Categorie: Cinema

Il gioco delle coppie: i gemelli De Serio, così vicini così lontani

di - 11 Giugno 2023

Prosegue la rubrica di exibart “Il gioco delle coppie”, a cura di Arianna Rosica. La rubrica presenta artisti che lavorano in coppia (uniti da legami affettivi, amicali o familiari) per capire cosa significhi essere in due ma risultare una singola identità autoriale. Come si confrontano due personalità, magari diverse tra loro ma capaci di dare forma a un’opera che ne sintetizzi il pensiero e la visione? Come pratica e poetica del singolo si esprimono, quando si è in coppia? La rubrica indaga i processi mentali, le interazioni, gli scambi, i dialoghi ma anche gli scontri, che portano dall’ideazione di un’opera fino alla sua realizzazione.

I gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio sono nati a Torino nel 1978. Lavorano insieme dal 1999. Negli anni hanno realizzato film, documentari e installazioni, partecipando a mostre e festival di cinema nazionali e internazionali, sempre coniugando arti visive e carriera cinematografica. Nei loro lavori, i De Serio indagano identità sradicate, individuali e collettive, in continua ridefinizione, toccando temi quali la messa in scena, la memoria e la performance.

Dopo i fratelli Ingrassia, siete la seconda coppia di gemelli che intervisto per questa rubrica. Per voi il lavorare insieme è una necessità o una affinità elettiva?

Veniamo da due percorsi diversi ma contigui. Quando abbiamo cominciato, io (Gianluca) stavo studiando storia del cinema, Massi storia dell’arte. Andavamo al cinema insieme, a vedere le mostre insieme, e discutevamo parecchio, provavamo a metterci l’uno nel punto di vista dell’altro, e in quello del regista o dell’artista.

E quale è stata la conseguenza?

In questo modo lavorare insieme è venuto naturale. Anche perché la conoscenza reciproca – e quindi la sintonia – era talmente forte che ci aiutavamo a vicenda, ci sostenevamo. Diremmo, guardandoci indietro, che iniziare a lavorare insieme è stato fondamentale, ci ha dato forza e fiducia in un mondo difficilissimo. Oggi che le nostre vite sono più separate,  invece, magari abbiamo idee più divergenti, il che è a suo modo molto stimolante e ci aiuta sotto un altro punto di vista. Inoltre, c’è un aspetto più nascosto e forse biologico: lavorare insieme, per noi, è segretamente un modo per ricongiungerci dopo la separazione della nascita.

I ricordi del fiume

Vi sentite più vicini al mondo dell’arte o a quello del cinema?

Abbastanza lontani da entrambi. Eppure, ogni volta che affrontiamo un nuovo lavoro, che sia dell’uno o dell’altro campo, ne siamo completamente immersi. In ogni caso il cinema, che ha le sue regole e i suoi tempi molto lunghi, ultimamente ci ha assorbito più energie e ha preso più spazio, come del resto crediamo sia inevitabile.

Come mai secondo voi?

Si tratta di un’industria macchinosa e stratificata, dove ogni passaggio deve essere valorizzato al massimo, e ha anche una dimensione più collettiva che ci interessa molto. Del mondo dell’arte ci attraggono di più le possibilità libere del linguaggio e la dimensione più intima della fruizione. Ogni volta che affrontiamo un nuovo progetto, comunque, cerchiamo di dimenticarci del contenitore, e siamo solo noi con le nostre ossessioni, i nostri fantasmi.

Mio fratello Yang
Sette opere di misericordia

Più che “di coppia” parlate del vostro lavoro come di “collettivo”. Come affrontate quindi questo lavoro collettivo? Avete comunque dei ruoli ben precisi oppure non ci sono distinzioni o gerarchizzazioni tra di voi?

Lavorare con le immagini in movimento vuol dire dirigere diversi professionisti specializzati ognuno nel proprio campo. La sfida è riuscire ad estrarre il cuore del nostro progetto, che spesso è molto intimo e incastonato nell’animo, e comunicarlo ai nostri collaboratori, cercando di coinvolgerli il più possibile in un processo di creazione collettiva. Ognuno, dando il massimo della propria professionalità, alla fine aggiunge un tassello nuovo. Crediamo davvero che il risultato finale sia sempre un po’ di tutte le persone che ci hanno lavorato. Tra di noi, allinizio cerchiamo di seguire una divisione dei ruoli istintiva, che in ogni nuovo progetto è sempre diversa. Poi cerchiamo di rispettarla, evitando di sovrapporci.

Cosa vi affascina del confrontarvi con il video, con le immagini in movimento?

Le immagini in movimento sono uno strumento per noi molto potente di conoscenza della realtà, e con questo termine non intendiamo la realtà fenomenologica, ma quella più invisibile. L’insieme di scelte che il cinema ci impone, ovvero gli elementi come il quadro, il tempo, lo spazio, la luce, il suono ci permette di cogliere quello che nella vita quotidiana scorre segretamente intorno a noi e non riusciamo a carpire. È anche un modo di mettere ordine al disordine in cui la vita – giustamente – ci appare.

Spaccapietremore
Stanzemore
Un ritornomore

C’è un artista, o regista, a cui vi sentite più vicini per pratica e poetica o che che vi ha in qualche modo ispirato?

Abbas Kiarostami, che è stato un nostro maestro in un workshop di anni fa che consideriamo un momento cruciale per la nostra formazione.

Domanda di rito: ci date qualche anticipazione sui vostri progetti futuri?

Stiamo lavorando a un documentario particolare, un viaggio in alcune aree interne italiane, alla ricerca di forme antiche di canti polivocali che sopravvivono ancora oggi, come piccoli gesti di resistenza alla massificazione culturale. Poi stiamo preparando un film di finzione per il cinema ambientato negli anni ’30 e ’40, che racconta di Colonialismo e Resistenza attraverso un punto di vista inedito, tratto da una reale vicenda storica.

Articoli recenti

  • Mercato

7000 anni di storia dell’arte: tutte le gallerie e le novità di TEFAF 2025

Oltre 265 mercanti e gallerie provenienti da 21 Paesi in giro per il mondo. Sguardo in anteprima alla maxi fiera delle meraviglie…

19 Dicembre 2024 0:10
  • Mostre

Il corpo secondo Chiara Enzo e Cecilia De Nisco

A Thiene (in provincia di Vicenza), Fondazione Bonollo inaugura due personali, dedicate alle giovani artiste Chiara Enzo e Cecilia De…

19 Dicembre 2024 0:02
  • Fotografia

Addio a Gian Paolo Barbieri, morto il maestro della fotografia di moda

Si è spento a 89 anni Gian Paolo Barbieri: nel corso della sua lunga carriera, ha trasformato la fotografia di…

18 Dicembre 2024 20:04
  • Arte contemporanea

Castello di Rivoli: 40 anni di storia in un colpo d’occhio

La prima volta che Rivoli aprì i battenti, il Muro di Berlino non era ancora caduto. Molti i fatti, le…

18 Dicembre 2024 18:30
  • Moda

Maison Margiela: l’asta dei cimeli e i momenti memorabili con John Galliano

John Galliano lascia Martin Margiela: ripercorriamo un rapporto decennale, costellato di successi e rivoluzioni nella moda, in attesa dell’asta di…

18 Dicembre 2024 17:46
  • Arte contemporanea

Maurizio Mochetti, dalla prospettiva del perfettibile: intervista all’artista

In occasione della sua mostra al Contemporary Cluster di Roma, abbiamo raggiunto Maurizio Mochetti per farci raccontare la sua idea…

18 Dicembre 2024 17:05