Uscito a metà degli anni Cinquanta, Vacanze Romane è il film che conferma Audrey Hepburn come una stella. Siamo nel pieno degli anni della ricostruzione post bellica e Roma è lo scenario incantato che riconduce all’Italia. Inoltre, Roma in questo momento storico è un grande centro legato alla produzione cinematografica d’autore e Cinecittà è nota in tutto il mondo. Per Hollywood è naturale puntare sulla capitale italiana per alcuni prodotti che diventeranno rappresentativi di un’epoca di grande fermento culturale e creativo.
La princepessa Anna, nel bel mezzo di un tour europeo dai ritmi sfiancanti, arriva a Roma nel pieno di una crisi esistenziale e fugge di notte per le vie della città dove incontra Joe Bradley (Gregory Peck). Il giornalista americano l’indomani riconosce il volto della principessa e decide di realizzare un particolare reportage con il supporto del fotografo e amico Irving Bradovich, di nascosto da lei. Da qui, un susseguirsi di eventi e momenti divertenti in cui la ragazza si spoglia del pesante ruolo istituzionale e, con l’ingenuità concessa dalla sua età anagrafica, vive intensamente e spontaneamente le sue ventiquattro ore di libertà , fino a innamorarsi di Bradley. I due, dopo un bacio appassionato, si devono separare e l’indomani si incontrano per una fredda e affollata conferenza stampa in cui i loro mondi diversi si scontrano con la realtà e l’impossibilità di amarsi.
Mentre Elisabetta II sale sul trono d’Inghilterra, le tormentate vicende della Principessa Margaret, sua sorella, ispirano la trama del film di William Wyler, che ci propone un’idea alternativa di romanticismo. Fino a quel momento, le Principesse vengono sempre presentate come degli esempi illuminati di realizzazione della donna: sempre relegata in un ambiente chiuso, che può essere un palazzo sfavillante o il castello dei sogni, la Principessa indossa abiti bellissimi e ha la servitù che asseconda ogni suo desiderio, oltre a un marito ricco e potente. Il sogno di una vita, senza pavimenti da pulire, mariti rompiscatole e squattrinati, figli da gestire in ogni aspetto, cene da preparare. La povera Cenerentola viene riabilitata da sguattera, Julia Roberts viene tolta dalla strada dove è costretta a prostituirsi in Pretty Woman (1990), la Bella Addormentata è addirittura in coma e in La Bella e la Bestia la poverina fa degli sforzi sovrumani per trasformare un mostro con tutto l’amore e la dolcezza del mondo.
La nostra Principessa Anna invece non può sfuggire ai suoi doveri. Fin dalla prima scena, dimostra la realtà di un ruolo che le sta scomodo quanto le bellissime scarpe che indossa mentre saluta, in tantissime lingue diverse, i nobili al suo cospetto. Pian piano si svela come ogni affermazione pubblica venga studiata con il suo staff, la quantità di appuntamenti istituzionali, i molteplici e sfiancanti viaggi a cui non si può sottrarre e le decisioni prese dalla sua famiglia. Di fronte a una ribellione viene addirittura sedata. Nella scena in cui lei e Bradley si stanno salutando, l’elenco di mansioni che Anna dice di essere in grado di svolgere è molto lungo e apre un’altra finestra sulle ore di apprendimento a cui si è dedicata per essere perfetta.
La fuga di Anna è destinata a gesti semplici, fuori dal controllo: mangiare un gelato per strada, parlare con degli sconosciuti, sedersi sugli scalini in una piazza pubblica, andare veloce su una Vespa. Il primo è di tagliare i capelli per non avere la stessa rassicurante pettinatura, una delle azioni iconicamente associate al cambiamento e che segnerà una svolta nelle acconciature femminili dell’epoca.
Audrey Hepburn ha vinto diversi riconoscimenti come miglior attrice per questa interpretazione, tra cui agli Oscar, i Golden Globe e il Bafta.
Diventa molto difficile non pensare a un’altra splendida icona del cinema americano, Grace Kelly, che solo tre anni dopo l’uscita di Vacanze Romane sposerà il Principe Ranieri a Montecarlo, interrompendo la sua sfavillante carriera e conquistando il soprannome di Principessa Triste.
Pop Corn #5, Audrey Hepburn, Vacanze Romane (Roman Holidays), 1953
Regia di William Wyler
Pop Corn #4, Kirsten Dunst, Melancholia, 2011
Regia di Lars Von Trier
Pop Corn #3, Rita Hayworth, Gilda, 1946
Regia di Charles Vidor
Pop Corn #2 Cate Blanchett, Carol, 2015
Regia di Todd Haynes
Dal romanzo The Price of Salt di Patricia Highsmith
Pop Corn #1 Vivien Leigh, Gone with the wind, 1939
Regia di Victor Fleming
Dal romanzo Gone with the wind di Margaret Mitchell
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