A
nessuno, verrebbe da rispondere osservando il pubblico assente di Hello Lenin di Kamen Stoyanov o dei diversi lavori di Mario Ybarra Jr, che similmente all’opera di Simone Berti, protagonista della scorsa mostra, cercano di
connettersi a un mondo forse sordo, distratto o semplicemente lontano, salendo
su vette e accendendo megafoni.
Lo
stesso mondo che ricerca il sorriso e viene intrattenuto dai giochi e dalle
pazzie dell’istrionico John Bock, odierno giullare di corte, e di Joel Kyack, compagno burlone che si
oppone alla passività imposta dai sistemi di comunicazione. Quest’ultimo, sulla
scia di Franco Vaccari, estetizza un percorso di viaggio in macchina
sull’autostrada partendo dal retro dei veicoli, trasformati in questo caso in
improvvisate quinte per uno spettacolo canterino degno del divertentissimo Muppet Show di Jim Hanson.
Invece quello di John Bock sembra il teatrino surreale e delirante di un folle
performer chiuso nella sua dimensione alienata e solitaria. Un cieco che si
arrabatta per trovare un contatto con l’esterno, mentre si trastulla con i suoi
balocchi nauseabondi, posticci assemblaggi che sembrano scarti della ragione.
Residui del nostro passaggio sulla Terra, veri rifiuti che nel loro assordante
vibrare tornano in Surrogate Performance
#2 di Joel Kyack e impongono la loro presenza di perfetti sostituti del
tradizionalissimo tema della “vanitas”.
Un
ambiente a volte assurdo e farneticante, quello dell’arte, che è enigmatico ma
proprio per questo ammaliante, come le fotografie alla Guy Bourdin di Vlatka Horvat, in cui siamo noi a
essere direttamente coinvolti per riempire una scena significante in potenza. O
la sequenza di scatti di Christian
Jankowski, che ci spinge a riflettere sul concetto di opera e finzione,
come fece brillantemente il grande regista Orson
Welles con F for Fake.
Ciò
che viene ricordato è che è il fruitore il protagonista assoluto di questa
indagine riflessiva, l’interlocutore privilegiato di qualsiasi progetto
espositivo. Siamo noi, o almeno lo dovremmo essere, i destinatari di un
messaggio di sensibilizzazione il cui scopo è accompagnarci e guidarci per i
labirinti della vita.
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Bock alla Gam di Torino
I
corpi spezzati di Vlatka Horvat
Christian
Jankowski al Pan di Napoli
La
videorecensione della mostra
leonardo iuffrida
mostra
visitata il 12 ottobre 2010
dall’otto
ottobre al 6 febbraio 2011
A
chi ti stai rivolgendo / Who is your audience
a cura di Lorenzo Bruni
Galleria Enrico Astuni
Via Barozzi, 3 (zona Mambo) – 40126 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19; domenica e lunedì su
appuntamento
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0514211132; fax +39 0514211242; info@galleriaastuni.it; www.galleriaastuni.com
[exibart]
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...solite mostre e solite gallerie finanziate con i soldi delle banche!!Quando chiudera' anche a Bologna Astuni..dove aprira'? San Marino? Bastaaaaa daiiiii!!!!!
Le banche invece di finanziare immgini effimere e giocare i soldi come il casinò, dovrebbero mettere al centro l'uomo e il lavoro.
Cosa che non fanno.
Non ho capito bene cosa c'entrano le banche con questa mostra... Artisti come YBarra mi sembra che lavorino proprio dalla parte opposta, facendo crescere la comunità latina in California. A me è sembrata una mostra interessante, piena di aperture. Non si capisce bene perché gli artisti debbano essere tutti stranieri, ma questo è un altro discorso.
Mi avete incuriosito .. sono andato a vedere la mostra e sinceramente devo dire che è veramente interessante, soprattutto per il fatto che finalmente a Bologna si vedono cose nuove! Banche si o no, se non è questa una mostra che ha come tema centrale l'uomo e e la società, allora quale potrebbe essere? ...