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13
maggio 2008
fino all’8.VI.2008 Raoul Hausmann / Wols Reggio Emilia, Galleria Parmeggiani / Chiostri di San Domenico
bologna
Due eccentrici, due informali che percorrono strade parallele. Per arrivare a pensarla allo stesso modo sulla fotografia. Intesa non più come un compiacimento classico della forma, ma come un contributo alla conoscenza...
La questione che si è posto Elio Grazioli, curatore di Fotografia Europea 2008, non è il corpo che possiamo guardare, quello offerto da un’immagine, ma il corpo dell’immagine stessa. Non la rappresentazione del corpo, ma la consistenza dell’immagine in quanto essa stessa corpo. Per uscire da una dimensione teorica in cui l’immagine è concepita, soprattutto nella sua accezione bidimensionale, si è voluti arrivare all’apticità. Questo effetto concreto dell’immagine è un invito al tatto proposto dalla vista. Si arriva quindi a una forma tattile di un’immagine, sia nel modo in cui il corpo è rappresentato, sia attraverso un trattamento dell’immagine stessa in quanto corporeità.
Come scrive Grazioli in catalogo, chi compie questo percorso atipico per il mondo della fotografia deve andare contro schemi e codici consolidati, dove l’immagine si concede allo sguardo nella sua bidimensionalità. Questa linea teorica ha portato alla scelta di una piccola costellazione di fotografi, tra cui Raoul Hausmann e Wols, di cui sono proposte ampie rassegne.
Insieme a George Grosz, Heartfield e altri, nel 1917 a Berlino Raoul Hausmann (Vienna, 1886 – Limoges 1971) è tra i fondatori del gruppo Dada. Dopo aver scritto il testo Non sono un fotografo, comincia un percorso contro, tanto contro che abbandona anche tutta l’esperienza avuta nell’alveo dell’avanguardia dadaista, dove aveva realizzato i fotomontaggi e i collage tipici di quell’iconografia. Non teorizza più l’antifotografia, ma qualcosa di molto più potente, che egli stesso definisce sensorialità eccentrica.
Una sensorialità offerta dalle immagini non soltanto dal punto di vista ottico, ma originata dall’effetto aptico, eccentrico. Tutti i sensi sono chiamati in causa e lo sguardo entra nella dimensione sensoriale in senso più ampio. Ecco allora che l’immagine del corpo umano viene forzata in un’iperbole di senso e diventa paesaggio, mentre il paesaggio naturale diventa corpo, nudo sensuale. Fusione integrale che arricchisce la fotografia in un sol colpo.
Wols (Alfred Otto Wolfgang Schulze; Berlino, 1913 – Parigi, 1951) invece, noto in Italia più per i suoi fondamentali esempi pittorici legati a uno dei più alti e originali momenti dell’informale, è qui presente con la sua idea di fotografia. Il Centre Pompidou gli aveva dedicato, nel 1978, un’ampia rassegna fotografica a cura di Lazlo Glozer, in cui già si coglievano alcune delle direttrici più importanti della fotografia europea. Wols, attraverso la fotografia, intendeva arrivare al cuore stesso delle cose così come gli apparivano, senza una posa, ma per come l’uomo se l’era dimenticate o le aveva abbandonate.
Wols e le cose fotografate erano lo specchio che rifletteva l’informe quotidiano che in quella temporalità erano vissute. Gli scatti di Wols non ritraggono visivamente gli oggetti, ma rendono questi ultimi concreti, perché isolati dalle loro possibili relazioni. Oggetti, dunque, privi di relazioni, che diventano e producono l’essenzialità delle cose.
Wols e Hausmann sono, in periodi diversi, ricercatori e sperimentatori fondamentali, che offrono le vie d’uscita da una fotografia che rischiava di restare uno sterile formalismo.
Come scrive Grazioli in catalogo, chi compie questo percorso atipico per il mondo della fotografia deve andare contro schemi e codici consolidati, dove l’immagine si concede allo sguardo nella sua bidimensionalità. Questa linea teorica ha portato alla scelta di una piccola costellazione di fotografi, tra cui Raoul Hausmann e Wols, di cui sono proposte ampie rassegne.
Insieme a George Grosz, Heartfield e altri, nel 1917 a Berlino Raoul Hausmann (Vienna, 1886 – Limoges 1971) è tra i fondatori del gruppo Dada. Dopo aver scritto il testo Non sono un fotografo, comincia un percorso contro, tanto contro che abbandona anche tutta l’esperienza avuta nell’alveo dell’avanguardia dadaista, dove aveva realizzato i fotomontaggi e i collage tipici di quell’iconografia. Non teorizza più l’antifotografia, ma qualcosa di molto più potente, che egli stesso definisce sensorialità eccentrica.
Una sensorialità offerta dalle immagini non soltanto dal punto di vista ottico, ma originata dall’effetto aptico, eccentrico. Tutti i sensi sono chiamati in causa e lo sguardo entra nella dimensione sensoriale in senso più ampio. Ecco allora che l’immagine del corpo umano viene forzata in un’iperbole di senso e diventa paesaggio, mentre il paesaggio naturale diventa corpo, nudo sensuale. Fusione integrale che arricchisce la fotografia in un sol colpo.
Wols (Alfred Otto Wolfgang Schulze; Berlino, 1913 – Parigi, 1951) invece, noto in Italia più per i suoi fondamentali esempi pittorici legati a uno dei più alti e originali momenti dell’informale, è qui presente con la sua idea di fotografia. Il Centre Pompidou gli aveva dedicato, nel 1978, un’ampia rassegna fotografica a cura di Lazlo Glozer, in cui già si coglievano alcune delle direttrici più importanti della fotografia europea. Wols, attraverso la fotografia, intendeva arrivare al cuore stesso delle cose così come gli apparivano, senza una posa, ma per come l’uomo se l’era dimenticate o le aveva abbandonate.
Wols e le cose fotografate erano lo specchio che rifletteva l’informe quotidiano che in quella temporalità erano vissute. Gli scatti di Wols non ritraggono visivamente gli oggetti, ma rendono questi ultimi concreti, perché isolati dalle loro possibili relazioni. Oggetti, dunque, privi di relazioni, che diventano e producono l’essenzialità delle cose.
Wols e Hausmann sono, in periodi diversi, ricercatori e sperimentatori fondamentali, che offrono le vie d’uscita da una fotografia che rischiava di restare uno sterile formalismo.
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a cura di Elio Grazioli
Raoul Hausmann – Sensorialità eccentrica
Galleria Parmeggiani
Corso Cairoli, 2 – 42100 Reggio Emilia
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Chiostri di San Domenico
Via Dante Alighieri, 11 – 42100 Reggio Emilia
Orario: da martedì a venerdì ore 18-23; sabato, domenica e festivi ore 10-23
Ingresso: intero € 10; ridotto € 7
Catalogo Damiani, € 30
Info: tel. +39 0522451152; info@fotografiaeuropea.it; www.fotografiaeuropea.it
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