Una lunga lavorazione che, insieme ai nomi in ballo, non fa altro che aumentare le aspettative. L’ultimo film di Martin Scorsese si annuncia come un tributo alla storia recente della cinematografia ma con un certo sguardo alla contemporaneità. Per la realizzazione di The Irishman, la cui presentazione di ieri è stata uno gli appuntamenti più attesi della già ricca programmazione della Festa del Cinema di Roma, Scorsese ha dovuto affrontare diversi problemi di finanziamento, considerando gli altissimi costi del budget. Lievitato da 100 milioni di dollari a 125 e, infine, a 140, soprattutto per i complessi effetti speciali necessari al ringiovanimento di Robert De Niro, che completa un cast stellare, insieme ad Al Pacino, Joe Pesci – uno dei Bravi ragazzi – e Harvey Keitel. Una cifra che ha fatto fuggire addirittura la Paramount Pictures, prima di essere presa in consegna dal colosso emergente per eccellenza dello schermo, solitamente piccolo ma molto potente, cioè Netflix.
Sembra un paradosso che un’icona del cinema come Scorsese possa avere a che fare con questo genere di problemi ma non è la prima volta che capita. Qualcuno ricorderà il caso di Vinyl, la serie televisiva creata dal grande regista insieme a Mick Jagger per HBO – a proposito di colossi nascenti – ma poi cancellata per gli eccessivi costi. Fu un peccato, perché la prima stagione sembrava promettente. D’altra parte, Scorsese ha ampiamente dimostrato di essere al passo con i tempi e, dopo essersi esibito in un passo di danza sul red carpet, in un bel vestito Armani, è elegantemente intervenuto sulla querelle Netflix vs Cinema: «I film sono fatti per essere visti e se oggi i ragazzi li vedono sull’Ipad e in streaming è inutile essere rigidi. Del resto i film vivono nelle sale non più di 4 settimane, mi ricordo Re per una notte restò al cinema solo per due settimane. Le possibilità del cinema con la tecnologia sono infinite, chissà magari si faranno film con Di Caprio e Totò insieme».
Doveroso quindi un ringraziamento: «Senza gli effetti digitali sviluppati dalla Industrial Light & Magic – quelli di Transformer e The Avengers, per intenderci – avrei dovuto avere un cast alternativo per far interpretare i ruoli in gioventù, invece io ci tenevo a fare tutto con loro», ha dichiarato Scorsese alla premiere alla Festa del Cinema di Roma. Ma, effetti speciali a parte, sembra proprio di ritrovare tutto il meglio che abbiamo potuto apprezzare nei 50 anni di carriera del regista di film come Taxi Driver, Toro Scatenato, After Hours, Gangs of New York, in termini di atmosfera, espressività, intensità. La storia è quella di Frank The Irishman Sheeran/Robert De Niro – sicario legato alla malavita italiana e irlandese della fosca New York, colpevole dell’assassinio del sindacalista Jimmy Hoffa/Al Pacino –, raccontata da se stesso, andando a ritroso verso gli anni della sua giovinezza, attraverso gli eventi chiave della seconda metà del XX secolo, dall’assassinio Kennedy alla Baia dei Porci.
E dunque, tanta attesa per la presentazione, con la platea gremitissima di personalità della cultura e anche della politica, con il Presidente Sergio Mattarella perfettamente a suo agio a fare gli onori di casa, insieme a Maria Elena Boschi, Luciano Nobili e Francesco Bonifazi, oltre all’Ambasciatore USA Lewis Eisenberg con moglie Judith, e al vicesindaco e assessore alla cultura Luca Bergamo.
«Volevo fare un film con i miei amici. De Niro ed io volevamo fare un nuovo film insieme dopo Casinò del ’95, ne parlavamo da anni senza trovare la storia giusta. È stato Bob a parlarmi di questo libro di Charles Brandt: si è emozionato, coinvolto, descrivendo questo personaggio e ho sentito che potevamo essere sulla strada giusta e allo sceneggiatore Steven Zaillian ho chiesto di scrivere un film che cercasse di raccontare una vita intera, il tempo rimasto, la morte, i tradimenti e l’amore. Un approccio dalla fine di un’esistenza a guardare a ritroso nel tempo su cui De Niro ed io ci sentivamo a nostro agio. Ci sembrava importante anche che arrivato a quel punto della vita Sheeran, con tutti i morti lasciati alle spalle, la famiglia che lo aveva lasciato solo, tutto quel conflitto vissuto e quella violenza, rimanessero nel passato e il nostro protagonista accettasse che la morte è parte della vita», ha continuato Scorsese, presentando The Irishman alla Festa del Cinema. E poi, una rivelazione che suona come un monito, appreso grazie alla lunga esperienza: «Non c’era bisogno, come invece era accaduto in passato, di esaltare l’aspetto drammatico, di spettacolarizzare la violenza».
Per il programma completo degli appuntamenti della Festa del Cinema di Roma, potete dare un’occhiata qui.
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