Lola Darlig (la traduzione italiana di She’s gotta have it), il primo lungometraggio di Spike Lee, ci racconta le vicende sentimentali e sessuali di Nola Darling, un’artista afroamericana che vive da sola a Brooklyn e che lavora nel mondo della pubblicità . Si relaziona a tre figure maschili, diverse e complementari, che sono ugualmente dipendenti dalle sue attenzioni: Jamie (Redmond Hicks), un ragazzo rassicurante e protettivo; Mars (Spike Lee), un ragazzo disoccupato e abbastanza strambo, ma molto divertente; Greer (John Canada Terrel), ossessionato dall’aspetto fisico e dall’ansia di ascesa sociale. Nola non sa chi scegliere, ma si diverte con tutti loro fino a trascorrere tutti assieme il Giorno del Ringraziamento.
Nola (questo il nome usato nella versione originale) è una bella ragazza afroamericana che vive a Brooklyn, che nel 1986 non è il quartiere hipster di oggi e, forse, Brownsville non lo è mai diventato. Ha un lavoro nel campo della grafica pubblicitaria che le consente di vivere da sola e mantenere la sua attività artistica, oltre a poter alimentare la sua libertà sessuale e la sua autonomia. La ragazza ha una passione per il sesso che la fa addirittura allontanare dalla sua amica del cuore e coinquilina, perché non sopporta più il viavai di ragazzi nell’appartamento che condividono. Ma Nola non è vista di buon occhio anche dalle altre donne del quartiere, perché è una minaccia (e a volte non si limita a quello) per le loro relazioni.
Ci sono alcuni aspetti curiosi su come i tre tipi maschili che compaiono nel film parlano di Nola nella telecamera, con un vero abbattimento della quarta parete che sembra la confidenza fatta a un amico davanti a una birra.
Jamie dice di esserne rimasto attratto immediatamente, di essere molto innamorato e vorrebbe che Nola avesse un rapporto esclusivo con lui, anche se in realtà anche lui ha un’altra relazione. Mars ha un approccio molto scanzonato, ma non riesce a staccarsi da Nola e vorrebbe vivere a casa sua per farsi mantenere, anche se dice di lei che è un tipo di amante meravigliosa, con un corpo da urlo, che però gli uomini, generalmente, non sposano mai.
Greer è ossessionato dall’aspetto fisico, ha le tipiche fissazioni dei narcisisti (esilarante la scena in cui lui e Nola stanno per fare sesso, ma lui piega minuziosamente tutti i suoi abiti e li adagia sulla sedia ordinati prima di andare a letto con lei, interrompendo l’impeto della passione) e continua a sottolineare a Nola di essere circondato da belle donne, a dirle che non deve ingrassare e a evidenziare un eventuale disturbo della sua personalità per cui dovrebbe recarsi da un medico, oltre a sottolineare in continuazione la prestanza fisica che lo contraddistingue, millantando un’autonomia emotiva che sparisce quando viene scaricato o trattato con sufficienza da lei.
La modernità del personaggio di Nola viene rivelata anche nella sua attenzione per l’alimentazione, perché in una cena con Greer sottolinea l’importanza di diminuire l’assunzione di carne rossa. La sua tecnica artistica, che mischia la pittura con il collage, vuole dare voce alle istanze della comunità afroamericana e alcuni ritagli di giornale inquadrati ci raccontano di agenti di polizia che hanno sparato a persone di colore: una questione che ancora oggi non è risolta. Nola addirittura si reca per alcune sedute da una psicologa, per capire se ha un problema nel relazionarsi con gli uomini o è solo ancora impreparata per affrontare un rapporto continuativo.
L’importanza di questo personaggio per il regista sta anche nell’attribuirle la stessa data di nascita di Malcolm X, il 19 maggio.
Offrire un ritratto così avanguardistico di una donna nel 1986, soprattutto appartenente alla comunità black, è stato il primo importante mattone da parte di Spike Lee per raccontare, con ironia e puntualità , alcuni aspetti che ancora oggi si ritrovano nel suo cinema e che riguardano le caratteristiche di un gruppo etnico dalla forte identità e ancora in lotta per far valere i propri diritti.
Tracy Camilla Johnes, Lola Darling, 1986, regia di Spike Lee
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