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A Venezia, un Cinema Galleggiante per muoversi in Acque Sconosciute
Cinema
Dal 27 agosto al 5 settembre 2020, la laguna di Venezia ha ospitato il progetto “Cinema Galleggiante: Acque Sconosciute”, ideato da Edoardo Aruta e Paolo Rosso di Microclima, in collaborazione con importanti realtà culturali locali e internazionali. La rassegna cinematografica, con una ricca programmazione tra film, cortometraggi, video d’artista e interventi artistici diversi, ha avuto luogo nella secca retrostante l’isola della Giudecca, dove gli spettatori hanno potuto vedere le proposte cinematografiche direttamente dalle proprie imbarcazioni o attraverso una piattaforma galleggiante pensata per il pubblico senza barca.
Edoardo Aruta e Paolo Rosso ci parlano dell’idea alla base del progetto fino alla sua realizzazione, tra riflessioni sull’attuale esigenza di attività culturali a Venezia, cooperazione tra istituzioni differenti, coinvolgimento immersivo del pubblico e sostenibilità.
Cinema Galleggiante: con Edoardo Aruta e Paolo Rosso, tra le Acque Sconosciute
Come è nato il progetto Cinema Galleggiante e perché avete deciso proprio la laguna di Venezia come “sala cinematografica” all’aperto per la rassegna?
«Venezia è la nostra casa ma, in quanto archetipo della città in cui la relazione fragile tra essere umano e ambiente è manifesta, è anche il luogo ideale per un gesto non solo di attesa meditativa e parziale distanza ma anche di unione e rinascita.
Il progetto pur essendo il rimaneggiamento di un’idea nata nel 2018 è frutto dell’urgenza comune di rispondere ad un momento di stasi delle attività culturali cittadine: nonostante le difficoltà per organizzare eventi pubblici abbiamo trovato il modo di realizzare una programmazione cinematografica di film d’autore, video arte, cortometraggi e documentari con la partecipazione di un gran numero di realtà culturali attive a Venezia. La peculiarità formale di questa iniziativa è stata quella di svolgersi interamente in acqua andando a creare un insediamento marino. Il dispositivo cinema è stato un pretesto per riunire in un’azione corale una buona parte delle entità che hanno un peso nella produzione e nello sviluppo culturale della città, pertanto per noi è più corretto parlare di un insediamento anfibio per rispondere alla necessità comune di muoversi in acque sconosciute».
Perché il titolo Acque sconosciute?
«Acque sconosciute è un titolo che ha voluto indicare la necessità di creare un’azione contestualizzata ad un periodo storico senza precedenti.
Il tema Acque sconosciute è scaturito durante i primi incontri con alcune delle realtà coinvolte e riflette la volontà di sperimentare nuovi metodi di fruizione culturale. Al tempo stesso acque sconosciute, inteso sul piano letterale e simbolico, ci ha permesso di creare una programmazione di contenuti articolata.
In termini di azione collettiva eravamo attratti dal fatto che un gruppo eterogeneo di entità, in un momento di difficoltà sociale, creassero un insediamento anfibio per sopravvivenza culturale e per mantenere salda la relazione tra individui nonostante le condizioni avverse».
Oltre alla collaborazione con gli enti partner, vi sono numerose realtà culturali locali e internazionali che hanno contribuito con la selezione di film, cortometraggi e video di artisti, dando vita a un vero e proprio progetto corale. Come è stato collaborare con queste istituzioni?
«Collaborare con un gran numero di realtà ha rappresentato per noi, non solo un momento di condivisione e aggregazione della comunità, ma anche lo spunto per una riflessione intorno allo sviluppo culturale della città. Il coinvolgimento di tutti con lo stesso entusiasmo non ha fatto altro che confermare l’urgenza di voler e dover partecipare ad una “visione collettiva”. Scorrendo la lista si trovano realtà molto diverse tra loro, sia cittadine che legate a Venezia da relazioni consistenti: About, ALMA ZEVI, Awai, Casa Capra, Collezione Peggy Guggenheim, DH Office, Dolomiti Contemporanee, Festival dei Matti, Fondazione Querini Stampalia, Fondazione Musei Civici di Venezia – Museo Fortuny, Fondazione Luigi Nono, Galleria Michela Rizzo, Ginko Film, Laguna B & We are here Venice, Lo schermo dell’arte, Ocean Space / TBA21−Academy, Pentagram Stiftung, Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection, Università Iuav di Venezia, Spazio Punch e V.E.R-V.
Abbiamo coinvolto le remiere Il Caicio, Soralai e Soto Aqua che hanno fornito imbarcazioni a remi per traghettare il pubblico senza barca verso l’area anfibia con l’obiettivo di foraggiare la tradizione. E poi ancora il supporto in acqua della famiglia di pescatori giudecchini Bognolo e della guardia costiera mentre a terra l’associazione Venice Calls ci ha aiutato con l’organizzazione logistica.
Per lasciare una traccia nel momento di convivialità abbiamo innescato la collaborazione tra Africa Experience di Hamed Ahmadi e TOCIA! di Marco Bravetti: il primo è un ristorante composto da un team di migranti che ricrea le ricette della diaspora, il secondo è una piattaforma sperimentale di cucina sociale iniziata da uno chef con esperienza presso ristoranti internazionali d’avanguardia.
Insomma per concretizzare questa piccola utopia abbiamo voluto formare un gruppo di persone che con visionarietà, idealismo, tecnica, poesia e coraggio riuscissero insieme nell’impresa: dalla risposta entusiasta della comunità con un po’ di commozione possiamo affermare di aver realizzato pienamente una visione collettiva».
Una riflessione su come è andata la realizzazione di questo progetto. Come è stata la risposta del pubblico, la sostenibilità e l’organizzazione della rassegna cinematografica? Prevedete di riproporla in futuro?
«Il Cinema Galleggiante voleva suggerire alternative di vita e di esperienza culturale grazie alla complicità dell’ambiente naturale. Abbiamo ricevuto commenti commossi da diverse persone che hanno partecipato, molti facevano riferimento ad un’esperienza immersiva in piena laguna durante le notti di luna piena.
Il progetto è partito grazie al contributo economico delle istituzioni partner Ocean Space / TBA21−Academy, Pentagram Stiftung e Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection e tre ulteriori sostenitori, DH Office, ALMA ZEVI e Laguna B. Viste le caratteristiche sperimentali e i tratti di imprevedibilità del progetto, sapevamo che avremmo fronteggiato costi aggiuntivi rispetto al budget a disposizione ma abbiamo deciso di procedere comunque. Questa è una dinamica che abbiamo già affrontato in passato: sarebbe prioritario rendere sostenibile economicamente un’impresa ma spesso l’utopia di realizzarla ci ha portato a perdere somme di denaro per poi recuperarle attraverso altri lavori, un motivo è perché affrontiamo la nostra pratica come una sorta di missione/avventura. All’interno di questo meccanismo la possibilità di impiegare i nostri soldi ha la precedenza rispetto alla sicurezza economica, logica che di norma fonda ogni campo professionale.
Siamo grati del fatto che si sia innescata la cooperazione con realtà culturali, associazioni, enti, collettivi, volontarie e volontari che hanno partecipato attivamente per fare in modo che il Cinema Galleggiante si realizzasse comunque. Questa attività volontaria ha reso possibile il progetto, ma essendo ancora in passivo, abbiamo avviato una campagna di crowdfunding per coprire i costi vivi e pagare chi ha lavorato con noi.
Rispetto al futuro siamo interessati all’idea di insediamento anfibio aldilà della programmazione specifica. Già durante questa edizione abbiamo avuto due performance musicali, due talk e uno spettacolo di lanterna magica. Il nostro interesse ultimo è fare sentire le persone vicine alle utopie, per tentare di stimolare azioni creative di grande respiro, e ci auguriamo che chi più ne ha più ne metta».
Per sostenere il progetto di “Cinema Galleggiante: Acque Sconosciute”, ecco il link della campagna di crowdfunding avviata da Microclima.