Categorie: Cinema

CINEMA

di - 30 Novembre 2017
L’altra sera, come spesso faccio, nella solitudine di un albergo lontano, decido di vedermi un horror per conciliarmi un sonno che faceva fatica ad arrivare. Così scarico Personal Shopper con la bellissima Kristen Stewart, quella di Twilight per intenderci. Il film non l’ho capito se mi è piaciuto. Al volo direi di no. Ma non è questo il punto. La protagonista, un personal shopper medium, si imbatte nella storia di una pittrice svedese dei primi del 900 tale Hilma af Klint che si dice sia stata la vera caposcuola dell’Astrattismo, e soprattutto riporta alcune sue dichiarazioni secondo cui le sue opere, quel modo strano di dipingere, fossero il risultato di una sorta di tranfert con il mondo dei morti!
Mentre ascolto questa storia, incuriosito, mi metto a googlare per capire se si tratta di una licenza filmica oppure se c’è qualcosa di vero! Ecco cosa ho trovato.
Hilma nasce in Svezia nel 1862, formandosi in educazione artistica presso l’Istituto Tecnico di Stoccolma, dove frequenta anche le lezioni di ritratto. Poi, fino al 1887, è allieva dell’Accademia d’Arte, che la forma come ritrattista e pittrice di paesaggi naturalistici. E questo fa, in un certo anonimato, fino al 1908. Intanto in quegli anni il suo interesse per lo spiritismo, la teosofia e l’antroposofia diventa ossessivo, tanto da farla partecipare a diverse sedute spiritiche e pare, a diventare lei stessa una medium. Sta di fatto che a questo punto il suo linguaggio pittorico si stravolge. Hilma sviluppa un linguaggio chiaramente astratto e questo anni prima di Kandinsky, di Malevič , di Kupka. Anni prima di chiunque! Dunque sarebbe veramente lei il pioniere dell’astrattismo? Lascio la risposta ai critici. Questa non è roba per me, io ritorno alla sua storia.
Pare sia vero che lei, nell’elaborazione delle sue opere, si sentisse guidata da una coscienza superiore, da una dimensione diversa dell’esistenza umana. E tanto aveva il timore di non essere capita, di trovarsi in un periodo storico sbagliato per la sua opera, che alla sua morte nel 1944, nel suo testamento vietò la diffusione del suo lavoro non prima di vent’anni dalla sua scomparsa. Va da sè che fino a quel momento la Klint espose in vita solo le sue prime opere figurative.
Poi il tempo passò e passarono anche quei 20 anni, e ne passarono altri 42 prima che qualcuno si ricordò di quelle opere e di quell’artista. Avviene nel 1986, quando dai magazzini del Moderna Museet di Stoccolma, dove avevano giaciuto per decenni, alcune sue opere vengono utilizzate per la mostra “The Spiritual in Art, Abstract Painting 1890–1985” curata da Maurice Tuchman e organizzata dal Los Angeles County Museum of Art.
Negli anni che verranno saranno in molti a riconoscere e celebrare il lavoro della Klint. Io di una cosa sono sicuro: mai me ne metterei uno in casa, perché quel gesto potrebbe essere l’inizio di un nuovo film dell’orrore! Alla prossima!
Uros Gorgone

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  • Hilma af Klint venne inserita tra i precursori nordici dell'astrattismo da Jolanda Nigro Covre che ne rivaluta l'importanza insieme al lituano Ciurlionis. Già nel 1984 Ake Fant aveva acceso una luce su questa pittrice mistica che appartiene alla linea spiritualista, più che altro spiritistica, di primo Novecento. Con lo spiritismo Hilma aveva a che fare ogni fine settimana quando si radunava con cinque amiche per fare delle sedute spiritiche. Il suo rapporto con l'occulto ne fece un personaggio curioso tanto da sucitare le attenzioni di Massimiliano Gioni che la inserì nel suo Palazzo Enciclopedico alla Biennale di Venezia del 2013. Considerata come un'artista outsider, Hilma af Klint fu però considerata da artisti come Kupka e Mondrian nei loro esordi astratti.

  • Mah, il problema a mio avviso è capire come intendiamo la Hilma af Klint: un'artista con interessi spiritici, oppure una spiritista che dipingeva sotto trance, magari usando il disegno automatico? Allora potremmo arrivare ancora più indietro con Georgiana Houghton (googlatela)!
    Che poi è sempre il solito problema degli outsider, cioè il grado di consapevolezza di quello che stanno facendo.
    Questione spinosa.

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