Inside Man racconta di una rapina in una filiale di banca a Manhattan da parte di quattro rapinatori che si chiamano tra loro col nome Steve in quattro varianti, di cui una al femminile. Dopo aver oscurato le telecamere, i quattro bloccano una trentina di ostaggi e si vestono tutti allo stesso modo, senza ferire o ammazzare nessuno, spaventando e spersonalizzando tutti mentre attuano la loro rapina di un documento riservato e dei diamanti custoditi insieme allo stesso. Il caso viene seguito dal detective Frazier (Denzel Washington) in collaborazione col capitano Darius (Willem Dafoe). Nel frattempo, il banchiere ingaggia Madeline White (Jodie Foster), una mediatrice di affari internazionali altamente riservati, per trattare con Dalton Russel (Clive Owen), il capo banda, per recuperare i documenti del banchiere in accordo con il detective. La polizia, anche alla fine dell’esperienza, non riesce a individuare i rapinatori e il loro piano.
Davvero è difficile, in un mondo di uomini come quelli che detengono poteri politici ed economici, che spesso confluiscono, trovare una donna che viene interpellata e fatta sedere allo stesso tavolo. Siamo a New York in un’epoca contemporanea e troviamo una professionista come Madeline White: bella, elegante, conosce le regole dell’alta società, sa imporsi senza alzare la voce e, anzi, mantenendo un leggero sorriso sulle labbra. Nella prima inquadratura in cui compare, la White è in un bellissimo e luminoso ufficio di Manhattan, dove viene colta dalla telefonata del famoso bancario con cui non ha mai avuto rapporti diretti in precedenza, circondata da un arredo di design molto equilibrato e corredato da opere d’arte alle pareti. La donna viene quindi contattata da uno dei banchieri più importanti degli Stati Uniti, si reca per una protezione dal sindaco di New York e sa di potersi muovere in totale libertà, forte dei rapporti che ha sedimentato negli anni, delle relazioni influenti, dei segreti collezionati e di un patrimonio importante, anche se, con la tipica eleganza di chi muove somme realmente consistenti, non accenna mai al denaro.
Nonostante la maggior parte del film sia concentrata sui rapinatori, sugli ostaggi e sulle strategie della polizia, con un approfondimento ben riuscito del personaggio del detective Frazier, Madeline White ha una forza davvero speciale e si comprende appieno la potenza del suo personaggio: spregiudicata, orientata all’obiettivo e senza mai cedere al commento personale, occupa lo spazio della sceneggiatura e dell’inquadratura a pieno titolo e intercede in modo diretto con i principali attori di tutta la vicenda.
Oltretutto, è davvero molto bella e super chic. Quando la White ritorna dal dialogo con Dalton Russel, dopo avergli offerto una cifra importante per il ritiro del dossier in cui si certifica che il banchiere ha fatto affari coi nazisti per denaro durante la Seconda Guerra Mondiale, il detective Frazier le chiede informazioni e di fronte al suo essere vaga, le dice: “È in gamba, eh? È un tipo come lei? Uno da grandi università? È esattamente questo che sto dicendo. Lei parla come lui. Quindi pensa come lui”.
In poche frasi un semplice poliziotto ha capito che lui non apparterrà mai a una tipologia umana, sociale e professionale a cui appartiene Madeline White, perché, come sottolinea lei, lui non se la può permettere, il suo profilo sarà sempre troppo basso.
Il film, girato in poco più di un mese, ha registrato il maggior incasso tra le regie di Spike Lee, vanta un cast stellare ma non ha raccolto premi significativi. Jodie Foster, oltre ai due Premi Oscar, ha collezionato quattro Golden Globe e tre premi BAFTA durante la sua carriera.
Jodie Foster, Inside Man, 2016, regia di Spike Lee
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