Regista, attore, sceneggiatore, maestro di una «comicità esplosiva», appassionato divulgatore, presenza eclettica tra palco, grande e piccolo schermo, Roberto Benigni è stato insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si terrà dall’1 all’11 settembre 2021. A prendere la decisione, il Cda della Biennale di Venezia, su proposta del direttore della Mostra, Alberto Barbera.
«Il mio cuore è colmo di gioia e gratitudine. È un onore immenso ricevere un così alto riconoscimento verso il mio lavoro dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia», ha dichiarato Benigni, nell’accettare il prestigioso riconoscimento, che andrà a impreziosire una bacheca già scintillante, con premi quali l’Oscar come Migliore Attore, conseguito nel 1999 per l’interpretazione ne La vita è bella, pellicola da lui stesso diretta e che vinse anche l’Oscar come miglior film straniero e l’Oscar come migliore colonna sonora, composta da Nicola Piovani.
Ed è un riconoscimento ancor più significativo, visto che è stato attribuito nell’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, alla cui Divina Commedia Benigni la legato gran parte della sua attività di divulgazione degli ultimi anni, insieme ad altri testi capitali per la storia italiana, come la Costituzione e il Canto degli italiani.
«Alternando le sue apparizioni su palcoscenici teatrali, set cinematografici e studi televisivi con risultati di volta in volta sorprendenti, si è imposto in tutti in virtù della sua esuberanza e irruenza, della generosità con cui si concede al pubblico e della gioiosità appassionata che costituisce la cifra forse più originale delle sue creazioni», ha dichiarato Barbera.
«Con ammirevole eclettismo, senza mai rinunciare a essere se stesso, è passato dal vestire i panni dell’attore comico tra i più straordinari della pur ricca galleria di interpreti italiani, a quelli di regista memorabile in grado di realizzare film di enorme impatto popolare, per trasformarsi da ultimo nel più apprezzato interprete e divulgatore della Divina Commedia dantesca. Pochi artisti hanno saputo come lui fondere la sua comicità esplosiva, spesso accompagnata da una satira dissacrante, a mirabili doti d’interprete – al servizio di grandi registi come Federico Fellini, Matteo Garrone e Jim Jarmusch – nonché di avvincente e raffinato esegeta letterario», ha concluso Barbera.
«Congratulazioni a Roberto Benigni per il meritato Leone d’Oro alla Carriera», così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha commentato l’assegnazione del Leone d’Oro alla Carriera 2021 a Roberto Benigni. «Sono felice che, nell’anno delle celebrazioni dantesche, la Biennale abbia scelto di premiare l’estro di un artista che con il suo talento versatile e la sua irruenza gioiosa ha dedicato una vita alla cultura e alla divulgazione, sempre animato da una straordinaria creatività. Il Leone d’Oro è il riconoscimento anche a chi ha saputo mettere in scena magistralmente il capolavoro di Dante restituendolo anche alle generazioni più giovani», ha concluso il Ministro.
Nato a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, il 27 ottobre 1952, ultimo di quattro figli, Roberto Benigni si trasferì nel 1958 a Prato, con tutta la famiglia. Diplomatosi in ragioneria, debuttò sul palcoscenico nel dicembre del 1971, al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo Il re nudo di Evgenij L’vovič Švarc, diretto da Paolo Magelli. Spostatosi a Roma nel 1972, qui conobbe Giuseppe Bertolucci, che scrisse per lui un monologo che gli avrebbe portato i primi successi.
Oltre al teatro d’avanguardia, Benigni iniziò a lavorare per gli show televisivi, come L’altra domenica, di Renzo Arbore, nella parte di un esilarante critico cinematografico. Ha portato poi sul grande schermo uno dei propri spettacoli, Berlinguer ti voglio bene, nel 1977, diretto da Giuseppe Bertolucci. Si misi quindi in luce come protagonista di Chiedo asilo (1979) di Marco Ferreri e de Il minestrone, di Sergio Citti, nel 1981. Nel 1983, durante le riprese di Tu mi turbi, conobbe l’attrice Nicoletta Braschi, che sarebbe diventata sua moglie il 26 dicembre 1991.
Partecipò a La luna di Bernardo Bertolucci e a Il pap’occhio di Arbore. È stato quindi protagonista di Daunbailò di Jim Jarmusch, nel 1986, e de La voce della luna, nel 1990, film-testamento di Federico Fellini, nel ruolo del lunare e poetico Ivo, insieme a Paolo Villaggio. Con Jarmush avrebbe lavorato anche per Taxisti di notte, 1992, e Coffee and Cigarettes, 2003. Storica, seppure unica, la collaborazione con Massimo Troisi per Non ci resta che piangere, apprezzatissimo dal pubblico e dalla critica e diventato rapidamente un cult della comicità italiana.
Con La vita è bella, da lui scritto e diretto, ha ottenuto nel 1998 il Gran premio della giuria al Festival di Cannes. Con lo stesso film, sempre nel 1999, ha vinto come Miglior attore protagonista anche lo Screen Actor Guild e il Bafta. La vita è bella è il film con il maggior seguito di pubblico del cinema italiano: 9,7 milioni di spettatori. Ed è nella storia del cinema italiano il film che ha totalizzato il più alto numero di spettatori nel mondo.
Oltre ai quattro David di Donatello e ai quattro Nastri d’argento vinti per La vita è bella, Benigni ha ottenuto il David per Il piccolo diavolo (1988) e Johnny Stecchino (1991), e il Nastro per Daunbailò (1986), Johnny Stecchino (1991), La tigre e la neve (2005) e recentemente, come miglior attore non protagonista, nel ruolo di Geppetto, per Pinocchio (2019) di Matteo Garrone. Nel 2008 ha ricevuto a Parigi il César d’Honneur. Nel 2016 è stato premiato con il Globo d’Oro alla carriera e l’anno successivo con il Premio alla carriera dei David di Donatello. Nel 2020 ha conquistato il Prix Lumière alla carriera.
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