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fino al 6.III.2004 Franco Fontana – Colors Bologna, Metropolis Photogallery
bologna
Negli anni ’70 il colore non era ben visto nelle foto d’arte. Lui lo riscoprì costruendovi sopra il suo inconfondibile stile. Ora è uno dei maggiori fotografi del mondo, diviso tra musei e riviste di moda...
di Carolina Lio
Non si considera un fotografo, ma un autore. Il suo linguaggio è quello del colore: sfrontato, esplicito e diretto come il suo carattere. Ha pubblicato 40 libri, conta più di 400 esposizioni e le sue foto si trovano in oltre 50 musei in tutto il mondo. Collabora con riviste come Vogue, Panorama e Time-Life. Ha curato la pubblicità di molte marche tra cui Versace, Volvo e Sony. Gli piacciono i cani e passa il tempo libero ripulendo casa perché detesta la polvere. Ha scelto di vivere a Modena, dove è nato, anche se di strada ne ha fatta parecchia.
Stiamo parlando di Franco Fontana (Modena, 1933), uno dei più celebri fotografi contemporanei. Ha iniziato a dedicarsi alla fotografia amatoriale nel 1961, ha allestito la prima personale nel 1968 a Modena e negli anni ’70 la sua escalation artistica ha definitivamente preso il via. Quello che Fontana ha fatto è stato costruirsi un mondo su misura: “Non esiste quello che vedete, esiste quello che fotografate”. Per lui esiste il colore riscoperto, reinventato e riscattato da una forma fotografica d’arte che in quel periodo lo rinnegava a favore del b/n. Si è concentrato sulla natura, specialmente quella dei campi di Puglia e Basilicata, rendendola, come nessuno aveva mai fatto prima, geometrica, surreale e violentemente cromatica. La sua ricerca si è in seguito estesa al paesaggio urbano e alla gente, per ritornare negli ultimissimi anni all’ambiente naturale.
Prima di dedicarsi alla fotografia ha lavorato come decoratore e arredatore, e la sua ultima esposizione Colors si tiene proprio in un negozio d’arredamento dove “se una persona decide di comprare un divano può comprare anche la foto che ci ha già visto vicino”, ci spiega il titolare Gianluca Evangelisti. Così tra lampadari, tavoli, lavandini e quant’altro si trova anche il suo stile essenziale su paesaggi naturali e urbani sgombri di oggetti e esseri animati. Sono paesaggi italiani e americani, come anche l’iniziativa del Metropolis Photogallery che porta a Bologna il binomio arte-arredamento già affermato negli USA.
Colors non è la prima esposizione organizzata dalla M.P. che si è battezzata lo scorso Dicembre con un ottimo cavallo di battaglia: Tazio Secchiaroli. Dopo due artisti affermati, la prossima tappa ruoterà probabilmente su un giovane fotografo meno celebre che godrà della reputazione già conquistata da questa nuova sede.
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Intervista a Franco Fontana
carolina lio
mostra visitata il 30 gennaio 2004
Franco Fontana COLORS
Bologna, Metropolis Photogallery, via Pietramellara 3/A
orario di visita: 10.00/12.30 – 15.30/19.30; chiuso Domenica e Lunedì mattina
ingresso libero
per informazioni: tel. 051 524800
[exibart]
“Negli anni ’70 il colore non era ben visto nelle foto d’arte. Lui lo riscoprì”
Dimostrazione di scarsa conoscenza della storia della fotografia, da non addossare all’artefice dell’artista, sia chiaro! E’ un atteggiamento diffuso che chiunque possa scrivere di qualsiasi cosa, tanto più di fotografia, ‘la serva povera dell’arte’.
Un consiglio: andarsi a leggere un buon libro di storia della fotografia, soprattutto in riferimento al colore, guardarsi la fotografia americana fine anni ’60.
No comment su Fontana fotografo (brrrrrrrrrr)
ERRATA CORRIGE:
nel mex precedente
“l’artefice dell’artista”
è da leggersi come
“l’artefice dell’articolo”
grazie
Il tuo intervento è in parte corretto, così come l’abstract di questo articolo è in parte sbagliato. Spero che tu sia andata avanti nella lettura per renderti conto che l’errore non continua per il resto del pezzo.
La foto d’arte nasce negli anni ’60, quando la televisione non le permette più di avere il primato sull’informazione (anche futile) e riviste come Life restano letteralmente fregate. In Italia si sviluppa anche più tardi e resta per quel decennio fossilizzata sul giornalismo e il sociale. Fontana però ha iniziato la sua carriera nel 1961, anche se raggiunge notorietà solo negli anni ’70. Negli anni ’60 la sperimentazione del colore era più che lontana. Esiste una buona documentazione di foto a colori solo in ambito scientifico. Fu la Kodak a promuoverla anche nel mondo dell’arte commissionando lavori a noti fotografi come Weston, Adams, Strand… Ma questo non ne faceva certamente il linguaggio preferito. Non scordiamoci che quella era anche l’america di Helmut Newton, mentre noi avevamo Fosco Maraini, Ulisse Bezzi, Tazio Secchiaroli… Quando diverso è (a prescindere dai gusti) il linguaggio di Fontana?
Persino William Eggleston, riconosciuto come grande pioniere del colore in America, inizia la sua ricerca sul colore solo agli sgoccioli degli anni ’60…
Certamente se tu avessi letto il resto dell’articolo ti saresti resa conto che il merito che riconosco a Fontana è quello di aver iniziato il suo percorso negli anni ’60 e avresti dato meno peso all’errore contenuto nell’abstract.
Carolina Lio
lara, hai proprio ragione: un buon libro serve sempre, prima di tutti per imparare.
E poi è consigliabile sapere prima di parlare o scrivere.
buon lavoro maestrina Lio!
Povera Carolina mi sembra che tutti ce l’abbiano con te solo per partito preso e per pregiudizio…
Fontana come lo vedo io ( e premetto che non vorrei dire cavolate)
lo identifico non come riscopritore del colore negli anni 70 ma come l’iniziatore dell’astrattismo geometrico COLORATO (molto lineare e pulito dal punto di vista geometrico ma non fu il primo, la sua aggiunta è un colore che diventa espressione visto che lui lo rimarca con l’uso della saturazione ) l’iniziatore in Italia ma anche nel mondo. In questo caso abbiamo un astrattismo che prende spunto da ampi paesaggi naturali, panorami, vedute. L’astrattismo geometrico in bianco e nero c’era già stato nel paesaggio mi viene in mente Paolo Monti con i muri di Venezia e le strade urbane di Milano, e dopo non so di che periodo siano le belle arature e colline di Giacomelli…bianco e nero pero’
ma l’innovazione di Fontana è l’aggiunta del colore ad una geometria pura, in particolare a me ha colpito la SATURAZIONE del colore, non so se usasse adirittura colorarle, cmq in laboratorio dava direttive precise sulla accentuazione dei colori, e chiaramente usava pellicole a sensibilità bassissima,
inoltre la sua “passione” per la geometria pura è una scelta precisa intenzionale ed estremizzata il più possibile, se ci fosse bisogno di altre prove io ricordo una pubblicazione (rara credo) che ebbi modo di vedere al corso del prof Italo Zanier in cui veniva curata nei minimi termini sia l’impaginazione che il taglio anomalo ( mi sembra fosse quadrato o quasi, cosa rara in quei tempi parliamo di una pubblicazione inizi 70 se non erro…)
insomma questo Fontana non lo disprezzerei proprio come fa Lara, è un fotografo che ha iniziato un filone, molto riconoscibile, che poi moltissimi fotografi hanno abbracciato, copiato fin anche troppo a livello amatoriale
vabbeh