Piccole donne si mostra in una versione rinnovata, riportando alla mente uno dei cult della cultura di formazione per migliaia di donne ormai da 150 anni. Greta Gerwig, una delle registe più emergenti della sua generazione, ha iniziato a esplorare la forza dei suoi personaggi femminili con Lady Bird (2017) firmando in seguito il settimo adattamento cinematografico del celebre romanzo di Louisa May Alcott, cui restituisce i caratteri che lo hanno reso celebre insieme a uno sguardo di rinnovato femminismo. Un aiuto decisivo per la riuscita del film è inoltre dato dal cast stellare che comprende attori pluripremiati al fianco di talentuosi emergenti: Saoirse Ronan (Jo), Emma Watson (Meg), Florence Pugh (Amy), Eliza Scanlen (Beth), Laura Dern (Mary March), Maryl Streep (Zia March), Timothée Chalamet (Laurie), Louis Garrel (Friederich).
Il successo del film appare evidente già pochi giorni dopo l’esordio: ma perché il racconto Piccole donne è ancora oggi una storia così influente e capace di coinvolgere ed emozionare intere generazioni di donne di tutto il mondo? Anzitutto il romanzo è considerato tra le 100 opere fondamentali della cultura americana. La sua autrice, Louisa May Alcott, per tutta la sua vita si impegnò nell’affermare i diritti delle donne e per l’abolizione della schiavitù. Ciò che rende il racconto autentico è il punto di vista onesto dell’autrice: a differenza della sua protagonista, che nega per tutta la sua vita la scelta del matrimonio, finendo poi per sposarsi – per amore certamente -, Louisa May Alcott non si sposò mai, ma continuò a scrivere decine di libri senza mai venderne i diritti d’autore, lottando per la sua indipendenza in modo sorprendente.
Il libro autobiografico che racconta le vicende delle sorelle March, costituisce inoltre un esempio di narrazione protofemminista: l’autrice ha avuto il merito di creare un romanzo con un forte substrato di femminismo. Le sue quattro piccole donne perseguono, ognuna a modo suo, i propri sogni: chi scrivendo, chi suonando, chi dipingendo o aiutando nell’economia familiare, senza lasciarsi intimidire dal rispetto delle rigide imposizioni sociali la cui importanza viene puntualmente sottolineata dalla rigida e anziana Zia March.
La scelta vincente di Greta Gerwig è stata certamente quella temporale. A differenza del libro, la cui storia si svolge nel corso di un anno, il film inizia nell’età adulta delle ragazze, alternando poi flashback della giovinezza e momenti di vita adulta.
Quando ho riletto il libro, a trent’anni e dopo quindici anni senza averlo fatto, sono rimasta ammutolita nel vedere quanto fosse moderno. Ho sentito che il mio ricordo era bloccato alla fase della loro fanciullezza, ma in realtà il libro continua ed è davvero affascinante. Affronta il modo in cui le ragazze si comportano quando sono giovani e possono essere coraggiose e senza paura perché vivono in una casa che permette loro di esserlo, ma discute anche di cosa riescono a fare con tutta la loro ambizione, quando si trasferiscono in un mondo in cui non c’è posto per donne ambiziose come loro.
Questa scelta tecnica ha permesso alla regista di entrare nel vivo delle questioni femminili che ciascuna delle ragazze sta affrontando, offrendo il suo sensibile e intelligente punto di vista.
Inutile negare che tutte almeno una volta nella vita abbiamo sognato di diventare come Jo, iconica figura centrale del racconto, la quale nega che gli venga imposto un unico modo di vivere, di comportarsi e di sognare e nega la scelta del matrimonio vedendola come una costrizione per le donne che vogliono crearsi la propria strada nel mondo.
Nonostante la protagonista rimanga Jo anche nella versione di Greta Gerwig, il film riesce ad esprimere nuovi lati e sfaccettature di un femminismo gentile e coraggioso.
Lo esprime perfettamente Meg, una delle ragazze March, discutendo con la sorella Jo poco prima di sposarsi: Se i miei sogni sono diversi dai tuoi non vuol dire che non siano importanti. Ecco allora che si evince tutto ciò che il film fa passare fra le righe: in ogni azione delle donne March, delle ragazze ma anche della dolce mamma, c’è un esplosione di indipendenza, passione, vivacità, desiderio di autodeterminazione, non solo nel carattere indomabile di Jo, ma nel comportamento di ognuna di loro.
Le piccole donne di Greta Gerwig restituiscono quindi l’idea di un femminismo che esprime la necessità di coltivare ogni aspetto del proprio carattere senza permettere che ci venga detto che ciò sia sbagliato, l’idea di sentirsi libere di scegliere cosa sia meglio per la nostra vita senza dover prendere decisioni di convenienza. Vogliono dirci di lottare per il rispetto e l’amore verso il prossimo, ma di prendere anche decisioni per un bene tutto nostro.
Ecco così che la forza senza tempo di questo romanzo viene restituita da alcune emozionanti e toccanti scene, in unione a brillanti dialoghi.
Inserendosi alla perfezione in un momento decisivo per la lotta di indipendenza di tutte le donne del mondo, il film fornisce una possibile chiave di riscrittura di un racconto tutto nuovo, costruito sui tratti di indipendenza, sorellanza, gentilezza e tenacia che tutte le piccole – e grandi – donne in fondo sanno di avere.
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