Nella chiacchierata che abbiamo scambiato con Andrea Lattanzi c’è tutto il suo mondo: la voglia di farcela, lo studio e la disciplina con cui ha coltivato la sua vocazione, la perseveranza di chi vuole realizzare il suo sogno e quella fame che non ti lascia mai pienamente soddisfatto. Classe 1992 e un curriculum già pieno di esperienze variegate. L’ingresso nel mondo della recitazione è dirompente e avviene con il film Manuel nel 2017, grazie al quale Lattanzi approda anche alla Mostra del Cinema di Venezia. La consacrazione arriva con Netflix e il teen drama Summertime, che lo vede nei panni di Dario per ben tre stagioni. Il 2023 è l’anno del ritorno al cinema con Grazie ragazzi, pellicola che lo vede recitare al fianco di Antonio Albanese (da 12 giugno disponibile su Sky).
In ogni esperienza Andrea ha lasciato un piccolo frammento di sé di cui è orgoglioso e fiero. La sua storia sembra pronta per essere adattata alla sceneggiatura di un film, di quelli con il plot twist dietro l’angolo. Un viaggio a New York, un frenetico ritorno in Italia e la ricerca del suo “posto al sole”, fatta di studio, provini andati a buon fine e porte in faccia. Una costante che però non l’ha mai abbandonato è la determinazione, che lo ha spinto ad accettare ogni sfida. Lattanzi ha ripercorso con noi alcuni dei momenti salienti della sua carriera e ha svelato qualcosa sui suoi progetti futuri.
Quanto è contato il talento, la naturale predisposizione e quanto lo studio nella tua carriera?
«Le cose sono correlate. Se hai un talento, non lo coltivi e non lo nutri, resta lì. Lo studio è importantissimo in questo mestiere perché ti fa scoprire tantissime cose. Devi essere aperto emotivamente, devi divertirti, devi giocare. È qualcosa che capisci solo studiando. Io sono stato uno di quelli che ha studiato, che ha preso porte in faccia e un sacco di no. Non mi sono mai abbattuto, sono stato sempre determinato e ho continuato a studiare, non mollavo mai. Ho proprio fame di questo lavoro, voglio riuscire a fare più esperienze possibili».
Sono passati sei anni dal tuo esordio con Manuel. Quanto sei cambiato, professionalmente e personalmente, da quel film?
«Sono cambiato molto, sia a livello caratteriale che a livello professionale. Ho più consapevolezza del mio corpo, come stare in scena. Faccio un po’ fatica a riguardarmi, sono molto autocritico. Voglio sempre dare di più e fare meglio».
C’è un progetto che hai accettato di fare e di cui ti sei pentito (non ti chiedo di dirmi quale) e ce n’è invece uno che non è andato a buon fine per cui hai un rimpianto (in questo caso un nome ti chiedo di farmelo, se ti va)?
«Non mi sono mai pentito di quello che ho fatto, non giudico quello che scelgo di fare. Ho sempre fatto scelte variegate e questo mi ha permesso di conoscere persone e di farmi conoscere. Per quanto riguarda i rimpianti, ho avuto due occasioni davvero importanti. Avrei dovuto far parte del cast di un film americano e purtroppo non ho potuto esserci perché ero già impegnato su un altro set».
Qual è stato il primo film che ti ha fatto davvero appassionare a questo mestiere?
«Un film che mi è rimasto particolarmente impresso è stato L’odio. Mi piacevano un po’ quei ruoli dei ragazzi di strada, perché ci vedevo un po’ della mia storia. Guardare quel genere di film mi ha salvato».
La recitazione c’è, la passione per la fotografia anche e quella per la musica pure. Ti immagini dall’altra parte della macchina da presa? E nel caso, che storia ti piacerebbe raccontare?
«Ho già una sceneggiatura, l’ho già scritta. Si chiama Costa Carneale ed è una storia di amore, di giovinezza, di esperienze di vita».
Un film e una serie tv in cui avresti voluto essere e in che ruolo?
«Dallas Buyers Club, avrei voluto interpretare il ruolo di Jared Leto. Mi voglio trasformare, amo questo lavoro perché hai la possibilità di azzardare. Se parliamo di serie tv, ti direi Euphoria. È una serie che mi ha fatto impazzire, è scritta e recitata benissimo e il risultato è stato pazzesco».
Progetti in cantiere?
«Ho due film da protagonista che dovrebbero uscire nei prossimi mesi. Il primo si intitola Io e il secco ed è diretto da Gianluca Santoni, il secondo è Animali randagi di Maria Tilli. Non posso aggiungere altro perché non so ancora quando usciranno».
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