Curata dal direttore della GAM bolognese, Peter Weiermair, la mostra Desire raggruppa 104 artisti internazionali che occuperanno i muri della galleria fino al prossimo otto settembre. Le opere spaziano dal disegno alla fotografia, dal digitale al pittorico, fin anche ad un video. L’esposizione, realizzata in collaborazione con la fondazione Ursula Blickle Stiftungdi Kraichtal, propone allo spettatore il tema del desiderio sessuale, quello strettamente legato agli appetiti carnali, che si vuole qui evocare attraverso l’esibizione del corpo umano e, in più di un caso, dell’organo sessuale maschile, rappresentato nell’esuberanza che lo caratterizza nell’atto del desiderio. La scelta privilegiata di quest’ultimo soggetto, oltre all’ovvio rimando simbolico che il fallo ha sempre avuto nel sintetizzare la sfera erotico-sessuale, vuole probabilmente contraddistinguere un’operazione altrimenti troppo affine a quella propostaci quotidianamente dai media di massa, televisivi o patinati che siano, inclini al facile adescamento dello spettatore nell’offerta di femminei ed accattivanti corpi (semi) nudi. È forse per questo che opere attinenti al tema, ma imbarazzantemente schierate nella proposta di un “conformista” universo femminile, ad uso e consumo maschile, come quello offerto dall’arcinoto Newton o dal newyorkese Richard Kern sono assenti, ritenute probabilmente poco trendy o interscambiabili con altre opere più accessibili al prestito e maggiormente “scandalose” sul versante “omo”. Naturalmente la questione non verte sull’offerta di una tipologia di corpi rispetto ad un’altra (anche corpi femminili o parti anatomiche di questi sono democraticamente presenti in mostra), il discorso vuole evidenziare come all’alba di un nuovo millennio certe caratteristiche formali (l’appariscenza del sesso maschile su quello femminile, maggiormente inflazionato, o l’ostentata esibizione di parti, a volte, censurate dai media di massa) siano ben poca cosa per differenziare il discorso da un ambito comerciale-massificato ad uno culturale. Per quanto riguarda molti degli artisti presenti, non è certo il blasone del nome a far difetto, manca però un filo conduttore che unisca le opere al di là della superficialità epidermica, tanto più ora che sono estraniate, sottratte al corpus coerente del loro autore. Il percorso della mostra risulta quindi dispersivo, con un tessuto connettivo debole, al punto da dare l’impressione di aggirarsi tra i padiglioni di Arte Fiera. Tema del Desiderio dovrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) l’immaginazione dalle fogge più disparate e non l’anatomia più accademica o le mimiche approssimativamente tormentate dalla libidine. Forse allora il desiderio esposto dal curatore, più meritevole in altre occasioni, è un desiderio di risonanza mediatica, una strategia tesa ad accattivarsi la curiosità di un pubblico sempre più desideroso di partecipare all’“evento” che l’eclatanza del tema sembra promettere. Un’eclatanza in realtà più paventata che reale nell’era del sesso on line.
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galleriadartemoderna.bo.it
Roberto Maggiori
‘Desire’; Galleria d’Arte Moderna, Piazza Costituzione 3, Bologna; A cura di Peter Weiermair
Dal 6 giugno al 8 settembre 2002, orario: 10-18; chiuso il Lunedì; Biglietto intero: 4,00 Euro. Biglietto ridotto 2,00Euro; Catalogo: Edizioni Oehrli; Info: tel. 051 502859 Fax 051 371032 e-mail ufficiostampagam@comune.bologna.it[exibart]
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Poteva essere interessante accoppiarla ad Erotica, la manifestazione sull'erotismo (ke è poco erotica e molto porno) che ogni anno si fa li a Bo. Chi non risica non rosica.
Sono perfettamente d'accordo: una esposizione creata ad hoc per scandalizzare, per creare reazioni , che ci riesce (vedi la pubblicità ottenuta grazie all'indignazione degli ambienti ecclesiastici), ma non in maniera intelligente. Una mostra che si propone di affrontare il tema del desiderio, ma che spesso cade nella pornografia più spicciola (non è un commento moralista il mio), un'accozzaglia di opere su ogni tipo di supporto,spesso veramente brutte, basta che sia presente in maniera più o meno velata, anzi diciamo proprio ostentata, l'immagine sessuale. I nomi di richiamo (Mappelthorpe, Araki, Rainer...) servono solo da mezzo pubblicitario accattivante. Vale la pena andare se non avete visto ancora le altre esposizioni allestite in galleria: Roger Ballen, col suo inquietante immaginario umano, e le sculture aliene di Rona Pondick.