Nell’ambito delle manifestazioni di Bologna 2000, la Pinacoteca Nazionale ospita un’ampia ed esaustiva mostra dedicata a “I Bibiena. Una famiglia europea”, dinastia di artisti geniali, scenografi ed architetti che contribuirono alla diffusione del gusto barocco in Europa, chiamati a celebrare, con sontuosi apparati scenici, i trionfi di re ed imperatori. Scrive un cronista del Settecento: “Non vi è stata corte che non invitasse alcuno dei Bibiena a servirla, né altro luogo meglio confacevasi ai Bibiena che le grandi corti. (…) solo la potenza dei sovrani poteva dar esecuzione alle loro idee. Le feste che essi diressero per vittorie, per nozze, per ingressi di Principi furono le più sontuose, che mai vedesse l’Europa.”
Capostipite della famiglia fu Giovanni Maria Galli il Vecchio (1619-1665), pittore formatosi presso la bottega dell’Albani e che, per distinguersi da un condiscepolo anonimo, assunse il cognome Bibiena, dal paese di origine. Dei suoi tre figli soltanto Maria Oriana (1655ca. – 1749) non fu altro che una modesta pittrice, mentre Ferdinando (1657-1743) e Francesco (1659-1739) furono i grandi padri della famiglia di scenografi. In particolar modo Ferdinando mantenne per 28 anni la carica di “primario pittore e architetto” dei Farnese a Parma ed a Piacenza, lavorando al contempo come scenografo a Roma, Firenze, Napoli, Milano e Torino. Convocato a Barcellona da Carlo II d’Asburgo per organizzare le sue feste di nozze, nel 1712 Ferdinando seguì il suo mecenate a Vienna, e quando quest’ultimo divenne imperatore col nome di Carlo VI, egli venne nominato scenografo ed “ingegnere teatrale”. Al suo rientro a Bologna fu accolto tra i membri dell’Accademia Clementina, della quale fu viceprincipe. Suo fratello Francesco (1659-1739), specializzato nella scenografia e nella quadratura, ovvero le architetture dipinte, rimase perlopiù legato alle città di Mantova, Genova e soprattutto Napoli, dove realizzò sontuosi spettacoli per l’arrivo di Filippo V nel 1702. In seguito si trasferì alla corte di Vienna, tornando in Italia soltanto nel ’14, anno della morte dell’imperatore Giuseppe.
Inoltre a Ferdinando Bibiena si deve la rivoluzione della visione e della tecnica scenografica, grazie ad un trattato dal titolo L’architettura civile, pubblicato nel 1711, al quale fecero seguito le Direzioni ai giovani: la riforma del punto di vista o la veduta ad angolo (1731). In conformità a tal principio, il punto di fuga della prospettiva scenica si spostò dall’asse centrale ai lati del palcoscenico, ovvero ponendo al centro di quest’ultimo l’angolo di un palazzo, di un loggiato, di un arco o di un ponte, le fughe e le prospettive si moltiplicavano, dando allo spettatore l’impressione che lo spazio scenico fosse enormemente più vasto e complesso. Un’altra innovazione riguardò la struttura stessa del teatro, che da apparato ligneo allestito all’interno di saloni preesistenti divenne edificio autonomo costruito in muratura.
Per quanti, all’uscita della mostra, volessero ammirare la concreta applicazione dei principi architettonici e scenografici esposti, consigliamo di percorrere le vie di Bologna ad iniziare dal Teatro Comunale, capolavoro di Antonio Bibiena (1697-1774), e proseguendo alla volta dei saloni del Palazzo Malvezzi de’ Medici, lo scaloncino di Palazzo Garagnani, lo scalone ed il cortile di Palazzo Banzi, sino ad arrivare all’Arco del Meloncello.
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