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fino al 7.XI.2009 | Anna Ostoya | Bologna, Car Projects

di - 19 Ottobre 2009
Suddivisa
in due aree concettualmente distinte, la mostra presenta al piano superiore –
maggiormente aperto verso l’esterno grazie alle sue ampie vetrate – una serie
di opere su tela e un’impercettibile e insidiosa installazione.
La
dimensione pubblica, il reale che conosciamo meglio perché continuamente
trasmesso dai mezzi d’informazione, si dispiega qui nella serie di collage che Anna
Ostoya
(Cracovia, 1978; vive a
Francoforte) ottiene attraverso l’ordinata composizione di frammenti tratti da
quotidiani italiani raccolti durante il suo soggiorno a Bologna.
Le
strutture regolari e paradossalmente logiche che l’artista impone alle sue
opere di carta si contrappongono al caotico flusso d’informazioni a cui il
pubblico contemporaneo è ormai abituato: volti, abbracci, sorrisi, gesti diplomatici
e strette di mano s’intrecciano alle immagini di paesaggi devastati e di noti
edifici di rappresentanza.
La
stessa storia della città di Bologna viene in qualche modo inclusa, non solo
attraverso i numerosi ritagli tratti dai giornali locali, ma anche grazie alla
presenza di Image One (l’unico
olio su tela in mostra) che, riprocessando un’immagine fotografica della
stazione devastata dall’attentato del 2 agosto 1980, diviene una sorta di
contrappunto “locale” alle immagini “globali” che la circondano.

Image
One
è un’astrazione, una visione metafisica, una sintesi di profonda desolazione
che, facendo scomparire uomini e cose, lascia spazio a prospettive interrotte e
sovrapposte, all’intersezione di piani inclinati, alla potenza devastante di
un’esplosione e allo spaventoso silenzio che ne segue.
Un
filo d’acciaio teso a circa venti centimetri dal suolo interrompe il normale
percorso circolare della galleria. L’artista inserisce all’interno di questa
breve quadreria un tranello, un congegno d’“inganno”, un pericolo nascosto,
come quelli che possiamo trovare ogni giorno nelle pagine dei quotidiani o
nelle dichiarazioni mediatiche dei leader politici. Una sorta di ammonimento a
prestare costantemente attenzione, a continuare a guardare in direzioni non “indicate”,
per vedere il reale com’è, e non come spesso appare.
Al
piano inferiore della galleria – più intimo e raccolto perché costituito
principalmente dall’emisfero in mattoni a vista dell’ex ghiacciaia – il
processo di astrazione figurativa continua. Sei oggetti sospesi a mezz’aria
riproducono forme primarie via via semplificate: dal parallelepipedo alla
piramide. Le loro superfici sono colorate con tonalità digradanti: dal grigio
scuro al bianco.

Da
ognuno di essi una voce maschile o una femminile ripete frasi che sembrano
tratte da una lezione di italiano di base e che vanno complicandosi, fino ad
arrivare all’analisi critica del display all’interno dell’arte contemporanea.
Io parlo
è un omaggio a Morandi, alla
sua capacità di astrazione e di isolamento dell’oggetto dal reale. Alla sua
costante ricerca della purezza nella forma.

giulia pezzoli
mostra visitata 3 ottobre 2009


dal 3 ottobre al 7 novembre 2009
Anna Ostoya – More Real
Than What We See. Più reale di quello che vediamo
a cura di Antonio Grulli
Galleria Car Projects
Viale Pietramellara, 4/4 (zona Mambo) – 40131 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 14.30-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0516592522; fax +39 051552462; info@carprojects.it; www.carprojects.it

[exibart]


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