All’opposto della Factory c’è la New Factory, la mostra dedicata al pop artist
Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 – New York, 1987) in una villa ai piedi delle colline parmensi. Il contrasto fra la scenografia di un loft di Manhattan e lo spazio classico di un palazzo con giardini all’italiana e collezione permanente non potrebbe essere maggiore. Nelle sale che ospitano la raccolta della Fondazione Magnani-Rocca sono presenti
Gentile da Fabriano e
Tiziano. Girato l’angolo, si ripercorre l’itinerario dell’artista che ha svuotato l’arte dal suo valore etico per renderla permeabile all’ingresso in scena dell’oggetto comune. Il luogo della mostra costringe a una sintesi difficile fra due concezioni dell’uomo diametralmente opposte.
Contenitore senza contenuto è la realtà secondo Warhol. L’uomo è un prodotto al pari di qualsiasi oggetto commerciale: come l’immagine pubblicitaria scatena la fame dell’individuo sulle cose, allo stesso modo il sistema dei media su cui si regge il delicato equilibrio capitalista è vorace di consumatori, che con la loro frenesia devono rincorrere l’offerta, altrimenti votata alla sovrapproduzione. L’individuo paga il benessere materiale con la distruzione della propria capacità critica e la tecnica annulla il giudizio per trasformarlo in indifferente desiderio.
Le opere di Warhol sono la “notizia” di questo processo. Testimoniano, con il distacco della cronaca, l’avvenuto processo mentale di acquisizione del messaggio. Le serigrafie di
Marilyn (pezzo forte dell’esposizione) sono il filtro della coscienza che si macchia al passaggio dell’immagine: il foglio ne rimane intriso, in maniera sbiadita e passiva. Non si fissano invece nella mente il significato e il contenuto emotivo dell’immagine, e questo ci permette di accogliere la notizia di un’esecuzione capitale sull’
Electric Chair con lo stesso stato d’animo di un avvenimento gioioso, ovvero con indifferenza.
T
utte le opere di Warhol, di cui una selezione significativa è esposta in questa antologica (le serigrafie di
Mao, le ricette illustrate,
Ladies and Gentlemen, copertine di riviste e dischi prodotte dall’eclettico artista e altri lavori sia grafici che video), sono solo uno degli infiniti percorsi dell’immaginario collettivo che alberga nell’immaginario individuale. Ecco come ragiona l’uomo-massa senza accorgersene, sembra dire Warhol.
Ma l’uomo del Duemila risponde ai mille input del sistema consumista con lo stesso atteggiamento acritico di qualche decennio fa? Allora la novità della società tecnologica colse di sorpresa l’individuo, che reagì all’inedito bombardamento mediatico perdendo i riferimenti etici ed estetici della tradizione. Oggi l’uomo si è abituato. Come oggetto comincia a diventare obsoleto, man mano che riacquista una (debole) coscienza critica e rifugge in preda all’
“horror pleni” (Gillo Dorfles) la giungla di messaggi che invade la sua quotidiana. La Pop Art rimane attuale e al contempo diventa storia, e sentore di storia aleggia nell’itinerario espositivo.
La mostra di Traversetolo fa raccolta inventaria delle opere piĂą famose di Warhol senza osare ricerche piĂą approfondite.
The New Factory non è anticonformistica come la Factory. Seppoi si cade vittima dell’horror pleni, una boccata d’aria nei giardini all’italiana e una visita alla collezione permanente sono un ottimo rimedio.