Dal 22 al 25 agosto, a Capestrano, in provincia de L’Aquila, in Abruzzo, si terrà la terza edizione di Strano Film Festival. Si tratta del primo Festival internazionale di cortometraggi legato alla terra, nato da un’idea di Gianluca Fratantonio e da lui organizzato, insieme a Simonetta Caruso Puglielli ed Elizabeth Tomasetti, con la collaborazione di Punto Research & Visualization di Parigi. Tutti mossi in virtù del valore inestimabile della sapienza degli abitanti del luogo e del loro lavoro sul territorio.
L’incontro tra gli sguardi degli artisti e le artiste invitati e quello con il territorio, le persone che lo abitano e l’agricoltura che praticano, hanno creato, nel tempo, una relazione solida che culmina ma non si esaurisce nelle giornate del Festival.
In un momento in cui l’urgenza è quella di fare e di trovare alternative, perché non tornare a interrogare la tradizione? Magari attraverso il binomio con il cinema e l’arte visiva e performativa, per alimentare cortocircuiti solo apparentemente strani, che aprono la possibilità a nuove strategie di futuro.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Gianluca Fratantonio, che ci ha raccontato la nascita dello Strano Film Festival e questa terza edizione, che vede protagonisti 30 cortometraggi e altrettanti artisti provenienti da tutto il mondo e che abiteranno a Capestrano, durante i giorni del Festival.
Come è nato Strano Film Festival?
«Strano agg. [lat. extraneus; cfr. estraneo]. – 1. a. Diverso dal solito o dal comune, dal normale, molto singolare, tale quindi da destare meraviglia, stupore, curiosità. Strano Film Festival è un concorso di cortometraggi con tema “la terra” che si tiene in Abruzzo. Un’idea che ho avuto qualche anno prima della sua realizzazione. Una intuizione avuta nella Valle del Tirino, a Capestrano (AQ) in conseguenza di vari incontri con le donne e gli uomini di queste terre, agricoltori, allevatori, casari, vinificatori etc. Tra questi sopratutto un contadino che ora non c’é più Fulvio Ciccone mi ha permesso di dare valore a molte cose che davo per scontato. Ho capito che la terra è il nostro elemento naturale, la nostra casa, è infatti sulla terra che noi ci muoviamo, troviamo nutrimento, rifugio e alla fine del nostro viaggio torniamo. I film che fanno parte della selezione del Festival affrontano queste tematiche, geologia, agricoltura, migrazione, ambiente etc e lo fanno con una narrazione originale, spesso non usuale: “strana”.
La terra è semplice e la semplicità è una caratteristica che il Festival si propone di recuperare. Dopo il terremoto del 2009 queste aree hanno vissuto grandi difficoltà economiche che ne hanno accelerato il processo di spopolamento. Io la terra volevo celebrarla, festeggiarla, perché è preziosissima. Volevo pero’ che anche le persone che vivono in queste aree si potessero innamorare di nuovo del proprio territorio che può essere ostile ma allo stesso tempo fertile e generoso. Come? attraverso lo sguardo di chi venendo da lontano per il festival potesse mostrare amore e interesse per la valle e i suoi abitanti, restituendole il valore che merita.
Strano é : Elizabeth Tomasetti scenografa di origine Abruzzese che vive a New York e che in questa valle ha una casa che è per noi un luogo speciale, magico che ha reso possibile entrare in contatto con la natura e tantissime belle persone. Elizabeth oltre a essere amica e ottima artista organizza con me il Festival dalla prima edizione. Insieme a noi sempre dall’inizio Simonetta Caruso, Aquilana che dopo una carriera come fotografa e copyright ha deciso di tornare in questo piccolo villaggio dell’Abruzzo per riavvicinarsi alla terra e cominciare con coraggio una nuova avventura. Elizabeth dagli Stati Uniti e Simonetta sul territorio sono insieme a me i visionari che si dedicano a questo Festival con tantissimo impegno e rispetto per il valore che assume. Con noi collabora anche Andrea Rosicarelli (Punto Research & Visualization) dall’edizione 2018, Andrea è architetto e matto, che ha decisori buttarsi insieme a noi in questa avventura. Strano è un festival “simpatico” aperto e partecipativo, semplice e generoso, il prodotto di formidabili incontri tra delle persone e un territorio».
Che rapporto sviluppa con il territorio?
«Il festival vuole sottolineare che il termine “cultura”, include nella sua definizione le tradizioni, le norme sociali e le conoscenze pratiche proprie di un popolo e della terra che lo ospita. Le opere d’arte sono prodotti della storia e fanno parte del patrimonio materiale dell’uomo ma i gesti, le conoscenze tramandate dalle tradizioni, appartengono al patrimonio immateriale dell’umanità e rivestono pari importanza e uguale dignità.
“Braccia levate all’agricoltura” è stato utilizzato per insultare chi si ritenesse essere senza talento come se per lavorare la terra non fosse necessaria alcuna conoscenza, sensibilità o intelligenza. Un pregiudizio che rifiutiamo. Strano Film Festival durante il giorno organizza numerose attività sul territorio con le persone che qui vivono e lavorano; passeggiate tra i campi con gli agricoltori come guida, raccolta e cucina delle erbe spontanee, visita ai millenari rifugi di pietra lasciate dai pastori della transumanza ma anche workshop sulla stagionatura dei formaggi, vinificazione e panificazione etc. perché solo l’amore e il rispetto per tutto il lavoro svolto su queste terre possono nutrire e proteggere la cultura di cui fa parte. Tutta la produzione è fatta con aziende del luogo, cosi’ la logistica, le scenografie, la grafica etc. Tutte le sere in piazza cucina la Pro Loco di Capestrano, gli agricoltori sono i nostri fornitori di frutta e verdura, il falegname, il fabbro sono del paese, i registi e gli altri ospiti sono al Convento di San Giovanni da Capestrano, tutta la valle è SranoFilmFestival (questa è la nostra intenzione)».
Come sarà l’edizione di quest’anno?
«L’edizione 2019 ha un motto che è “il futuro è la terra”. Ci saranno più di 30 film provenienti da tutto il mondo proiettati nella corte del Castello di Capestrano, sui muri della Piazza, esperienze in realtà virtuale all’interno della Chiesa di San Pietro ad Auditorium, piccoli documentari nei bar del paese, tutti i film possono aprire delle discussioni a riguardo del nostro prossimo futuro.
Strano attraverso una grande tavola rotonda, dal titolo Utopisti a tavola, installata al centro della piazza del paese aprirà un dibattito e analizzerà le nuove idee e sperimentazioni in atto per uno sviluppo positivo della terra: agricoltura, ambiente e migrazione.
Come saranno i nuovi centri delle aree rurali? Come possiamo fare una rivoluzione che non sia industriale o tecnologica quindi legata al mezzo ma una rivoluzione d‘idee che producano nuovi principi? Il nostro compito è di capire quale tipo d’«umanità» vorremo essere in futuro.
Affronteremo l’utopia di un mondo migliore con, architetti, medici, responsabili di progetti socioculturali in Tunisia, agricoltori, parlando di permacoltura, design, intelligenza artificiale, telemedicina etc ogni sera prima dei film con un bicchiere di vino e pietanze preparate dalla pro Loco di Capestrano.
Ci interessa Indagare come l’uomo potrà vivere in un sistema produttivo idoneo alla situazione contemporanea, e soprattutto quale modello etico, sociale, morale, spirituale si Lo facciamo in un luogo che riunisce elementi di assoluta qualità: risorse naturali incontaminate, un importante patrimonio culturale, un know-how legato alla terra ancorato a tradizioni antichissime. Un luogo caratterizzato però da una forte migrazione verso altre regioni d’Italia e del mondo dovuta a diverse ragioni che in parte sono prese in considerazione nella ricerca.
Questo enorme potenziale rende questa Valle un luogo adatto per un progetto di studio che ha lo scopo di immaginare un futuro diverso, consapevole che rivitalizzi le aree rurali italiane».
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