superficie esistente può di diritto entrare a far parte di unâopera. Qualsiasi angolo dello spazio scelto o predestinato, ogni sgabuzzino, bagno dismesso, sala controllo per gli operatori o sottoscala diviene parte attiva di una nuova e definitivamente temporanea atmosfera.
Tutti gli interventi sono infatti specificamente concepiti e realizzati in situ, sono âeventiâ, parentesi momentanee nella vita degli edifici che li ospitano (nel caso della Palazzina, lâimminente progetto di ristrutturazione cancellerĂ lâopera). Nessun disegno preparatorio, nessuno schizzo; i contorni si dissolvono in nuvole di colore acrilico applicato con pistole ad aria compressa, la gestualitĂ e i movimenti nello spazio sono parte di una performance privata, di cui il pubblico può vedere solamente il risultato e ricostruirne lâesecuzione.
Per Modena, Grosse ha esteso il proprio intervento allo spazio esterno: una montagna dâargilla colorata a getti di giallo, verde, rosa e blu accoglie i visitatori, rompendo lâostentata simmetria della facciata. Allâinterno â tranne che per la piccola sala ottogonale dâingresso, dominata da due gigantesche tele verticali â la battaglia alla simmetria architettonica continua: mentre nellâala destra dellâedificio gli interventi sono limitati e lasciano spazio ad ampie e intonse porzioni di muro, lâala sinistra si sviluppa in un vortice di colori stratificati su tele, pavimenti e grandi rocce in cartapesta.
Appoggiata su un trabattello a ridosso di una delle finestre aperte,
Untitled (2005) â una grande tela creata per un precedente intervento â si affaccia allâesterno, mentre il retro è spruzzato di verde scuro e inglobato nellâattuale installazione. Anche il nero dellâoscuritĂ entra a far parte dellâopera: il buio dello spazio oltre una piccola porta dâaccesso al solaio si fonde con i colori cupi e intensi spruzzati nellâangolo adiacente; la luce del sole entra dalle grandi vetrate aperte per lâoccasione e ravviva i bianchi e i gialli che popolano i muri di fronte.
Le scelte cromatiche brillanti, il dinamismo dei gesti registrato sulle superfici, la negazione e lâimplicita rigenerazione dello spazio rendono lâopera di Grosse una continua vertigine, un vortice di vibrazioni che avvolge e disorienta lo spettatore. Psichedelia e graffitismo anni â80, espressionismo astratto e muralismo convivono nel substrato di una metodologia non ortodossa, che trasforma e contraddice gerarchie architettoniche e culturali. E che propone la trasformazione e il cambiamento come elementi fondanti un intimo e personale approccio alla pittura.
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no farronato noooooooooooooo
altro curatore inutile e pigliatutto... se vuole Modena che almeno se ne vada da via Farini, dove svolge un'attivitĂ faticosa e senza passione