26 maggio 2024

Cannes 2024: trionfa Sean Baker alla 77esima edizione

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Il più rinomato festival del cinema francese si chiude con i verdetti di quest’anno, preannunciando – come spesso accade – alcuni dei titoli più attesi della prossima stagione. Kapadia, Audiard, Gomes e Fargeat gli altri vincitori; senza premi Coppola, Cronenberg e Sorrentino

George Lucas e Sean Baker alla cerimonia di chiusura di Cannes 2024

Si è conclusa la 77esima edizione del Festival di Cannes. Sabato 25 maggio la giuria, capeggiata dall’attrice e regista Greta Gerwig e composta da Ebru Ceylan, Lily Gladstone, Eva Green, Nadine Labaki, Juan Antonio Bayona, Pierfrancesco Favino, Hirokazu Koreeda e Omar Sy, ha decretato il vincitore e assegnato i premi del concorso ufficiale, la cui variegata composizione presentava sia le ultime opere di grandi autori dalle carriere lunghe e articolate nel cinema americano (Coppola, Cronenberg, Schrader), sia volti noti del cinema francese spesso presenti sulla Croisette (Audiard, Honoré, Hazanavicius).

 

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La Palma d’oro, il maggiore dei riconoscimenti cannensi, è stata vinta dal talentuoso filmaker indipendente americano Sean Baker per Anora, il racconto dell’insolita storia d’amore fra una sex worker e un oligarca russo. Payal Kapadia, giovane regista indiana al secondo lungometraggio, primo di fiction, si è accaparrata il Gran premio della giuria con il dramma All We Imagine as Light. Doppiamente menzionato nel palmarès, invece, Emilia Pérez di Jacques Audiard, con il Premio della giuria e il riconoscimento alla miglior prova attoriale femminile all’intero ensemble delle protagoniste (Adriana Paz, Zoe Saldaña, Karla Sofia Gascón e Selena Gomez). La miglior regia è andata al portoghese Grand Tour di Miguel Gomes, titolo di sicura attrattiva per gli appassionati di cinema arthouse europeo. Jesse Plemons (noto per Breaking Bad e spesso convincente in ruoli secondari nei recenti Il potere del cane, Killers of the Flower Moon e Civil War) ha ottenuto il Premio per la miglior interpretazione maschile per Kinds of Kindness, ultima fatica di Yorgos Lanthimos. A trionfare nella categoria dedicata alla migliore sceneggiatura, è Coralie Fargeat, già autrice nel 2017 di Revenge, con un film di genere, The Substance che si inserisce nella tradizione del body horror. Un premio speciale è stato conferito al nuovo film del regista Mohammad Rasoulof, fuggito clandestinamente dall’Iran, dove, con le sue pellicole, è accusato di fare propaganda contro il regime e di compromettere la sicurezza del paese. Il suo nuovo The Seed of the Sacred Fig (Il seme del fico sacro) sarà distribuito in Italia da Lucky Red e BIM Distribuzioni.

 

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Nella composita selezione di quest’anno, fra i titoli rimasti (forse) sorprendentemente all’asciutto, accanto ai grandi maestri, figuravano in competizione Parthenope di Paolo Sorrentino, Bird di Andrea Arnold, Marcello mio di Christophe Honoré – dedicato alla memoria di Marcello Mastroianni e interpretato dalla figlia Chiara MastroianniCaught By the Tides dell’affermato regista cinese Jia Zhangke (Leone d’oro a Venezia nel 2006) e The Apprentice di Ali Abbasi, che mette in scena una versione romanzata degli anni di formazione politica del giovane Donald Trump. Nella serata conclusiva, George Lucas è stato insignito di un premio alla carriera che gli è stato consegnato dall’amico e collega Francis Ford Coppola. Nella sezione Un certain regard è da segnalare la vittoria ex-aequo per la miglior regia a Roberto Minervini con il film I dannati, adesso nelle sale italiane.

 

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