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Fino al 7.IV.2002 | La memoria donata – Walter Madoi | Parma, Galleria San Ludovico

di - 5 Aprile 2002

Trasferitosi a Parma, per frequentare l’Accademia, a 18 anni abbandona tutto per seguire la causa della liberazione partigiana. Torna in città solo a guerra finita, nel 1945, ma quest’esperienza segnerà lui e la sua arte per tutta la vita. Per frequentare Brera va a Milano. Continua a dipingere: paesaggi, le rive del Po, campagne intristite dalla neve, la scultura, ma soprattutto la riscoperta della montagna che aveva conosciuto durante l’incubo della guerra. Siamo negli anni di Sesta di Cirniglio, un paese minuscolo dove ottiene di poter affrescare i 380 metri quadri di muro. Dopo le tele è alla ricerca di grandi spazi: li trova e vi traspone gli uomini di strada come astanti della Crocifissione. Nel 1963 termina il lavoro. A Parma inizia, invece, nel 1966 ad affrescare la chiesa del Corpus Domini lavorando giorno e notte per un’opera la cui figura conclusiva è un Cristo dell’Ultima Cena il cui volto, i cui occhi non possono essere dimenticati. Sfumati gli affreschi per il Muro di Berlino, una parte della Germania non concede il permesso, nel 1969 gli è commissionata la vetrata della Chiesa della Sacra Famiglia alle Vallette di Torino: tema della vetrata Il Magnificat. L’anno successivo torna a Milano su invito del Comune che gli mette a disposizione la Torre alle Colonne di San Lorenzo, che diverrà il suo luogo di studio e di vita artistica. E’ qui che accoglie attori, scrittori, è sempre qui che ai quadri di paesaggio si sostituiscono le immagini denuncia, registrazioni fedeli del mutamento di una città, Milano, ma non solo. Nel 1974 si ammala di cancro, ma sfrutta ogni istante del tempo che gli rimane per dipingere e scolpire: San Donato, Genova, Cremona e ancora Sesta come Milano dove muore nel 1976.
A 26 anni dalla sua morte sono esposte cinquantatre opere inedite di Walter Madoi che gli eredi hanno donato al Comune di Parma. Una parte significativa della collezione è fornita dai bozzetti per la vetrata della chiesa della Sacra Famiglia di Torino cui si aggiungono le figure che rappresentano la Contestazione, opere nelle quali, come anche nel dipinto Caino e Abele, Madoi registra le contraddizioni del suo tempo con l’intento di superarle storicizzandole. Accanto alle opere più impegnate sono esposti anche dipinti che dimostrano la sua attenzione allo studio della figura umana, ritratti tipizzati di una ricca antologia di soggetti accomunati dalla costante osservazione del vero. Perché, pur essendo la pittura di Madoi una pittura di getto, indipendentemente che si tratti di una protesta, di un dolore o di un campo di fiori, in realtà essa è frutto di un attento processo di analisi e di valutazione. Non c’è nulla di ciò che ha registrato che non sia stato attentamente vagliato. La forza della sua pittura è la risposta neoromanica alle tendenze dell’arte contemporanea, buttando l’occhio ad italiani come Carrà e Sironi e alla poetica del sacro del francese Roulault. Un sacro ove accanto alle figure mistiche il Madoi laico, colloca, senza compiacimenti artificiosi, figure terrene, umane, consapevoli dei loro limiti, incapaci di romperli, fermate nel tempo. Immagini che trasmettono inquietudine, atterriscono. Eppure la loro disperazione non è mai totale, sempre nei loro sguardi c’è la forza del riscatto, il residuo di un’umanità consapevole.

Francesca Fortunato


Walter Madoi
Parma, Galleria San Ludovico
Info: s.randazzo@comune.parma.it, tel. 0521/218669
Il catalogo della mostra è stato edito da Mazzotta
Ufficio Stampa Barbara Pecchini, Alessandra Pozzi


[exibart]

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