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27
maggio 2008
fino al 8.VI.2008 Edward Steichen Reggio Emilia, Palazzo Magnani / Chiostri di San Domenico
bologna
Una fotografia per spiegare “l'uomo all'uomo, e ciascuno a se stesso”. Due mostre in una per raccontare un genio dai mille volti del Novecento. Non solo fotografo, ma anche pittore, curatore e scopritore di talenti...
“Ecco un lavoratore con un’anima piena di sentimenti, con una mente ricca di pensieri, con una mano dotata di maestria. È sicuro che il suo futuro sarà assai interessante”. Così scriveva William Dyer nel 1900 sulla rivista “Camera Notes” in riferimento al giovane Steichen. E aveva ragione.
Non esiste altra carriera fotografica come quella di Edward Steichen (Lussemburgo, 1879 – New York, 1973) in tutto il Novecento. Sembrerebbe un’affermazione azzardata, ma non lo è. Poiché il fotografo lussemburghese ha toccato ogni cosa nelle sue innumerevoli “vite”: ritrattistica, paesaggio, la guerra vissuta in prima persona, fino alla moda, per cui diventò il primo e più importante fotografo mai esistito. Ponte tra l’America e l’Europa per famosissimi artisti –Picasso lo definì “la forza più importante per introdurre l’arte in America”- dopo la sua morte nel 1973 non ha mai avuto una retrospettiva nel suo continente di nascita, se non quella, ora in mostra a Reggio Emilia, che ha già toccato Parigi, Losanna e Zurigo, e che si dirigerà poi a Madrid e a New York.
La cittadina emiliana sceglie di dedicare a Steichen due mostre, per non limitare il suo contributo estetico ingente nell’ambito della moda. L’epopea fotografica allestita magnificamente a Palazzo Magnani ripercorre in ordine cronologico la strada e le tematiche affrontate dal fotografo più pagato del suo tempo e così sorprendentemente moderno, che ha interpretato la fotografia in modo pittorico e come vera espressione artistica, dall’apprendistato nei boschi di Milwaukee, un esordio folgorante da autodidatta pittorialista e simbolista (smetterà di dipingere soltanto nel 1923), i primi successi di Parigi e New York, la foto-secessione guidata dall’amico e mentore Alfred Stieglitz, i ritratti mondani, la moda di gran classe negli anni della direzione alle Edizioni Condè Nast.
Celeberrima anche la sua attività di curatore, di cui abbiamo un esempio in mostra con la sezione dedicata alla ricostruzione dell’esposizione The family of Man del 1955, risalente alla sua direzione del MoMA, che rimane memorabile tra le mostre fotografiche di tutti i tempi. Affascinanti i raffinati ritratti mondani che segnano un’epoca in cui farsi ritrarre significava farsi addirittura “steichenizzare”; incontri intensi, dove il fotografo valorizza i soggetti sublimando la loro risonanza con gli accessori.
Adorato dai più, esaltato o criticato dai giornalisti che lo giudicavano il “Leonardo della fotografia”, la sua passione per la fotografia a colori, in cui vedeva nuove potenzialità, e per le sperimentazioni culmina nell’approdo all’alta moda nel ‘23. Ai Chiostri di San Domenico sono esposti dunque gli anni della moda, una vera carrellata di eleganza, se è vero che il fotografo consigliò alla direttrice di Vogue, Edna Chase, di “fare di Vogue un Louvre”.
Un suo grande merito è sicuramente quello di aver sostituito la freddezza del modernismo alla sdolcinatezza del pittorialismo nella fotografia commerciale tra gli anni ’20 e ’30, rinnovando l’estetica della stampa popolare, fondendosi col soggetto stesso e sapendo cogliere, attraverso linee forti e decise, luci artificiali e la bellezza moderna di modelle e attrici di temperamento -esemplare il ritratto di Gloria Swanson, ardente dietro al velo di pizzo- il senso di una nuova epoca.
Non esiste altra carriera fotografica come quella di Edward Steichen (Lussemburgo, 1879 – New York, 1973) in tutto il Novecento. Sembrerebbe un’affermazione azzardata, ma non lo è. Poiché il fotografo lussemburghese ha toccato ogni cosa nelle sue innumerevoli “vite”: ritrattistica, paesaggio, la guerra vissuta in prima persona, fino alla moda, per cui diventò il primo e più importante fotografo mai esistito. Ponte tra l’America e l’Europa per famosissimi artisti –Picasso lo definì “la forza più importante per introdurre l’arte in America”- dopo la sua morte nel 1973 non ha mai avuto una retrospettiva nel suo continente di nascita, se non quella, ora in mostra a Reggio Emilia, che ha già toccato Parigi, Losanna e Zurigo, e che si dirigerà poi a Madrid e a New York.
La cittadina emiliana sceglie di dedicare a Steichen due mostre, per non limitare il suo contributo estetico ingente nell’ambito della moda. L’epopea fotografica allestita magnificamente a Palazzo Magnani ripercorre in ordine cronologico la strada e le tematiche affrontate dal fotografo più pagato del suo tempo e così sorprendentemente moderno, che ha interpretato la fotografia in modo pittorico e come vera espressione artistica, dall’apprendistato nei boschi di Milwaukee, un esordio folgorante da autodidatta pittorialista e simbolista (smetterà di dipingere soltanto nel 1923), i primi successi di Parigi e New York, la foto-secessione guidata dall’amico e mentore Alfred Stieglitz, i ritratti mondani, la moda di gran classe negli anni della direzione alle Edizioni Condè Nast.
Celeberrima anche la sua attività di curatore, di cui abbiamo un esempio in mostra con la sezione dedicata alla ricostruzione dell’esposizione The family of Man del 1955, risalente alla sua direzione del MoMA, che rimane memorabile tra le mostre fotografiche di tutti i tempi. Affascinanti i raffinati ritratti mondani che segnano un’epoca in cui farsi ritrarre significava farsi addirittura “steichenizzare”; incontri intensi, dove il fotografo valorizza i soggetti sublimando la loro risonanza con gli accessori.
Adorato dai più, esaltato o criticato dai giornalisti che lo giudicavano il “Leonardo della fotografia”, la sua passione per la fotografia a colori, in cui vedeva nuove potenzialità, e per le sperimentazioni culmina nell’approdo all’alta moda nel ‘23. Ai Chiostri di San Domenico sono esposti dunque gli anni della moda, una vera carrellata di eleganza, se è vero che il fotografo consigliò alla direttrice di Vogue, Edna Chase, di “fare di Vogue un Louvre”.
Un suo grande merito è sicuramente quello di aver sostituito la freddezza del modernismo alla sdolcinatezza del pittorialismo nella fotografia commerciale tra gli anni ’20 e ’30, rinnovando l’estetica della stampa popolare, fondendosi col soggetto stesso e sapendo cogliere, attraverso linee forti e decise, luci artificiali e la bellezza moderna di modelle e attrici di temperamento -esemplare il ritratto di Gloria Swanson, ardente dietro al velo di pizzo- il senso di una nuova epoca.
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a cura di Todd Brandow, William A. Ewing e Nathalie Herschdorfer
Palazzo Magnani
Corso Garibaldi, 29 – 42100 Reggio Emilia
Chiostri di San Domenico
Via Dante Alighieri, 11 – 42100 Reggio Emilia
Orario: da martedì a domenica ore 10-13 e 15-19
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Skira, € 75
Info: tel. +39 0522454437; fax +39 0522444436; info@palazzomagnani.it; www.palazzomagnani.it
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