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La dissociata “Commedia all’italiana”: intervista a Fabrizio Bellomo
Cinema
La sinossi di Commedia all’italiana, il nuovo film di Fabrizio Bellomo, recita: “Un viaggio in motocicletta lungo la Puglia e attraverso ricostruzioni virtuali del mondo, tra trasmissioni televisive, materiali d’archivio, conversazioni telefoniche, notizie di cronaca, iconografie fasciste ancora ben visibili, fantasie sul turismo come unico e solo talismano per uscire dalle crisi del nuovo millennio. Fino al rifiuto di ogni forma di rappresentazione e alla voglia di tornare fluidi, virando irrimediabilmente verso il naturale, nell’eterna lotta della natura contro questa maledetta cultura”. Presentato al Torino Film Festival, il film è stato accompagnato da un teaser ben misterioso: abbiamo intervistato l’artista, per cercare di saperne di più.
Fabrizio, che “altro film” hai costruito?
«COMMEDIA ALL’ITALIANA è un film stufo della rappresentazione e della rappresentanza. Essendo il teaser solitamente rappresentativo del film, questo possiede problemi di dissociazione: è un teaser che si dissocia dal film stesso».
A proposito di dissociazioni abbiamo discusso, anche sulle pagine di exibart, del pericoloso tono censorio-politicamente corretto che sta ammorbando questo periodo. L’arte, anziché porsi come “fuori dal coro” – come in teoria sarebbe nella sua natura – è diventata propaganda politica, gendarmeria borghese. Come ti senti, e come ti muovi in questo terreno minato, come artista?
«Sono entusiasta di tutto questo nuovo mondo verso il quale ci precipitiamo che promette tanti arcobaleni e milioni di murales colorati firmati da artisti che renderanno bellissime le periferie e meno inquinato il globo grazie alla capacità delle vernici utilizzate di assorbire lo smog: ma ci pensi, che figata!?! Gli abitanti grazie a queste idee innovatrici giustamente sfruttate dai buon amministratori riusciranno a ritrovare il sorriso e finalmente potranno condividere gioiosamente, commentare sognanti e cuoricinare increduli questo nuovo piccolo miracolo che è il loro quartiere sui social. Quasi non riconoscendolo. Ma perché non ce ne siamo accorti prima che bastava assecondare le volontà di un amministratore illuminato per rendere le città più belle? Perché non ci siamo affidati prima a questi, dando subito loro i pieni poterti che gli spettano, per il nostro bene? Tutto quello che sta succedendo negli ultimi anni è incredibile, ed è un monito che ci guiderà in un futuro colorato e più verde, perché agli artisti si sommano gli architetti che grazie ad altre somme indicazioni delle care giunte e dei cari amministratori, stanno abbellendo e colorando finanche l’asfalto grazie a quella genialata che è l’urbanistica tattica. Incredibile come basti dare un po’ di colore all’asfalto per rendere la gente più felice e più indaffarata a scambiarsi tutti contenti le fotine di questi interventi, iper condivisi e super acclamati. Poi ci sono i parchi urbani che sono oggi realizzati pieni di giochi e giochini, come dei playground appunto, con più cemento colorato per sfrecciare con i nostri monopattini, bellissimi e soprattutto meno inquietanti di quei boschetti che poi abbiamo visto che fine degradata fanno. Qui tante luci al led, viottoli e piazzette di cemento colorate con tanti skatepark e campi da basket per farci finalmente avere l’impressione di essere in America. Ma perché non abbiamo iniziato prima a fare tutto ciò? Perché non abbiamo iniziato a servire prima (e lo dico come artista) queste amministrazioni illuminate che stanno così ben decorando l’intero paese?».
Quindi, tornando al film, come è nata la realizzazione di questo nuovo progetto?
«Questo è un progetto che si ispira anche ad alcune di tutte le cose belle a cui accennavo prima, al lavoro congiunto dei nostri amministratori e degli artisti e degli autori e degli architetti e dei designer che li supportano nella messa in atto di questo scintillante Nuovo Mondo. Anche grazie al loro lavoro ho potuto realizzare questa vecchia COMMEDIA ALL’ITALIANA, il film non sarebbe stato possibile senza i loro encomiabili sforzi: voglio pubblicamente ringraziarli».
Adoro questo Nuovo Mondo, te lo avevo mai confessato? Sono anche entusiasta nel vedere che mentre ogni libertà individuale viene eliminata si continua a inneggiare, per esempio, a “diritti civili”. Sono felice di assistere a una cecità e ad una guerra tra poveri senza precedenti! E sono anche felice di vedere che i giornali – di “destra”, “sinistra” e “centro” – condividano le stesse notizie! Abbiamo raggiunto finalmente un mondo uguale per tutti! Non sei d’accordo anche tu?
«Trovo incredibilmente originale e unica l’ultima trovata di Federico Lucia, rimettere in scena il discorso della discesa in campo di Berlusconi, e chi ci avrebbe mai pensato? «Fottuto genio!» questo è il tono dei commenti che ho potuto giustamente leggere sotto i suoi post».
Ma secondo te, gli italiani ci sono o recitano una commedia? Perchè hanno permesso tutto questo? Dici che è davvero stata colpa della TV? Hai presente quelle storielle di cui ci hanno riempito la testa e le palle tipo “Furto in casa mentre guardano la TV; non si accorgono di nulla”? Ci hanno strappato di mano il Paese più bello del mondo perché noi eravamo intenti a farci rincoglionire?
«Come recita il noto cartello autostradale: “Sei in un paese meraviglioso”».
Però adesso dimmi una cosa: come faccio ad attaccare la nostra intervista sul tuo nuovo film?
«Forse quando vedrai la commedia questa intervista ti sembrerà più sensata di quello che in realtà è, o forse no».
Ma questo nuovo film quanto dura? L’hai effettivamente girato o è un montaggio? É un documentario? Ci sono interviste?
«54 minuti, è in buona parte girato ex novo e in piccola parte ho utilizzato materiale d’archivio. È un film, anzi una commedia, la distinzione fra documentario e film non l’ho mai compresa tanto bene. Forse perché non avendo fatto alcuna scuola di cinema, alcune sfaccettature mi sfuggono. Perdonami».
Hai qualche idea per resistere al “Nuovo Mondo”?
«Mah, quasi quasi mi faccio uno shampoo».